Conosco Ada quando mi trasferisco nel nuovo
appartamento. Lei abita col marito e la figlia al primo piano, noi invece
stiamo al quarto. All’inizio sono vicini come tanti altri, senza contatti
diretti, neppure per rumori che potrebbero infastidirci reciprocamente. Io vedo
Anna, la figlia, e penso che potrebbe essere una possibile amica per Giuseppe,
mio figlio, ma nella nuova casa ci sono molti e grossi problemi, e non ho tanto
desiderio di lasciarmi andare e rilassarmi cercando nuovi contatti. Loro sembrano
una coppia normale, una coppia come tante. Poi la bambina inizia ad avere
comportamenti strani. La vedo camminare con difficoltà, non essere in grado di
raccogliere una palla, sino a non riuscire a stare in piedi. Poi va in
giro su un passeggino, anche se ormai troppo grande per usarlo.
Anna ha una malattia rara, degenerativa,
inarrestabile. La coppia inizia a litigare, li sento passando accanto alla loro
porta mentre salgo le scale, o addirittura dall’atrio. Il tempo scorre lento. l
due genitori smettono di andare in giro assieme, la bambina non esce più di
casa. I mesi si fanno pesantissimi, sino ad arrivare alla tragica conclusione:
Anna muore. Il funerale è straziante, perché quando muore un bambino, un
figlio, non si sa più nulla, tutto cessa. Da questo momento la situazione della
coppia prende una svolta accelerata, inconcepibile per un osservatore esterno.
L’appartamento viene messo in affitto, loro si separano e Ada, una maschera di
dolore, distrutta, viene praticamente lasciata fuori dall’appartamento senza
aver neppure modo di recuperare i suoi abiti in un armadio. Lei si aggrappa
all’unica cosa che le rimane, il suo lavoro. Lui si trasferisce nel
capoluogo, si rifà una vita, chiude con l’esperienza precedente, dimentica
Anna, e soprattutto Ada. Trova una compagna più giovane, ha un figlio. Lo
incontro, tranquillo, pochi anni dopo, per caso, in giro, e poi non lo vedo più. Lei
invece resiste, anche se trasformata per anni in un’ombra, col viso che
racconta la sua tragedia. La vedo ogni tanto, perché abita in una
zona più lontana. Non trovo vitalità
nei suoi occhi, sino ad ora. Oggi l’incontro per caso, ed è
diversa, mostra un viso più tranquillo, maturo, consapevole e calmo. Parla nuovamente di futuro, delle difficoltà che tutti viviamo. Spazza via
cattiveria ed egoismo. Li conosce, certo, ma vuole vivere.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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