giovedì 22 settembre 2011

anche i musei diverranno virtuali?


Era freddo, poco illuminato, anche un po’ cadente. I soffitti altissimi, in un vecchio palazzo vicino al municipio, a Rovereto. Io ci andavo con i ragazzi, mi piaceva, lo conoscevo in tutte le sue sale, e le lezioni mi venivano leggere. Le vetrine erano sistematiche, ordinate, e anche se le collezioni non erano enormi svolgeva in modo onorevole il suo ruolo.
Poi lo hanno chiuso, hanno spostato tutto il materiale nella nuova sede, bella, moderna, piena di sale di rappresenta, un bookshop, diversi laboratori per fare lezioni con i ragazzi, un cortile accogliente. Però le vecchie sale sono sparite. Le collezioni che si potevano ammirare nella antica sede sono state rinchiuse nelle cantine, raccolte in enormi scaffalature mobili e visibili solo per gli esperti. Le vetrine tradizionali si sono ridotte di numero ed importanza, messe quasi in modo casuale, come se non ci fosse l’intenzione di far vedere gli insetti, i mammiferi, i pesci, gli uccelli in modo sistematico, ma a campione. Un po’ di questo, un po’ di quello, e poi mille altre iniziative, ma senza il museo reale e tradizionale, meglio il museo virtuale.

Capisco che ormai devo andare in pensione, e che sono a mia volta un dinosauro da museo, o meglio, da cantine di museo, perché non credo che sarei un bello spettacolo se fossi esposto. Lo capisco dal fatto che mi sento superato dai tempi, e dal fatto che non sento nessuno lamentarsi di quello che succede a queste nostre bellissime istituzioni, ammesso che ancora non chiudano per mancanza di fondi.

Questi luoghi di cultura sono mutati, si sono evoluti in qualcosa che non riconosco più. Una sala bellissima di invertebrati marini, in un altro museo, a Verona, è sparita, per lasciare il posto a esposizioni diverse, a spazi laboratoriali, a simulazioni di ambienti naturali. Non è giusto modificare in questo modo ciò che era, annullare il passato, sostituirlo con il nuovo senza lasciare quasi traccia di ciò che era.

La scuola viene sacrificata nelle sue ora di insegnamento, viene mortificata nelle sue risorse sempre più limitate, e la scuola pubblica deve convivere con problemi enormi di alunni sempre più lontani dall’idea di impegno e di insegnanti che sono considerati falliti o incapaci, e sono sottopagati. La professione viene considerata sempre meno strategica dal nostro Paese miope. E poiché la scuola ora non ha i tempi o i mezzi per svolgere appieno le sue lezioni di scienze trova i musei pronti ad integrare con allettanti proposte didattiche, trasformando i musei in surrogati delle scuole stesse.

Non so se tutto questo è giusto. Sicuramente so che non mi piace.

                                                                                                    Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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