Parto da te, che sei qui, resti qui,
inamovibile, fissata nel tempo limitato che ti è stato concesso, che ci è stato
dato e che ho avuto in regalo. Se ne avessi la possibilità userei porfido oppure
ossidiana per scolpire ricordi, ma sarebbe sempre un dilatare il quasi nulla
che ci spetta, quindi accetto che tu ed io siamo mortali, che tu abbia già
concluso questa parentesi ed io la finisca come tutti, tra non molto. Del resto
nessuno vi si può sottrarre, dal più nobile e potente al più miserabile degli
esseri umani.
La vedo e mi stupisco perché sembra un’opera
d’arte, un viso scolpito nel legno scuro e prezioso, un profilo da divinità
egizia. La vedo ma non mi soffermo troppo sulla sua figura, coperta quasi per
intero, a parte il volto, da un tessuto nero. È una giovane madre che spinge
avanti a sé la carrozzina col figlio.
Brontola e spiega innervosita di pratiche e
di malattie, di permessi e di uffici. Loro due la seguono, e verosimilmente sono
il marito, malfermo sulle gambe, ed il figlio, che aiuta il padre a camminare. Poco
dopo li vedo ancora, in strada. Ma lei è andata avanti, e loro sono rimasti
indietro.
Tutte sono venute o le abbiamo incontrate o
le ho viste io da solo. E tutte hanno avuto pietà, di me e di te. Hanno avuto
timore nel pronunciare la verità ed hanno cercato in mille modi diversi di farcela
capire senza essere brutali. Quel ruolo l’hanno lasciato agli uomini. Loro lo
hanno interpretato perché dovevano, forse, o forse anch’essi avrebbero potuto
cercare altre parole.
La vita e la morte vestono abiti di donne,
nella nostra lingua, non in tutte. Credo sia casuale, anche se la vita è
indissolubilmente legata alle donne, meno la morte.
E penso a tante che ho conosciuto o
incontrato per poco, perdute nel tempo e lontanissime nello spazio. Come vivranno,
ora, se ancora vivono, e come avranno vissuto i loro anni?
E finisco con te, che ti accorgevi se
guardavo le altre, che sapevi e controllavi, che ora sai finalmente ogni cosa
oppure sei finita nel nulla, che mi dici?
Nulla, appunto, sono morta.
Lo so cosa dice la realtà, ma se mi parli
ancora tu ci sei ancora.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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