sabato 16 agosto 2025

Favole della notte

Lei venne adottata da una coppia senza figli, fu sterilizzata e crebbe sempre accudita nell’appartamento, senza mai uscire di casa. Un giorno, senza alcun preavviso, venne messa nel solito trasportino ma non per essere accompagnata dal veterinario. Fu abbandonata in un quartiere lontano, in un giardino pubblico, mentre i suoi vecchi proprietari facevano perdere le loro tracce come ladri nella notte. Per dieci giorni si aggirò nei dintorni, a volte miagolando disperatamente, altre volte nascondendosi in silenzio quando si sentiva in pericolo, cioè quasi sempre. Dario, che tornava dalla scuola, casualmente la vide, si avvicino, lei si lasciò accarezzare, lui la prese in braccio e se la portò in casa. Lei non poteva restare, non poteva per nessun motivo. Restò. Rimase con la sua nuova famiglia per quasi undici anni, e una notte, per non disturbare nessuno, capendo che era arrivata la sua ora, andò a distendersi sul tappettino del bagno. Dario, che ormai frequentava il secondo anno della specialistica in veterinaria, in città, la trovò il mattino ormai fredda. Lui, con la sua ragazza, decise di seppellirla nel prato della casa di campagna dei genitori, sotto un salice. Da quel momento la gatta guarda Dario che intanto si sposa, trova un lavoro, cresce due figli e vive con i problemi di tutti e con i momenti di felicità che spettano a chiunque, almeno ogni tanto. La gatta intanto attende Dario, ed è convinta che lui sarà felice di rivederla.

Ogni sera, per abitudine, prende di petto un problema che ha incontrato durante la giornata o nei giorni precedenti, che interessa lui o qualcun altro. Prima di prendere sonno beve un bicchiere di acqua. Il mattino dopo neppure ricorda il problema che aveva o che l’aveva impensierito.

Fu a lungo assassino. Fu anche imbroglione e ladro. Non provava nessun senso di colpa, era solo cresciuto così, orfano in un istituto, e aveva rischiato di essere ucciso a sua volta molte volte quando era piccolo e non aveva ancora fatto nulla di veramente cattivo. Quando arrivò a compiere quarant’anni volle festeggiare la sua vita senza un solo giorno di galera e con almeno dieci vittime sulla sua insensibile coscienza. Invitò in un locale costoso i pochi falsi amici che aveva e qualche ragazza che lo eccitava solo a vederla. Uno dei falsi amici gli offrì in regalo un delitto su commissione pagato molto bene, da eseguire quella notte stessa. Era sufficiente alla mezzanotte aprire la busta, leggere l’indirizzo e guardare la fotografia. Ma intanto era meglio divertirsi. Le poche ore fuggirono e lasciò la comitiva. Salì sull’auto, verificò di avere quanto serviva, aprì il biglietto e lesse l’indirizzo. Non lo conosceva, e non conosceva neppure la donna della fotografia. A occhio gli sembrò sulla cinquantina, ma la cosa non lo interessava. Il lavoro è lavoro, anche se è pure un regalo di compleanno. Arrivò alla casa di periferia, una piccola villetta bifamiliare, e vide che al numero che gli interessava ci stava ancora una luce accesa. Meglio così, pensò, mi piace fare la parte della morte che arriva di notte. Scavalcò la recinzione in cemento non molto alta e si avvicinò alla finestra illuminata. Nella stanza al piano terra vide la sua prossima vittima e rimase a guardarla per capire cosa stava facendo e se ci stava altra gente attorno. Nessuno, solo lei, che sembrava indaffarata a cucire qualcosa, forse una giacca. Si mosse attorno alla casa, trovò la porta, aprì facilmente la serratura e in un attimo, con un coltello in mano, fu alle spalle della donna. Lei neppure se ne accorse sino a quando lui le toccò la spalla. Poi lui vide la giacca che stava cucendo, riportava lo stemma dell’istituto dove era cresciuto. Quella donna aveva a che fare con gli orfani. In un secondo nascose il coltello, inventò prima una scusa incredibile e si fece raccontare da lei poche cose. Dopo le confessò il motivo che l’aveva spinto a entrare ma le promise anche che chi la voleva morta, e lui non sapeva chi fosse, non avrebbe ottenuto quanto desiderava. In pochi minuti lui mutò, divenne quello che non era mai stato. Salutò la donna spaventata e uscì. In pochi giorni sparì dal suo solito girò, cambiò casa, cambiò auto, pedinò e rimase sempre vicino alla sua mancata vittima mantenendosi nell’ombra, sino a quando vide chi era stato mandato per eseguire il lavoro che non aveva fatto. Lo conosceva, di fama, ma non valeva quanto lui. E infatti sparì nel fiume poco lontano in meno di ventiquattro ore. Dopo di lui sparirono altri due sicari, una donna e un uomo. Forse il mandante pensò che la stessa sorte era toccata pure a lui, chi può dirlo. Fatto sta che il mandante si tradì. Dal quinto sicario ottenne il suo nome, e il mandante fu l’ultima vittima dell’assassino.

One done trone, molla un bel petone. One done trone muovi l’aria per il puzzone. One done trone, adesso serve un sorrisone.

Ciao, Viz. La mente segue pensieri che non controllo.

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venerdì 15 agosto 2025

Una moto, cilindrata 1300

In giro non c’è poca gente e le chiusure sono le solite, forse meno degli anni scorsi. Le vie del centro sono strette quindi è facile stare nel lato in ombra, il più fresco. Sembra sia prevista pioggia nel primo pomeriggio, ma nulla di eccezionale. Se tu fossi venuta in giro con me avresti visto un uomo scivolato su una scala con un bambino e che è riuscito a non farlo cadere e a passarlo alla compagna prima di accasciarsi dolorante sui gradini, con la caviglia ingrossata, probabilmente fratturata. Gli ho comprato una bottiglietta di tè freddo, per appoggiarlo alla caviglia, poi ho chiamato i responsabili che a loro volta hanno chiamato l’ambulanza. In Trentino non si cade solo sui sentieri alpini, ma anche in città, anche in casa propria. Mi spiace per il brutto Ferragosto di quella famiglia, ma non credo sarà nulla di irreparabile. Tornando verso casa ho incontrato una coppia su una grossa moto, bella, cromata, col serbatoio rosso. Non erano molto più giovani di me, credo, lui mi ha detto la cilindrata del motore, una vera bestia da 1300 centimetri cubici che io non saprei in alcun modo controllare. Stavano con un gruppo di altri motociclisti. Ho augurato loro buona giornata e li ho invitati a fare attenzione, le strade sono molto trafficate in questi giorni e la prudenza non è mai troppa. Io sono uscito, ma tu, se non fossi partita anzitempo troppi anni fa, probabilmente non saresti uscita e saresti rimasta in casa. Solo gli stupidi come me escono in città in giorni come questo, sarebbe meglio una passeggiata in spiaggia o un tuffo in acqua, ma non tutto si può avere, o non per sempre. Ciao, Viz.

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giovedì 14 agosto 2025

Non tutto è possibile

Avrei bisogno di te adesso, per avere i tuoi consigli su cosa fare o non fare. Questa situazione mi ricorda in parte quello che avvenne già nel 1995 e nel 2004, mi ricorda ancora prima a Riva del Garda, quando ebbi coliche renali per fortuna superate grazie a litri e litri di acqua minerale. Del resto appena conosciuti ti accompagnai ad una visita a Malcesine, esattamente il giorno di Sant’Andrea, patrono di Riva del Garda. Adesso mi sarebbe utile sentirmi dire cosa prendere per il mio prossimo ricovero e cosa lasciar perdere. Utilizzo il tuo metodo dell’elenco da spuntare, quello funziona sempre, ma la mia testa è una e averne due a disposizione sarebbe meglio. Avrei bisogno della tua presenza all’ingresso in reparto, e mi avrebbe fatto piacere essere accompagnato a tutte le visite e i controlli di questi ultimi mesi, ma sei partita troppo prima di me. Io ti avevo accompagnata, sino a quando era stato necessario, e lo stesso avevi fatto tu, quando ad averne bisogno ero stato io. E poi, nei giorni che verranno, avrei piacere di poterti vedere, sentimi dire le cose giuste, ma non sarà possibile. Ne uscirò, molto probabilmente, la ripresa sarà più o meno facile, sono moderatamente ottimista e un po' pessimista, come è nella mia natura. I giorni passeranno, comunque, e dopo potrò probabilmente riderci anche sopra. In futuro mi piacerebbe sorriderne con te, ma non sarà possibile. Ciao, Viz.

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mercoledì 13 agosto 2025

Mode

Per anni, quando ancora era possibile, abbiamo evitato in ogni modo di comprare abbigliamento con marchi in evidenza, piccoli o grandi che fossero. Poi il mercato ha reso quasi impossibile tale scelta, anzi, ha incoraggiato in ogni modo le scritte pubblicitarie divenute uno status symbol. Da tempo non ci faccio più molto caso, evitando però di diventare una reclame a passeggio con scritte invadenti stampate su ogni capo, compresa la biancheria. L’abbigliamento non è mai stato una mia (o nostra) priorità, e dopo alcuni eccessi quasi inconsapevoli e dettati dalla poca disponibilità economica negli anni giovanili sono arrivato alla conclusione che la moda migliore è quella sottotraccia, che non si fa notare, che si mimetizza nel caos generale e non richiama l’attenzione. Per me è più importante scegliere quello che mangio, quello che leggo, oppure i giochi, ogni tipo di gioco. Ho speso capitali per costruzioni, giochi didattici, giochi da tavolo e anche giochi per bambini. Ho comprato un trenino quando ero ormai adulto e prima che nascesse nostro figlio. La moda che seguono gli altri nel vestire la noto praticamente solo quando qualcuno esagera senza rendersi conto di sfiorare il ridicolo con pantaloni troppo aderenti e inadatti al proprio fisico, con pantaloncini corti quando, superati i settant’anni, costerebbe poco mettere pantaloni leggeri ma lunghi. Si tratta tuttavia di opinioni personali, perché chi ha speso tanto in Lego non può criticare chi esce di casa in ciabatte. Ciao, Viz.

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martedì 12 agosto 2025

Tra Italia e Austria

Siamo passati sul passo, era sera, attorno praticamente nessuno. Il piazzale era deserto ma era ancora aperto un piccolo negozio con souvenir e altre piccole cose, forse era un caffè o forse c’era anche un caffè aperto, ora non ricordo più con precisione. Tornavamo da un breve viaggio in Austria e quello un tempo era un confine controllato da militari, prima della caduta delle barriere interne europee. E prima ancora erano gli eserciti in guerra che si affrontavano e si contendevano quel territorio. Conservo piccole cose comprate allora, sono in una vetrina, in sala, tra piatti, bicchieri e tazzine. La vita in una casa conserva tracce che solo alcuni sanno leggere, ed è per questo che quando si arriva in una casa ammobiliata da altri e si tratta di sbarazzarsi di ogni cosa si può fare senza provare sensi di colpa o ritorni insopportabili di memorie. Solo la morte con l’aiuto del tempo sa annullare tutto questo. I passi alpini sui quali siamo passati assieme non saranno mai, per gli altri, quello che sono stati per noi. Ciao, Viz.

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lunedì 11 agosto 2025

Anni fa, forse stupidità

Da giovane temevo situazioni che oggi so evitare e non avevo paura di rischiare fisicamente, non me ne rendevo nemmeno conto. In particolare quando guidavo ero abbastanza incosciente. Sono stato fortunato se non ho mai causato incidenti gravi. Negli ultimi anni la prudenza mi segue con attenzione e non mi lascia quasi mai. Non so se sia un’esperienza comune a tanti. La cosa che mi è evidente, per fortuna, è che nostro figlio non ha preso da me ma da te. Penso questo in giornate di grandi esodi estivi, con persone che si mettono in viaggio per andare lontano, restare per non molti giornidove sono arrivate, spendere molto denaro e poi rimettersi in auto o moto per tornare indietro. Vedo il traffico sulla statale da casa e noto che molti dei miei vicini sono partiti. Eppure un tempo non sentivo questa fatica al solo pensiero di muovermi, il pensiero dominante era ricordare di portare le cose importanti, poi si partiva, e la giostra girava. Sono passati anni che non credo torneranno mai più. Ciao, Viz. Sono stati anni così.

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domenica 10 agosto 2025

Pianto di stelle

                          Come il canto delle balene

Il pianto delle stelle nulla ha a che vedere con le Perseidi, e noi non siamo in grado di ascoltarlo, non ne possediamo i sensi né gli strumenti adatti. Anche le stelle nascono, vivono e muoiono, ma il loro tempo si dilata oltre ogni nostra possibilità di capirlo. Le stelle amano, a volte odiano, e anche loro perdono chi amano. Il loro dolore si sparge attorno per intere ere, il loro pianto è incontenibile, poi alcune si consolano, altre no, non lo faranno mai. Tutte ricorderanno per la loro intera vita la stella che hanno perduta, tutte. Nell’immensità loro non ci vedono neppure, non sanno che viviamo e soffriamo anche noi. Siamo troppo insignificanti, la nostra vita è troppo breve, siamo nulla. A noi sembra che nei giorni attorno alla notte di San Lorenzo qualcuno nel cielo pianga, ma quelle che cadono e si bruciano nella nostra atmosfera non sono stelle, siamo noi che così le chiamiamo, e pensiamo di essere quello che non siamo. Ciao, Viz.

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sabato 9 agosto 2025

Anomalie

Ho visto autori sopravvivere ai loro personaggi, e l’ho trovato deprimente.

Ho conosciuto una ragazza che mangiava di tutto e non ingrassava, e l’ho invidiata.

Parlo spesso con chi è partito prima di me, mi dicono che non è sano mentre io lo trovo giusto.

Mi devo sottoporre a un intervento chirurgico serio ma mi stanno programmando attività che dureranno molti mesi dopo le dimissioni dall’ospedale, immagino quindi che vivrò ancora un po'.

La solitudine ha più modi di presentarsi, non sempre viene con cattive intenzioni e se arriva dopo aver vissuto molte esperienze importanti la trovo accettabile.

Talvolta mi sembra di aver voglia di cantare malgrado la situazione che vivo. Non so se sia da considerare un'anomalia. Forse è pazzia? 

Lei venne ricoverata e sembrò in punto di morte. Interrompemmo il nostro viaggio di nozze per tornare a vederla. Della sua generazione, di tutti i nostri genitori e parenti, fu l’ultima a morire, li seppellì tutti. Poco ci mancò che facesse lo stesso con te. Ciao, Viz.

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venerdì 8 agosto 2025

Ricordi di carta

Da anni, per antica consuetudine, raccolgo e conservo guide e ricordi dei luoghi che ho frequentato con te e con nostro figlio. Lo facevo già da prima e ho continuato anche dopo che te ne sei andata, ma a quel punto non ho realizzato più nulla di memorabile. Dopo aver fatto piazza pulita di documenti didattici che non interessano più a nessuno, di molto che riempiva spazi inutilmente, compresi alcuni libri che ho portato dove qualcuno li può prendere, ho iniziato a rivedere le scatole coi ricordi dei nostri viaggi in Europa e in Italia. Avevo alcune guide ormai superate con i campeggi esistenti quaranta anni fa, alcuni dizionari, alcune cartine troppo datate, troppi opuscoli pubblicitari, e scontrini, e altro ancora. Tutto questo è finito nella raccolta differenziata della carta. I ricordi più belli sono solo miei, non devono essere un peso che qualcun altro dovrà buttare. I ricordi veri non sono stampati su carta. Ciao, Viz.

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giovedì 7 agosto 2025

Chiamate il mio chirurgo

Vedemmo assieme quel film famoso, e quella frase viene pronunciata nella prima parte del film. Non la ricordo esattamente, forse sbaglio ma il senso è quello. Il chirurgo intervenne e l’eroe del film venne salvato, non abbandonato a cure approssimative come capitava solitamente al resto delle truppe. Il chirurgo chiamato nel ruolo di salvatore a risolvere un problema difficile che, se non affrontato correttamente, avrebbe portato alla morte. Questo anche noi lo capimmo, ma tardi, fuori tempo massimo. In tempi recenti ho rivisto il tuo chirurgo, e ho rivisto anche il reparto dove sei stata operata. Era il 2016, e molte altre volte ci sono passato, anche dopo che te ne sei andata. Ne sentivo il bisogno, come se parte di te fosse ancora in quelle sale, come se fosse possibile riavvolgere il tempo e farlo ripartire, anticipando le cose senza attese. Ancora adesso mi chiedo perché lo capimmo tardi, perché nessuno ci consigliò o ci indirizzò. Perché? So che non ha senso rifarmi questa domanda, che dovrei guardare avanti, uscire da questo loop che m’imprigiona da anni. Qualcuno me lo dice esplicitamente, ma ognuno di noi ha un suo metro per affrontare e distorcere a propria misura la realtà. Tu lo sai Viz, lo so bene.

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mercoledì 6 agosto 2025

attesa

Mi dicono di fare cose, di prepararmi. Poi smentiscono e mi tranquillizzano. Poi mi danno tempi e consigli pratici. Poi mi ripetono i concetti come se non li avessi capiti e mi trattano un po' da stupido. Siamo nel caos comunicativo ma in parte li capisco, la situazione è seria ma non disperata, va affrontata con attenzione, senza allarmismi e senza far finta di nulla. In ogni modo le cose procedono, sia che mi agiti sia che rimanga tranquillo. E io tranquillo mai, mai stato tranquillo. In assenza di problemi sono sempre stato molto bravo a crearmene di inesistenti senza vedere le ombre che si avvicinavano da altre parti. Tu ne sai qualcosa, Viz, lo so.

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lunedì 4 agosto 2025

Immagino di vivere

Sono metodico, immagino sia dovuto all’età, al bisogno di sicurezza e stabilità. Mi alzo relativamente presto perché ho alcuni doveri ma il tempo poi lo gestisco a mio modo, e lo spazio per me lo trovo sempre, anche troppo. Vedo meno persone di anni fa e immagino che pure questo sia dovuto all’età e a un’abitudine nel selezionare molto, venuta dopo anni giovanili nei quali ho esagerato in senso opposto. A volte mi bastano una o due persone, pochi contatti importanti, il resto so che non fa parte della mia natura. La colazione, un po' di social, una visita a trovarti, la spesa, a volte qualche passeggiata un po' più lunga, di recente più libri del solito, e altre forme di ricerca che non sempre poi mantengo identiche nel tempo. Di recente mi viene a volte un dubbio strano, indefinibile, che devo chiarire meglio, che devo indagare anche se non so come. Il fatto è che non sembra essere cambiato nulla dopo che te ne sei andata. Vabbè, lui si è laureato, la casa terremotata ci è stata riconsegnata, abbiamo comprato un’auto nuova, abbiamo cambiato infissi e caldaia, ho ritinteggiato parete dopo parete, sono stato varie volte a Stava, sono uscito molto a pranzo e a cena, un’amica è mancata l’estate scorsa, da tempo faccio controlli sanitari anche importanti, ma nulla di nuovo, come ti dico. A volte, so di essere assurdo, immagino di essere morto. Credo anche di sapere come e quando sono trapassato, poco dopo di te come è giusto che sia. Il fatto è che nessuno mi ha mai detto che sono morto. E se mi sono semplicemente sognato di essere morto, di vedermi al mio funerale, con attorno meno persone di quelle che erano venute a salutare te ovviamente, e meno lacrime? Possibile che mi ritrovi ancora adesso a camminare senza muovermi (perché non ci sono più) per vedere cose come se esistessero davvero, a stare dentro situazioni impensabili come una pandemia mondiale, un’invasione in Europa, una guerra in Medio Oriente, una in Africa centrale, un papa che viene dall’America e tanto altro. Eppure nessuno mi ha detto che sono morto, quindi immagino di vivere. Non ci capisco più molto, ma è così. Ciao, Viz.

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domenica 3 agosto 2025

Quel poco che so

Conta il viaggio, non la destinazione. Se la destinazione fosse più importante allora noi vivremmo per morire, ma credo non sia quello il fine ultimo, anche se lo ignoro.

Molti hanno personificato la morte, l’hanno immaginata in vari modi, a volte come una signora che viene a trovarci nell’ultimo istante o come una giocatrice di scacchi.

Nelle danze macabre appare come uno scheletro. È impossibile per gli uomini non pensarci di tanto in tanto, anche se a tutti conviene rimuovere quel pensiero.

Spesso si associa all’amore, lo facevano i greci e prima di loro e dopo di loro. Chi l’ha incontrata di sfuggita per una persona perduta ha bisogno di amore e pure di sesso, di mangiare e di bere, di compagnia per sentirsi vivo, magari con il suono di un’orchestrina Jazz in sottofondo.

Nei nostri viaggi ho cercato i monumenti funebri, in Spagna come in Austria, ma sono stato attirato anche dai piccoli cimiteri attorno alle chiese in Alto Adige, in centro ai paesi, con le lapidi vecchie anche più di un secolo. I morti accanto ai vivi, qualcuno oltre il cancello e qualcun altro che passa vicino per andare a comprare il pane.

Della morte comunque non so nulla a parte il fatto che arriva per tutti, è una certezza che nessuno mette in discussione. Ciao, Viz. Tu non me ne hai mai detto nulla, eppure, forse, potresti.

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sabato 2 agosto 2025

Io sono io, loro sono loro

Chi non è morto smetta di frequentare i morti. Letteralmente. Loro non sono dove andiamo a ricordarli, sono altrove, se sono. Quando saremo morti saremo tra loro, se saremo. Andare nei cimiteri solo una volta all’anno, ai primi di novembre, è ipocrita. Se ai morti si vuole stare vicini, questo sia per ogni giorno, oppure si lasci perdere, è meglio, alimenta solo il commercio di fiori, lumini elettrici e candele votive. C’è chi muove l’auto tre volte l’anno, una di queste è per il giorno dei morti. Dovrebbe demolire quell’auto, gli costerebbe meno pagare un taxi. E poi ci sono i migliori, quelli che all’inizio entrano al cimitero tutti giorni, proprio tutti, poi lentamente lasciano perdere, entrano sempre meno, e anche la cura delle loro tombe ne risente, chi osserva questi mutamenti lo nota. Non esiste una regola tuttavia, nessuna regola in questi comportamenti, il mio pensiero credo non sia condivisibile, ma non m’importa. Io sono io, loro sono loro. Ciao, Viz.

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venerdì 1 agosto 2025

Come un libro

Si può raccontare andando avanti e indietro nel tempo, oppure alternare le vicende mantenendo corretta la successione temporale, o ancora utilizzare entrambi questi espedienti narrativi. Troppo semplice dire le cose rispettando la cronologia e senza cambiare il soggetto in continuazione, troppo semplice, la vita non è così elementare, e un libro o un film spesso usano questi artifici per mantenere l’attenzione del lettore o dello spettatore. La vita del resto sa mantenere l’attenzione con modalità che le sono sue, e non sempre chi vive una vicenda è consapevole di tutti i suoi retroscena, occorre indagare, chiedere, fare ricerche che non bastano quasi mai. A volte sono assurdamente allegro, e non ne ho motivo. Altre volte sono col morale a terra, immagino scenari negativi che semplicemente creo con la fantasia basandomi su informazioni incomplete. Quello che si pensa di vedere non è come appare, io stesso so di non essere come alcuni mi pensano. Solo alla fine qualcuno potrà tirare le somme, dire qualche parola conclusiva, ma solo qualche parola, nulla di più. Ho vissuto anni importanti accanto a te, posso permettermi di andare avanti e indietro nel tempo che abbiamo condiviso, rivedere persone che hanno avuto un ruolo per noi slegate dal momento storico, come se leggessi un libro. Ciao, Viz. Leggo spesso quei libri che ti regalai e che non ho ancora letto, oltre ad altri, perché so che nulla resta immobile.

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giovedì 31 luglio 2025

Ombre vive?

Le ombre di vite passate si accavallano, in alcuni casi non so neppure se alcune di queste corrispondano a qualcuno ancora con noi, e se c’è come stia, adesso. Mi capita di ripensare a momenti di decenni fa, rivedo qualcuno che per qualche motivo ho incontrato. Spesso non si tratta di amici ma di conoscenti occasionali o di persone che avrebbero potuto divenire amiche, ma poi non è avvenuto. Succede, è naturale, la vita porta a strade che si avvicinano e si allontanano. Non c’è posto per tutti. Eppure tutti, in qualche modo, hanno lasciato una traccia. Molti se ne sono andati, e la cosa l’ho saputa. Limitandomi a chi è più o meno mio coetaneo, visto che di anni ne ho accumulati diversi, è anche un fatto statistico. Alcune ombre ormai sono solo ombre, spazzate via anche dai ricordi se non occasionali, richiamate dai discorsi di chi le ha incontrate. E così tornano brevemente. Sembra siano ancora qui. Si tratta di una folla capace di riempire una piazza, forse, sicuramente un grande salone. Come si vive tra le ombre? Ma si vive? Ciao, Viz.

                                                                                                        Silvano C.©

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mercoledì 30 luglio 2025

Sapere, almeno un po'

In certe giornate, attese da tempo, arrivano decisioni. Mi è successo oggi. Sapevo più o meno tutto già da prima, e non sapevo ancora nulla. Chi mi ha spiegato ha usato parole stanche, non so neppure definire se dure o cordiali. È evidente che aveva fretta, all’inizio una telefonata l’ha distratta, poi si è dedicata a me. La burocrazia un po' l’ha rallentata. Per lei è tutto abbastanza chiaro, il mio è un caso tra le centinaia, mi ha consegnato anche un piccolo plico, mi ha spiegato che avrò tempo per leggerlo e poi per fare le domande, a tempo debito. Nessuna fretta, nessuna urgenza, devo stare tranquillo, ci saranno difficoltà, ma sono affrontabili. Oggi va così, Viz. Sai di cosa parlo. Lo sai benissimo.                                                                                                       Silvano C.©

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martedì 29 luglio 2025

Immagino che tu sorrida

Ammettere di non sapere non è un inno all’ignoranza, cosa credi? Il destino comune è scoprire il mondo, trovare vie già sperimentate e, all’occorrenza, tentarne di nuove. Non ho inventato l’acqua calda, lo so, tutti lo sappiamo se ci pensiamo. In un labirinto, come scrissi tempo fa, se è costruito su un solo piano, non mi perdo. Però devo ragionare, non usare solo le gambe per muovermi. Dicono poi che la vita sia una sola, e prove contrarie non se ne trovano; chi le ha me le fornisca, cortesemente, avrà la mia gratitudine e potrò avere un diverso atteggiamento di fronte alle cose, un'altra consapevolezza. Sino a quel momento non posso che contare sulla fantasia, sul buonsenso e sulla praticità delle scelte qui ed ora, senza mai scordare qualcuno che potrebbe aver bisogno, magari anche uno solo, anche uno solo cambia il panorama. E allora cosa concludere? Non lo so, io ti parlo e tu sorridi, immagino che tu sorrida. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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lunedì 28 luglio 2025

mare

Guccini e Saramago hanno usato alcune parole simili, e io le ho rubate a entrambi. Neppure loro penso le abbiano usate per primi, improbabile nell’infinita variabilità dei pensieri comunicati agli altri. Le emozioni, i sentimenti, le cose che veramente contano ci rendono simili quindi mai del tutto originali, e dialogare tra noi sarebbe impensabile se non condividessimo un vocabolario comune. La torre di Babele, se mai è esistita, ha spiegato che occorre capirsi, o almeno tentare in buona fede di farlo. Io mi accontento di parole, e so che in tal modo sbaglio perché mi affido a una visione egoistica. Altri invece sanno fare, dimostrando vicinanza in modo concreto, e questo fa la differenza. Del resto amo il mare, anche se da anni non lo vedo. E il mare, notoriamente, sta tra il dire e il fare. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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domenica 27 luglio 2025

Piaceri stupidi

Il sottile piacere che personalmente trovo legato a un ricovero ospedaliero è forse spiegabile in vari modi, tutti soggettivi ovviamente, perché sarebbe preferibile parlare di vacanze in posti belli piuttosto che di malattie. Uno degli aspetti positivi è che si tratta di un momento di cura, nel quale la struttura sanitaria opera per far recuperare una condizione di salute e benessere, o per migliorare comunque la situazione. La cosa che personalmente trovo più importante è la cura che si può ricevere da chi si ama o è vicino, anche semplicemente con una visita negli orari consentiti. Pure non essere ricoverati ma stare vicino a chi lo è diventa importante e positivo. Rimpiango stupidamente alcuni momenti che abbiamo vissuto assieme, quando c’era preoccupazione ma anche speranza. Sono stupido, lo so, ma è in quei momenti che ti penso adesso, e adesso mi servirebbe la tua vicinanza. So che ci sei, spero nel modo più giusto per te. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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venerdì 25 luglio 2025

Cosa sarà?

Quest’avventura è iniziata nel 2011, il 25 di agosto, con un post sulla prima casa e sulle relative tasse. Da tempo non mi interessano più questi temi, o meglio, m’interessano, ma non ho la spinta per scriverne pareri, non ne ho le competenze necessarie. Su molto altro non ho le conoscenze sufficienti, e da sempre mi astengo. Ho perso anche le sicurezze che pensavo di avere, tutto passa. Nel 2011 mia madre era già andata via e mio padre era rimasto da solo per diversi anni, assistito da una badante. Io e mio fratello eravamo ormai lontani. Io tornavo più spesso di lui a Ferrara a trovarlo, in particolare quando gli capitava di essere ricoverato o durante le feste. Prima del 2011 era mancato anche tuo padre, e i tuoi zii. Poi nel 2012 il terremoto di Ferrara, e la ristrutturazione del condominio dove avevano un appartamento. Hai avuto il tempo per vedere come andavano le cose, per fare alcune scelte, per accompagnarmi un’ultima volta a Ferrara con nostro figlio e vedere il cantiere. Ma non c’eri più quando finalmente, nel 2017, l’appartamento era pronto e abbiamo riportato i mobili. Non c’eri. E c’eri. Già dal 2016 avevo iniziato un dialogo a distanza con te, e per farlo ho usato questo blog. Sono successe tante cose intanto. A volte mi guardo indietro, mi stupisco di cosa ho fatto senza di te ma con te a consigliarmi. E quanti errori ancora, che avrei potuto evitare. Ora lo scopo essenziale è sopravvivere per nostro figlio, per quanto ancora non lo so, nulla dipende da me se non per aspetti marginali. Alcune situazioni recenti mi stanno togliendo un po' di tranquillità, ho perso la spinta, potrei ritrovarla, non lo so, o forse cambierà qualcosa. In futuro non so neppure se il blog resterà, ci sto pensando. Non so nemmeno se disattiverò i miei account sui social, è probabile. Non ho molto altro da dire, lo confesso, quello che volevo sintetizzare oggi l’ho appena fatto. Mi manchi. Ciao, Viz.

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giovedì 24 luglio 2025

Non so mica se è tutto vero, ma quello che scrivo in fondo lo è

L’elenco dei nomi femminili è lungo, più di quello dei nomi maschili. Cosa possa significare forse è intuibile e le spiegazioni servono a poco. Se vado indietro nel tempo tutto sembra essere stato più veloce, ma non è vero, è una percezione che mi arriva solo dopo. Il presente invece è di una lentezza stordente, sfiancante, che toglie energie per il domani, che arriverà con le sue novità e le decisioni prese. E se torno indietro, quando mi ritrovo in quel cortile dove le mie coetanee erano soltanto femmine, mentre i maschi non li vedevo e loro non vedeva me, i loro nomi li ho scordati, solo uno vagamente credo di ricordare, ma non ne ho certezza. Gli anni maschili sono stati una parentesi, poi sono venuti con prepotenza quelli femminili. Da un po' resto fermo in un universo femminile, coi maschi, coi pochi coi quali mi capita di parlare, spesso arrivo alla noia. Non so dove ho sbagliato, se ho sbagliato, o dove tutto è iniziato. Era solo destino, immagino, una sorta di predestinazione e limitazione, un senso che mi ha marchiato. Di alcune cose mi pento, lo ammetto, ma non mi interesserebbe cambiare nulla di questo, anche se lo potessi, quello che fui e sono è fermato in una fotografia. Solo la fotografia sembra dire il vero mentre racconta il passato. Non solo, probabilmente, ma quella in particolare. Da anni fotografare le persone mi riesce più difficile, e a volte cerco nei miei archivi più recenti le persone, e non le trovo. Eppure c’erano. Solo nei vecchi album le ritrovo, in quelli sono tante. Ma non so perché ti dico tutto questo, forse perché vorrei dirti delle mie paure, so che potresti farmi stare più tranquillo con qualche tua parola. Ora sono solo a parlarti, in realtà parlo da solo quando parlo con te. E mi manchi. Ciao, Viz.

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mercoledì 23 luglio 2025

Confusamente

Nella mente altrui, non per rubare ma per capire, per curiosità non morbosa e per aiutare. Non è possibile come immagino ma si può imitare, e l’abilità conquistata forse si può affinare. Empatia e disponibilità ad ascoltare. In realtà si possono vivere anni con decine e decine di persone che gravitano attorno, alcune molto importanti e altre di completamento. Con alcune persone chissà come avrebbe potuto andare se fosse scattata una certa scintilla, se si fosse fatta una telefonata o se si fosse avuta una risposta. Linee divergenti che solo la memoria riporta ma lo fa confusamente, selettivamente, inutilmente. Come compenso possono seguire anni con rapporti sempre meno numerosi, superficiali, durante i quali forse si cerca o forse no. Questi anni possono arrivare in ordine inverso, perché nulla è stabilito con certezza prima che sia avvenuto, e dopo immagino che interesserà sempre meno. Ricordi i nostri nomi? Io ti parlo ora che tu non ci sei più, e non puoi rispondere. Le pietre del resto non lo fanno mai e solo le pietre durano più lungo di noi e s’intestardiscono a non dir nulla. Mi sono perso in un libro che non so se hai letto, e non posso più chiedertelo. Alcune cose avvengono senza pietà. Ciao, Viz.

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lunedì 21 luglio 2025

Tempo asimmetrico

Perdonare per essere perdonati. Non credo funzioni così, in certe cose la simmetria non è implicita. Neppure in amore del resto avviene così. Chi ama viene riamato, se è fortunato, ma mai nello stesso identico modo, con la stessa intensità, con le identiche motivazioni. Però funziona lo stesso, il perdono mantiene una sua funzione anche esemplare, può generare imitazione e diffondersi, anche a distanza di tempo, come un contagio che prima di manifestarsi ha il suo tempo di incubazione. Anche l'amore funziona, e non so come. L’asimmetria è tutta nell'unicità personale, che sfugge alle classificazioni troppo pedanti e si nutre di risorse legate a troppe variabili. Perché sono nato io e non lui, in quel momento? In fondo non sono figlio unico, anche se tale lo sono stato per anni. E tu come mai sei capitata a Riva del Garda in quella finestra temporale precisa? Non avendo alcuna possibilità di avere una risposta definitiva o logica mi attengo ai fatti che posso verificare e alle fantasie senza le quali l’insieme crolla. Se disegno un cerchio col gesso sull’asfalto con uno di quei gessi che conservo dai tempi della scuola, posso dirmi che dentro sono al sicuro, e che posso restarci tutto il tempo che desidero. Lo ha pensato Tabucchi, non è una mia idea. Ma questa regola vale solo sinché lo voglio. La posso far sparire, e nessuno avrà da ridire. Tu intanto a Riva del Garda sei arrivata, mentre io ci stavo, e alla fine ci siamo incontrati. I fatti sono questi, sono avvenuti. Nell’asimmetria delle vite precedenti qualcosa si è incastrato e i denti degli ingranaggi hanno iniziato a prendersi reciprocamente le misure. Pensavo che non siamo mai andati a Venezia in occasione della festa del Redentore, magari non ci sarebbe dispiaciuto. E neppure alloggiare in un albergo stellato del centro ci sarebbe dispiaciuto. Niente da fare, alcune cose succedono, altre invece no. Quelle successe non sono poche, potrei anche dirmi soddisfatto, e ancor più se tu fossi ora con me, ma in questo caso è l’asimmetria dei tempi a colpire duro, senza pietà. Ciao, Viz.

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domenica 20 luglio 2025

Dove vanno, forse dove andavamo noi?

Nei periodi di vacanze invernali ed estive vedo, sulla statale, un traffico notevole di turisti. Stamattina passavano a decine i motociclsti, spesso in gruppi numerosi e quasi tutti diretti a nord, verso l’Alto Adige, verso il Brennero o chi lo sa. E vedo camperisti, oltre ad auto che a volte trainano improbabili roulotte. Dove andranno tutti in questi giorni di caldo e viaggi faticosi, perché non stanno tranquilli a casa, loro che probabilmente hanno la possibilità di una casa accogliente visto che si possono permettere il viaggio? Andranno esattamente dove andavamo noi, non nel luogo preciso, ovviamente, ma verso la stessa nostra idea. E qualcuno forse è anche in fuga da una situazione che, a casa, è pesante, e ha bisogno di pensare ad altro, di vedere altro, di vivere giorni di distacco. E poi il viaggio merita sempre e comunque, il viaggio è una condizione dell’animo. A volte, anzi spesso, io viaggio senza muovermi fisicamente. Arrivo in piccoli paesi inglesi che non ho mai visto né vedrò mai. Però viaggiare veramente, in auto, come facemmo noi, è stato perfetto, anche nei momenti di difficoltà, mentre eravamo in coda o il caldo ci stava sfinendo. Conservo quell’anfora spagnola in terracotta studiata per mantenere fresca l’acqua, non ci ha più lasciato da quel primo lunghissimo viaggio che facemmo in Spagna e Portogallo, quando ancora avevamo cambiato la nostra Lira nelle valute locali, Peseta ed Escudo, senza scordare il Franco. Molti di quelli che ho visto oggi probabilmente hanno con sé solo Euro. I tempi cambiano e sicuramente è stato bello anche prima. Ciao, Viz.

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sabato 19 luglio 2025

Qualcosa finirà

Per quanto presto tu ti alzi, ci sarà sempre qualcuno che si sarà alzato prima di te. E per quanto tu faccia tardi, anche in quel caso ci sarà sempre qualcuno che farà più tardi e ruberà altra veglia alla notte. Non sarai mai primo né ultimo, forse unico, quello potrebbe esserti concesso. Saresti l’unico a percorrere una linea retta, se quella esistesse davvero nel consolatorio infinito, ma avresti dovuto svegliarti prima di tutti gli altri in un giorno ormai trascorso da tempi mai misurati. A me manca l’ultimo pensiero prima della morte, quello ancora non lo conosco, e poi sarà tardi per dirlo qui. Tra me e te ci sono differenze che tutti possono notare ma non so chi tu sia, mi riferisco a qualcuno in generale, magari a un alter ego, spero più intelligente di me, comunque migliore. E per essere migliore, credimi, ti serve poco. Qualcuno parla di solitudine, pure io, e forse l’ultimo pensiero potrebbe essere riferito a questo senso di solitudine che tocca tutti, anche chi vive circondato dalle persone, anche chi è amato e ama, chi ha dato tanto, tutto. Riguardo all’infinito, se esiste, credo sia essenzialmente ignoranza, perché ogni passo avanti mi ritrovo nuove incognite. Ogni nuova risposta genera più domande e mi sembra di cadere in un vortice del quale non so scorgere il fondo. Non so quindi se finirà bene o male. Sicuramente qualcosa finirà. Ciao, Viz.

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venerdì 18 luglio 2025

Una pizza e un film

In un film di qualche anno fa, che volutamente non cito perché ritengo una mia debolezza guardare certi film, uno dei protagonisti, durante un’azione dice, più o meno: Moriremo, certo, moriremo, è sicuro che moriremo, ma non oggi! So che quando guardavamo assieme questo genere di film tu li subivi. Non erano il tuo genere e non mancavi di farlo notare, ma poi cedevi e li guardavi con noi. Adesso non so perché mi tornano alla mente le serate durante le quali ci piazzavamo davanti al televisore e guardavamo un film registrato su VHS o in DVD. Sono passati troppi anni, decisamente troppi. Tu sicuramente non morirai oggi, questo è già successo il 17 dicembre del 2016. Per anni, quando si poteva, una nostra serata fuori consisteva prima in una cena in pizzeria e poi in un cinema. È successo a Rovereto, a Trento, a Carpi e a Ferrara. Anche durante momenti di vacanza, se potevamo, era un nostro modo di concludere la giornata, come una sera di fine anno a Firenze. In alcuni casi ricordo perfettamente dove e quale film abbiamo visto. Abbiamo lasciato ombre dietro di noi, invisibili a tutti, in certi posti dove siamo passati. Non interessa a nessuno ormai, solo a me. Non ho neppure una prova fotografica ma, probabilmente conservo ancora qualche scontrino o qualche biglietto perché, di tanto in tanto, mi capita di trovarne tra le pagine di un libro. La memoria comunque rimane anche senza prove tangibili. Secondo molti è bene lasciar perdere questi ricordi e andare avanti, solo questo. Ciao, Viz.

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giovedì 17 luglio 2025

diversità

Nella prevedibile variabilità delle nostre scelte ci sono gusti estetici e culinari, motivazioni che ci spingono a frequentare o no i cimiteri, decisione di mantenere il ricordo delle persone che sono mancate anche con comportamenti visibili, condivisione di paure nei momenti di difficoltà, disponibilità a nuove conoscenze e molto altro. In molti casi non esiste una regola codificata e accettata universalmente. Non si infrange alcuna legge scegliendo una cosa o il suo opposto e prevale la libertà personale, anche quella di discutere le opinioni altrui. Poi però ci si deve fermare, oltre un certo limite non sono ammesse critiche e forse neppure consigli, anche se dati in buona fede, e si deve prendere atto delle diversità che ci caratterizzano. Andare oltre non è corretto, e per fortuna la realtà si premura di metterci sempre davanti nuove situazioni che prima non avevamo previsto, che neppure sospettavamo o pensavamo diverse. Si potrà immaginare di non essere accettati perché non si rientra nei canoni più comuni, poi per fortuna ci sono anche persone che hanno una propria visione che si discosta da quei canoni. Chi cerca inutilmente qualcosa all’inizio forse immagina di essere destinato al fallimento, poi succede qualcosa, o qualcosa potrebbe succedere. Una disgrazia invalidante potrebbe essere la fine oppure l’inizio di un nuovo e bellissimo rapporto. Per nostra fortuna siamo diversi. Basta accettarlo. Ciao, Viz.

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mercoledì 16 luglio 2025

Gli esami non finiscono mai, anche quelli clinici

Preferisco la risonanza magnetica alla tomografia assiale computerizzata, che chiamano TAC forse perché richiama il tic-toc del tempo che passa sull’America. La preferisco perché, non soffrendo di claustrofobia, mi sembra di stare in una discoteca mentre le casse diffondono un particolare pezzo dei Queen che impedisce di scambiare parole ma solo sguardi e odori, oltre che sogni mai confessati. Il tempo, poi, se non passa sull’America passa suonando l’armonica, e allora mi viene da piangere. L’enteroscopia mi ricorda lo scarico del lavello intasato quando arrivò l’idraulico e calò nel tubo il suo endoscopio e ne vidi l’interno, con le incrostazioni e i residui che lo avevano bloccato. La medicina dell’idraulico che, alla fine, per fortuna, mandò la sua fattura al condominio mentre di solito per le spese mediche, salvo per le esenzioni che preferirei non avere, sono io che pago.

Una battuta che di recente mi è capitato di fare è che, nel caso dovessi sottopormi a chemioterapia, non avrei problemi per una possibile perdita di capelli. Chi sa capisce subito. Ma per finire non posso non spiegare che preferisco la biopsia all’autopsia. La prima è dolorosa, se effettuata in certe condizioni, mentre l’autopsia non lo è. Solo chi vi assiste, se è alle prime esperienze, può provare sensazioni difficili da descrivere e l’odore poi rimane addosso a lungo. Dentro, noi, siamo come i polli. Non so questo cosa possa significare. Ciao, Viz.

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martedì 15 luglio 2025

Aperta parentesi

In matematica, affrontando un’espressione o altri calcoli, capita d’incontrare diverse parentesi. Nella vita reale le parentesi che si incontrano sono in un numero incredibilmente superiore, si aprono contemporaneamente, non è chiaro in quale ordine debbano essere affrontate e alcune restano aperte per anni. La nostra stessa vita in fondo è una parentesi che non abbiamo aperto noi e che non saremo noi a chiudere, semplicemente ci stiamo dentro. Mentre la matematica racconta, mentendo, di essere una scienza esatta, la vita non ci prova nemmeno e ci lascia con poche indicazioni elementari, alcune linee guida che si potrebbero probabilmente sintetizzare ma che non danno certezze. E in tutto questo succede di essere felici oppure no, di accusare gli altri per le proprie colpe oppure di attribuire a una sorta di giusta punizione i guai che ci capitano per qualcosa di sbagliato che abbiamo fatto. Mentre le motivazioni sono diverse, e magari non ci sono neppure. In questa fase della vita so di essere passato attraverso infinite parentesi aperte e poi chiuse, e le parentesi aperte nelle quali mi ritrovo adesso mi danno da pensare e da preoccupare, ma non posso fare altro che aspettare. Ciao, Viz.

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lunedì 14 luglio 2025

solo il caso, o forse l'amore

Avrebbe potuto succedere durante alcuni sorpassi azzardati che, da incosciente, effettuai mettendo a rischio non solo la mia vita. Avrebbe potuto succedere mentre nuotavo, in preda a vera pazzia, tra due isole delle Tremiti e vedevo sotto di me i raggi solari che si perdevano tra le oscurità del fondale. Avrebbe potuto succede al Conero o ancora alle Tremiti, quando da idiota scalai un paio di pareti friabili con le ciabatte. Magari anche quella volta che, a Porto Garibaldi, mangiai pesce avariato ma gratis in una festa d’estate e poi per fortuna lo vomitai, tornato a casa. Probabilmente me la sono cavata solo per caso, o per fortuna. Adesso mi permetto di criticare chi si lancia con una tuta alare dai monti trentini, chi commette imprudenze sui ghiacciai o in mille altri luoghi, ma non ne ho il diritto. La mia pazzia rimane scolpita, e se la rimuovo è solo per evitare sensi di colpa e darmi un contegno da persona saggia, quale non sono mai stato. Le apparenze non mi giustificano, lo ammetto. Ciao, Viz. Ma tu cosa vedevi in me, cosa ti ha spinto a salvarmi?

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domenica 13 luglio 2025

libertà

                    Mi ricorderò di te.

             Ti ricorderai di me.

 Basterà uno sguardo, una parola, una fotografia o una semplice ombra, e ci ricorderemo di quanto è avvento, di come abbiamo vissuto, degli errori e della bellezza avuta in regalo.

Resterò nel ricordo…

Non so se sarà così, la mia è solo emozione irrazionale, nulla d’importante. Sicuramente chi torna, in qualche modo, se torna, non è grazie alla nostra memoria che sceglie e dimentica, che si fa influenzare da ciò che siamo. Chi torna, se torna, lo fa liberamente, sceglie autonomamente, per noi è imprevedibile e incontrollabile. Magari a me capita semplicemente perché incontro qualcuno che ti assomiglia, e per una frazione di secondo sei qui. Arrivi in un sogno nella notte e magari al mattino neppure ti ricordo. Qualcuno mi parla di te, e mi dice qualcosa che ignoravo. Non è il mio ricordo che ti fa restare o tornare, quello è solo nostalgia. Serve altro, che io non posso controllare, che puoi gestire solo tu. Se questo è possibile, e non so se lo sia, tu sei libera di farlo o non farlo, decidi tu come e quando, forse mai, forse non solo per me. Io so semplicemente che ho doveri e che non so se potrò onorarli. Spero egoisticamente di sì. Ciao,Viz.

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sabato 12 luglio 2025

La teoria del miraggio

Col passare degli anni ho mantenuto inalterati alcuni interessi, altri invece sono cambiati. Per certi ho perso ogni spinta, li ho rimossi quasi naturalmente. Qualcuno in passato si è pure offeso ma personalmente non ho perso nulla, probabilmente si è trattato di qualcosa di sbagliato sin da principio. Magari non è esattamente così, ma il mutamento esiste in ogni campo. A volte si tratta di evoluzione verso nuovi livelli, ma se succede che tutto finisca non è una tragedia. L’assetato tra la sabbia di un deserto vede una pozza d’acqua dove non c’è. I suoi occhi cercano e vedono solo quella, magari la sognano o la inventano. In tal modo, se l’acqua esiste ed è raggiungibile, la trova e si disseta, altrimenti niente. Tutto qui, banalmente semplice. Ti devo tante cose, Viz.

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giovedì 10 luglio 2025

doni

Non credere sia quello che credi, quasi mai lo è. E anche se non sbagli troppo stai sicuro che vedrai qualche maschera, scambierai ombre per alberi, una frase non la capirai se non dopo aver vissuto, prima no. Solo l’irruenza inconsapevole dell’esordiente fa immaginare la sicurezza che, anno dopo anno, verrà perduta. Ne ho visto troppi così, pure io lo sono stato. Mi deridevano e pensavo di reagire nel modo giusto, avevo certezze irrevocabili e non trattabili che sono sparite nella nebbia che, solitamente, scende in certe giornate. A volte, durante alcune nevicate, ho avvertito il silenzio che dicono ovattato, forse perché i fiocchi ricordano l’ovatta che dovrebbe assorbire i rumori. Sia come sia le cose mutano. Ho indossato io stesso maschere che pensavo fossero quelle giuste per il momento e per il ruolo. Sono stato quello che dicevano di me. E intanto mentivo, raccontavo illusioni e non realtà. Ma ci credevo. Qualcuno ha iniziato a vedermi diverso, a leggermi come non mi piaceva. Mi ha fatto male, forse mi è servito ma intanto mi sono allontanato. Alcuni li ho perduti così. È inutile tentare di ritrovarli, non sono più quello che erano, e neppure io lo sono più. Una volta mi feci una maschera di cera, una cosa un po' macabra. Era il periodo nel quale, con la cera ammorbidita e colorata, costruivo candele e piccoli oggetti. Era la zia di mio padre che mi procurava grandi quantità di cera, che raccoglieva dove sapevo. Quella maschera e tutti quegli oggetti e le piccole candele li ho perduti da tanti anni. Ma la maschera virtuale non l’ho mai perduta, ha col tempo assunto forme diverse, alcune di queste ancora esistono, resistono. Tutto questo si potrebbe definire un dono, complesso e in parte falso, menzoniero. Di tanto in tanto qualcuno mi smaschera, io lascio passare il tempo e tento di far finta di nulla, pur accusando il colpo. Forse il mio solo vero dono è l’abilità artigianale che, in certe occasioni, ho saputo usare. Gli altri doni, quelli più importanti, li ho ricevuti da chi mi ha amato, perdonato, accettato e sopportato, e anche cercato. A tutti devo gratitudine, quella sì. Ciao, Viz.

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mercoledì 9 luglio 2025

vita

Per apprezzare la tranquillità occorre aver avuto problemi, poi superati. È il contrasto che genera esperienza e conoscenza. Quando tutto nell’intero universo si sarà ridotto a particelle uguali, senza interazione tra loro, fredde e senza luce, la vita avrà fine. La natura è mutamento, continua evoluzione. Se questi cambiamenti finiscono tutto diventa inutile. Nulla deve andare da un luogo a un altro. Ogni interesse decade. Due che stanno litigando esistono. Chi ama e viene amato esiste. La guerra è tra vivi. Costruire è indice di attività vitale, sia si tratti di un palazzo sia si tratti di una tana. Soffrire è vivere, e anche stare bene lo è. Il bicchiere non sarà più mezzo vuoto o mezzo pieno alla fine di tutto, semplicemente non ci sarà più alcun bicchiere. Sino a quel momento molto potrà succedere, anche se tutti noi ci fermeremo prima e non lo vedremo. E poi non è neppure detto che tutto finisca, è solo una delle tante ipotesi. L’ignoranza esiste, viva l’ignoranza. Ciao, Viz.

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martedì 8 luglio 2025

Beata ignoranza

L’ora giusta quale dovrebbe essere? L’ora perfetta, che non lascia retrogusti amari, quella che permette una visione ottimista dei fatti che capitano, l’ora che non dovrebbe finire mai? Risposta non c’è. Può arrivare dopo una notte nella quale il vento forte ha mosso oggetti sul balcone e nella quale la testa non ha permesso al corpo di riposare o di riprendere sonno dopo le cinque di mattina. Può arrivare da qualche parola di un amico. Può capitare di trovarcisi senza un vero perché, semplicemente per azione del SIARP, il sistema inconscio automatico di rimozione pensieri, o preoccupazioni. Ma quell’ora diventa interi giorni felici e senza idee nere se capita di essere protagonisti di un matrimonio voluto e condiviso, se si programma una vacanza desiderata da tempo, se si è in pace. Che poi non so cosa sia la felicità, non la so definire. Così non so cosa sia l’amore, e non so tante altre cose, che tuttavia m'illudo di conoscere o aver conosciuto. Mi accontento della mia ignoranza. Anche l’ignoranza, a ben vedere, potrebbe aiutare a vivere un’ora giusta. Ciao, Viz.

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lunedì 7 luglio 2025

Problemi

Mi è capitato di pensare ai labirinti, e poi mi è capitato di leggerne una semplice considerazione in un romanzo noir che sto leggendo. Per qualcuno le coincidenze non esistono, ma su questo non saprei che dire. Il fatto è che nel romanzo ho letto che per uscire da un labirinto è sufficiente guardarlo dall’alto mentre di recente avevo spiegato che si può uscire da ogni labirinto statico euclideo semplicemente rispettando una regola quasi banale. Ma mi riferivo allo stare all’interno del labirinto e nel tentare di uscirne senza alzarsi in volo. Se si aggiunge una terza dimensione, l’altezza, allora tutto cambia. E se cambia il punto di vista possono apparire soluzioni altrimenti invisibili. Cose note, nulla di rivoluzionario. Del resto è di questo che credo di aver bisogno, di conoscenze confermate e che non fanno nascere nuovi problemi. Ci pensa la vita reale a creare i problemi veri. Ciao, Viz.

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