Nulla di nuovo sotto il Sole,
e neppure sotto la Luna o sotto le stelle. O meglio, oggi un fatto nuovo c’è
stato, un ritorno a un’abitudine persa oltre tre mesi fa, recuperata ma non
nelle condizioni precedenti.
Nulla di nuovo nel senso che
ogni volta è una novità, e le abitudini tanto rassicuranti sono, nelle
situazioni migliori, solo parentesi un po' più prolungate, niente di più.
L’essenza delle cose mi
sfugge, ne ho una mia idea personale, o credo di averla, ma non coincide mai
con quella altrui, non è mai perfettamente sovrapponibile e scambiabile alla
pari. Ci si avvicina agli altri per approssimazione, per empatia, per amore, per
effetti alcolici o chimici, ma la nostra visione non è mai identica.
Anche l’assenza è percepita in
mille modo diversi, e spesso viene negata per il bisogno di non morire. È per
non morire che si nega la morte, mentre se la si accetta si è anche un po' già
morti, anzitempo. E convivere con la morte cosa significa alla fine? Convivere con
l’assenza di chi è partito prima di noi e forse ci aspetta (o forse no) io l’avevo
sempre immaginato diversamente, molto meno doloroso. L’esperienza dell’assenza
non l’auguro a nessuno, perché si perde il dialogo, le parole restano senza ascolto,
le domande senza risposta, il suono senza eco senziente. Ed allora, a volte, si
crea un mondo alternativo.
La cosa migliore è la presenza,
sempre, malgrado i mille problemi e le incomprensioni, accettando ogni
difficoltà perché alla fine resta possibile la soluzione. Sei presente, Viz, qui
ed ora, nell’attesa di un altrove.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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