Si accomodi, la Signora l’aspetta e non è sua
abitudine far attendere nessuno, mai…
….
Si sieda, e perdoni questa convocazione insolita,
per me e per le tradizioni consolidate. In effetti è la prima volta, non è mai
successo prima. E intuirà quindi perché la luce particolare della stanza le
impedisce di distinguere la mia figura come vorrebbe. Questo è bene che per ora
non avvenga.
Ma lei è…
Esattamente, sono colei che pensa. E l’ho
convocata volutamente durante il suo riposo notturno. Domattina lei neppure
ricorderà di questo nostro incontro, o se le succederà penserà ad un suo sogno,
ad una fantasia consolatoria, e non avrà alcun modo di verificare ciò che le dirò.
…
La vedo perplesso e la capisco. Non serve che
esprima nulla, mi basta che ascolti.
Dovrei comunicarle molte cose che lei ignora,
e mi piacerebbe pure farlo, ma io stessa devo accettare alcune Regole. Vorrei tuttavia
che afferrasse un concetto: non conta che lei abbia fede o no, che creda in un
dio o in un altro o in nessuno. Ciò che lei crede non conta, perché ciò che è
non dipende da lei e io non intendo dare risposte ad alcun tipo di domanda su
questo tema che potrebbe farmi.
Il pensiero che mi preme passarle è che non
sono io che separo, ma è la Vita a farlo. È la vita che genera attrazioni e
repulsioni, grandi passioni e poi rifiuti, dubbi e paure, che fa nascere entusiasmi
inutili e mal riposti, e quindi sofferenza.
Io non illudo, non creo dolore, non separo
nessuno. Il solo effetto del mio intervento necessario è, in chi resta, una
situazione provvisoria e destinata in breve ad essere superata senza alcuna
conseguenza.
Chi viene con me, dopo una parentesi più o
meno lunga in termini di anni ma certamente breve se rapportata ai tempi
infiniti che mi tocca vedere, lo capisce subito.
So che le hanno detto recentemente che la Vita
è preziosa, che è unica. Le confermo che è vero, ma che la causa di ciò che ora
vive è la Vita stessa, non io. La sua sofferenza è implicita nella Vita, il mio
compito è farla finire (intenda pure la Vita o la sofferenza, o entrambe, come preferisce). Nel suo caso ancora non è arrivato il momento. Non la voglio consolare, solo
mettere punti fermi sulla verità troppe volte confusa e adattata e modificata.
Se poi vuole concludere portando ad una certa
conseguenza il mio ragionamento e pensare che se io non separo forse unisco, o
riunisco, lei è libero di farlo. Non le posso dare alcuna conferma in merito, ma
non ci vedo alcunché di sbagliato. Decida lei, quindi, perché io non intendo né
toglierle speranze né dargliene di infondate.
Ora la saluto.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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