A questo punto dovrei averlo
capito.
Tantissimo tempo fa il mio
tempo era senza tempo, praticamente infinito e localizzato in un futuro
prossimo bevissimo. Attendevo la realizzazione di una piccola enorme speranza e
mi sentivo inadeguato a tutto, o dipendente sempre dagli altri.
I primi passi sono stati
pericolosi, timidi e pieni di vergogna. Ho commesso errori e dispensato inutili
cattiverie, subendone altre non meno cattive ed odiose.
Alcuni passaggi li ho superati,
in qualche modo, e talvolta non per merito ma per semplice anzianità.
Persone importanti mi hanno
deluso, o prima le avevo deluse io. Non le rinnego ma non so se mi
interesserebbe rivederle.
Raramente ho preso in mano
coscientemente il mio destino, ed ogni volta che è successo mi è costato enorme
fatica senza mai farmi allontanare troppo da ciò che naturalmente sarebbe
avvenuto comunque, per mia natura immeritata ed ereditaria o perché così
avviene quasi sempre nella vita secondo il corso delle cose.
A questo punto avrei dovuto
già aver capito che ogni momento è solo attesa.
Un contenitore per medicinali,
una carrozzina, un paio di stampelle, tantissime siringhe, un pettine di osso rotto
ed un pettine di osso intatto, trovato dopo aver rotto il primo. Un ordine che
non oso mutare, una raccolta di vecchie pagine di calendari di anni fissati per
sempre e destinati ad un loro oblio, ma solo dopo di me. E mille oggetti ancora,
ognuno col suo carico piccolo o grande di vita vera, vissuta, che ringrazio di
aver avuto.
Ciao, Viz
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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