Quando arrivo a constatare che ricevo sempre meno telefonate, e
magari che pure io ho diminuito il chiamare gli altri, non faccio che fotografare la realtà. Il
processo è iniziato quasi in modo impercettibile quando alcuni hanno cominciato
ad andarsene da questo mondo per sopraggiunta vecchiaia, malattia o incidente.
Nei primi tempi non ne ho capito la portata, la consapevolezza è arrivata dopo. Prima pensavo
a semplici fatti isolati, dolorosi ma isolati. Ora so che si tratta di un processo
fisiologico, inarrestabile perché il tempo fa il suo lavoro con metodo, anche
su di me. Una frase che ho letto di recente è che solo il passato ci
appartiene, non il presente che sfugge in un attimo e tantomeno il futuro,
imprevedibile e nel quale possiamo solo proiettare speranze e paure, illusioni
e programmi da realizzare, se ne avremo tempo e opportunità. Si sopravvive e si
vive, le due modalità a volte si confondono, serve un motivo per andare avanti,
meglio se più di uno, interessi fondamentali che riguardano le persone che ci
amano, legami con amici e con chi ci sta vicino, abitudini di ogni giorno,
piccole mete soggettive e impegni da mantenere. Il telefono in fondo non è solo
un mezzo ma svolge il ruolo che in chimica è affidato agli indicatori, e magari
anche ai catalizzatori, certo, anche a quelli. Io so quello che ricordo del
passato ma vivo ora e del futuro ho una visione come se mi trovassi nella nebbia in
Valpadana. E di nebbia, lo so, qualcuno è morto, sulle strade. La risposta
l’aspetto. Ciao Viz, mi manca un sorriso.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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