venerdì 21 febbraio 2025

Non è andata come avrei voluto

Volendo si possono fare molte cose. Non tutto quanto piacerebbe ma sicuramente molto. E poi si potrebbero evitare errori e cattiverie, passi falsi e incidenti. La prudenza non salva sempre ma aiuta. Tra gli impegni inderogabili ci sono quelli che assunti volontariamente, non imposti ma scelti. Un figlio è un impegno di questo genere, succeda quel che succede rimane responsabilità inalienabile. Il figlio ha tutti i diritti di scegliere la sua vita, non deve realizzare nulla di ciò che interessa ai genitori se non lo desidera, mentre i genitori che lo hanno messo al mondo conservano sino alla fine un debito aperto con lui. Ci sono molte scuole di pensiero su questo, e alcuni sostengono che, arrivati ad una certa età, si ha il diritto di vivere la propria vita, godersi gli anni, viaggiare, uscire, visitare, e lasciare che i figli seguano la loro vita e si arrangino. Magari in parte non è tanto sbagliato, sembra che la vita sia una sola e che si debba pure goderla, ma oltre un certo limite non mi sembra corretto andare. Con la volontà si possono fare tante cose, come dicevo all’inizio, senza scordare il buonsenso e altre linee guida personali. In questo, Viz, sai benissimo dove vado a parare. Avremmo dovuto essere in due, avrei voluto che fossimo in due, ma non è andata così. Mandami un sorriso, aiuta.

                                                                                          Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 20 febbraio 2025

Molto prima

Si tratta di una scala che sale al primo piano. Vi si accede dal cortile, da una porta che serve unicamente a quello, e arriva ad un appartamento con tre sole stanze: la cucina e due camere da letto. Nella cucina un grande tavolo, un camino e pochi altri mobili. Le sedie sono contate, non è previsto che arrivino ospiti. E poi? E poi nulla, tutto è lontano sia nel tempo sia nello spazio. Magari non esiste più niente di quelle case attorno al cortile, non c’è più il pozzo, non ci sono più da tempo quelle persone. I vecchi sicuramente sono morti, e i giovanissimi di allora magari se ne sono andati pure loro. Quindi io possiedo semplicemente il passato di quella casa, niente di più. Non una foto, non un oggetto, solo ricordi confusi. E che senso ha richiamare questi ricordi come se a qualcuno potessero interessare? A nessuno interessano, non sono avvenimenti storici quelli che li riguardano. Già allora qualcuno moriva, questo lo so perché ne fui partecipe, per quanto possibile. Erano anni nei quali si viveva senza invidia, io almeno vivevo senza invidia. Sapevo di essere in una certa condizione ma la trovavo naturale. Vedevo chi aveva di più e ne prendevo atto. Non ricordo libri, a casa nostra di un tempo non c’era spazio per loro. Negli anni che seguirono ebbi modo di scontrarmi con la realtà, ma si trattava del mio debutto, buffo e triste, allegro e inconsapevole, comico da vergognarsene, unico e uguale a quello degli altri, ma allora non capivo nulla. I momenti che ancora tornano riguardano una pompa per l’acqua potabile, una serata con un cielo stellato che mi fece paura, una lite tra bambini, le prime scoperte morbose in una soffitta dove sapevamo di non essere più innocenti, e poi le cadute, le lunghe giornate assolate estive, un maiale, le galline e i conigli. Era molto prima di incontrarti, Viz, molto molto prima. Ero già io? Non lo so, ero diverso. Ciao. Mi manca sempre il tuo sorriso.

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lunedì 17 febbraio 2025

Le lancette girano

L’orologio col quadrante analogico che ho davanti è mosso da un motore elettrico, non è digitale ma neppure un orologio analogico vecchia maniera. A suo modo rappresenta la transizione, una delle tante transizioni. È il mutamento che misura il tempo e dal tempo si fa invecchiare. Le antiche sveglie con ricarica a molla non so se le vendono ancora, magari sono oggetti da collezionisti. Quelle dozzinali sono da raccolta differenziata ma quelle di pregio è meglio conservarle. Anche se non funzionano più meritano di essere conservate. Tutto qui, Viz, non ho molto da dirti che tu non sappia già. M’invento interessi, lo so. Mi manca sempre il tuo sorriso.

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sabato 15 febbraio 2025

Questioni di vita o/e di morte

Quando arrivo a constatare che ricevo sempre meno telefonate, e magari che pure io ho diminuito il chiamare gli altri, non faccio che fotografare la realtà. Il processo è iniziato quasi in modo impercettibile quando alcuni hanno cominciato ad andarsene da questo mondo per sopraggiunta vecchiaia, malattia o incidente. Nei primi tempi non ne ho capito la portata, la consapevolezza è arrivata dopo. Prima pensavo a semplici fatti isolati, dolorosi ma isolati. Ora so che si tratta di un processo fisiologico, inarrestabile perché il tempo fa il suo lavoro con metodo, anche su di me. Una frase che ho letto di recente è che solo il passato ci appartiene, non il presente che sfugge in un attimo e tantomeno il futuro, imprevedibile e nel quale possiamo solo proiettare speranze e paure, illusioni e programmi da realizzare, se ne avremo tempo e opportunità. Si sopravvive e si vive, le due modalità a volte si confondono, serve un motivo per andare avanti, meglio se più di uno, interessi fondamentali che riguardano le persone che ci amano, legami con amici e con chi ci sta vicino, abitudini di ogni giorno, piccole mete soggettive e impegni da mantenere. Il telefono in fondo non è solo un mezzo ma svolge il ruolo che in chimica è affidato agli indicatori, e magari anche ai catalizzatori, certo, anche a quelli. Io so quello che ricordo del passato ma vivo ora e del futuro ho una visione come se mi trovassi nella nebbia in Valpadana. E di nebbia, lo so, qualcuno è morto, sulle strade. La risposta l’aspetto. Ciao Viz, mi manca un sorriso.

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giovedì 13 febbraio 2025

Quello che manca

Quando sarò morto. A chi importa quando questo avverrà e come mi si penserà? Julio Cortázar ha scritto di non pronunciare il suo nome quando lui sarà morto. Meglio dire altre parole e lasciarlo finalmente libero di riposare. Non sono Cortázar però, sarei già morto. Sarei uno dei massimi scrittori del XX secolo. Sarei ricordato come lui malgrado quelle sue parole. Ti scrivo adesso con meno assiduità, meno regolarità. Pensarti lo faccio sempre, non passa giorno. E passo anche. È solo questo mio dialogo scritto che non deve essere un impegno, non può esserlo. Quando sarò morto quindi non so se m’importerà più di quello che sono o sono stato. So che m’importa di te e di come è andata. Ho scavato con chi ha vissuto tratti di percorso con te, prima di me. Ho provato dolore. Non so se ti ho costretta a restare contro i tuoi desideri, magari non lo saprò mai. Il dolore però non dovrei cercarlo, quello è stupido farlo. Me lo hai spiegato chiaramente, poche volte ma in modo netto, impossibile fraintenderti. Quindi che ci posso fare se è così? Magari migliorarmi, cambiare, correggermi. Quella è la risposta, è solo quella. Ciao Viz, mi manca un sorriso, il tuo.

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martedì 11 febbraio 2025

Io son pazzo

Sono sicuro di essere pazzo, o comunque non normale. Mi arrivano come in un ingorgo mille citazioni possibili e, assieme a loro, le tante persone che hanno percorso con me un tratto della mia vita, a volte fondamentale altre volte marginale. Comunque nessun elogio alla normalità, inesistente a ogni latitudine e longitudine, a livello del mare o sotto o ad anni luce di altezza. Vorrei essere veramente un pazzo libero di esserlo, non in catene o rinchiuso. Libero di pensare assurdità che sono tali per troppi, e che quindi non possono migliorare il mondo. Pure io quando mi sono uniformato (indivisato, insomma) non ho fatto il bene degli altri, e neppure il mio. Se ho sbagliato, e ho sbagliato molto, talvolta non l’ho fatto per vera pazzia ma per danneggiare, offendere, rubare, dimenticare, arrabbiarmi stupidamente e mancare di rispetto. E ho fatto anche quello, certo che l’ho fatto, e me ne vergogno. Ma non serve vergognarsi e neppure promettere o ripromettersi di non farlo più. Quello che serve lo intravedo, ma occorre coraggio ad essere pazzi, non è da tutti, non è un lusso che si compra, ci si nasce o ci si diventa con il duro lavoro, con la perseveranza e tentando di ripagare, anche se troppo tardi, chi ci ha amato o ci ama ancora. Ciao, Viz. Queste sono parole, solo parole. Da te mi aspetto un sorriso e il perdono.

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sabato 8 febbraio 2025

Piangere

Piangere è un diverso modo di ridere, non è casuale che talvolta si rida sino alle lacrime, anche se è meglio non farlo ad un funerale, anche se qualcuno racconta episodi comici della vita di chi è partito, anche se in fondo tutto è naturale, anche se…

E poi la commozione può cercare uno sbocco come il fiume che cerca il mare per sparire, come se il materiale ferroso non attendesse altro che fondersi per assumere nuove forme, e lo sbocco finale e liberatorio della commozione è il pianto, o il riso.

Ho pianto, non me ne vergogno, a volte qualcuno mi ha detto di non farlo. E perché mai? Che peccato si fa piangendo? A chi si ruba, chi si uccide o solo si danneggia, chi si ferisce? Chi piange per un po' è nudo e questo scandalizza, è questo che non è accettato dal decoro e dalla buona educazione. Ma vaffanculo. Rivendico la libertà di riso e di pianto. Derido chi dice di non piangere, la libertà in questo è solo mia, assolutamente mia, privata e indiscutibile.

Magari qualcuno ritiene che sia meglio non farlo, e va bene, ma che non sia imposizione per nessuno, solo una propria opinione.

E poi cosa serve per piangere? A questo so rispondere, almeno in parte. Un bicchiere, o meglio due, di Müller Thurgau. La citazione legata ad uno scrittore che si è amato. Un luogo legato alla mia vita con te. Un pensiero che rompe gli argini. Una parola. Il ricordo che non lascia mai. Ciao, Viz. Queste sono parole, non lacrime, solo parole. Da te mi aspetto un sorriso.

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mercoledì 29 gennaio 2025

Chiedo scusa

Sono uscito e sono andato nel posto dove da più di otto anni, quando sono a Rovereto, vado tutti i giorni, esattamente dove tu non sei. Ho visto una persona con la quale, pochi anni fa, discussi troppo animatamente. Non avevo del tutto torto ma il tono usato fu eccessivo, sbagliato. E quella persona di tanto in tanto la incontravo, anche con conoscenze comuni. Oggi, dopo tempo, ho deciso che volevo chiudere, per quanto mi era possibile, quell’incidente. Ho cercato di reincontrarla, per strada, mi sono avvicinato ed ho detto poche parole, iniziando con Le chiedo scusa… Lei ha allentato la tensione che inizialmente aveva sul viso, in qualche modo e con una breve risposta ha accettato la cosa, e io a quel punto mi sono allontanato. Dovevo farlo prima, meglio comunque averlo fatto. Di tanto in tanto mi viene in mente che avrei dovuto chiedere scusa in tante altre occasioni. Le volte che l’ho fatto, e l’ho fatto, sono state troppo poche. Oppure sono state troppe, perché se avevo motivo per farlo in precedenza avevo sbagliato. Ecco, solo questo. E chiedo scusa anche se, da ora in poi e per un po' di tempo, non sarò tanto puntuale nel pubblicare ogni giorno un mio pensiero o altre cose. Ci sono momenti nei quali forse è meglio tacere, almeno in certe forme.  Ciao, Viz.

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martedì 28 gennaio 2025

Felicità e assenza

Quando non si hanno problemi di alcun tipo è difficile capire che si sta vivendo un momento di felicità. Si vive e basta, non è necessario esserne consapevoli, non serve neppure raccontarlo, e ci si può dedicare a progetti, a sogni, si possono aiutare gli altri senza avvertire fatica. La felicità poi naturalmente subisce modifiche, sembra venire a mancare e se ne diventa consapevoli. Non posso generalizzare e pensare che per tutti avvenga così anche se le premesse sembrano queste. Ciò che diventa evidente è l’assenza, molto più della presenza. Però dovrebbe essere il contrario, cioè dovremmo essere consapevoli di quello che abbiamo, anche senza sicurezze del futuro, e neppure prendere in considerazione quello che manca. Le persone che se ne sono andare meritano ogni forma di ricordo ma, se ci hanno amato, non avrebbero mai voluto che il nostro dolore diventasse pesante e che la loro assenza fosse per noi un limite in più. Non so neppure come essere più chiaro, Viz. Certamente siamo stati felici, ma non sempre. Ciao, vedremo cosa succederà e intanto ho alcuni impegni che spero di poter onorare.

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lunedì 27 gennaio 2025

vedremo…

Succede un po' come quando si viene messi in attesa con una musica in sottofondo, oppure come quando si entra al cinema o a teatro e si pregusta quello che si vedrà senza ancora aver assistito allo spettacolo. E questo per restare ad attese neutre o piacevoli, perché a volerla vedere negativamente non si starebbe allegri. Quindi resto in attesa, mi distraggo, telefono poco e cerco gli altri ancor meno per evitare di mentire oppure di scavare dove non vorrei. So che è tutto sbagliato, che non è così che si dovrebbe fare, lo so, eppure rientra nella natura di ognuno la libertà di una certa variabilità di comportamenti, non tutti facilmente comprensibili. E così anche oggi ho ben poco da aggiungere. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.

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domenica 26 gennaio 2025

Leggerezza

Cerco leggerezza e la trovo con difficoltà

Mi distraggo, certo, ma col pensiero fisso che non mi molla

Mille domande, risposte poche

Nulla di nuovo tuttavia, nulla di mai visto, solo attesa

So che le cose succedono, belle o brutte che siano

So molte cose eppure a volte sono di un’ignoranza abissale

Non trovo parole migliori

Mi manchi, quello lo so

Ciao Viz. Vedremo cosa succederà

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sabato 25 gennaio 2025

Pianificazione

Toglietelo dalla testa. Prima di tutto nessuna compagnia seria ti assicurerà mai contro tutto, che tu ne sia o meno il beneficiario finale. Ci sono due aspetti che devi valutare a tal proposito. Il primo è che ogni contratto, assolutamente ogni contratto, prevede una serie enorme di postille, precisazioni, clausole, prese di distanza e forme di disimpegno che si potrebbero giudicare vergognose salvo il fatto che alla fine, se vogliamo assicurarci, tutti le sottofirmiamo. Il secondo aspetto è che sicuramente qualcosa succederà e modificherà le attese, facendoti stramazzare sotto un vaso caduto da un davanzale mentre tu, cardiopatico e con mille patologie, tentavi di curarti seguendo le indicazioni di medici e specialisti. Il senso vero del discorso però è che non esiste pianificazione che non sia modificabile in corso d’opera. Ad esempio nessun piano di lavoro di un insegnante presentato all’inizio dell’anno potrà prevedere tutto quello che effettivamente verrà svolto con la classe nei mesi che verranno. Allo stesso modo il progetto di una casa verrà modificato molte volte, i preventivi per la costruzione di un ponte subiranno ritardi e aumento di prezzo e le vacanze prenotate con la migliore agenzia di viaggi non si svolgeranno esattamente come avevi previsto. Resta l’onere dell’attesa, la consapevolezza che ogni risultato potrebbe essere peggiore delle aspettative o migliore anche delle temute complicazioni. Non avrai mai una certezza, e sino alla fine potrebbe aiutarti la speranza, la distrazione e, magari, un sorriso. Un sorriso aiuta, aiuta sempre. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.

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venerdì 24 gennaio 2025

Variabilità

Michele si lamenta che la vecchiaia è un peso insostenibile, che ogni piccola cosa costa enorme fatica, che si perde l’autonomia. È l’ombra dell’uomo forte che è stato.

Anna ha appena compiuto sei anni, vuole crescere in fretta, vuole fare quello che fanno i suoi fratelli maggiori e che a lei ancora non è concesso.

Luke si trova bene in Olanda, la comunità nella quale vive lo soddisfa e intanto sogna viaggi in tutto il mondo, magari cambierà attività per muoversi di più. Cerca luoghi o cerca amore?

Una coppia si reca in vacanza in Bretagna, intende staccare dal lavoro e non pensare per due settimane ai problemi che solitamente deve affrontare. Si può permettere un albergo di ottimo livello, trattamenti costosi e ristoranti che offrono menù ricercati.

Alle tante persone che incontro e sanno poco o nulla di me rispondo con un sorriso se posso, e a volte il sorriso è tirato. Tendo a dar peso a mille paure e preoccupazioni. Se non ne ho le invento.

Un sorriso aiuta, aiuta sempre.

Ciao Viz. Vedremo cosa succederà. Un sorriso.

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giovedì 23 gennaio 2025

Normale solitudine

Dormire senza sognare, o quantomeno dormire senza avere l’impressione di continuare a vedere e fare e muoversi, come se si avessero gli occhi aperti e come se tutto fosse reale. Dormendo si sa che il cervello lavora comunque ma non sempre i sogni si ricordano o danno così tanto l’impressione di essere in sequenza precisa con gli eventi, come se si sognasse di non poter prendere sonno. Stranezze, fatti che avvengono, e la vita è strana a indagare quanto succede di tanto in tanto. Vorrei addormentarmi, seriamente, e svegliarmi solo per momenti belli, per incontri pieni di amicizia e condivisione, per l’amore o per volare sopra le difficoltà e le paure. Non ha senso condividere queste ultime, le paure, anche se è evidente che nessun altro le vivrà mai come si vivono in prima persona se non si sono avute in precedenza esperienze uguali. Si può condividere, certo, ma per alcune cose si è soli. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.

                                                                                          Silvano C.©

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mercoledì 22 gennaio 2025

Non so a chi chiedere

Chiedi al vento, ma quello si allontana veloce e tu non riesci a sentire la sua risposta.

Chiedi all’eco, ma ricevi solo la tua domanda ripetuta.

Chiedi alle carte, all’oroscopo, alle stelle, ai dadi, ma la risposta è casuale.

Chiedi a chi conosce la risposta, ma non so chi possa essere.

Alla fine si tratta di probabilità e, in ultima analisi, anche di fortuna.

Perché so che vorresti sapere, ma ancora nessuno può dirti nulla di preciso.

Un tempo avevo certezze e mi prendevano in giro per questo, ora le ho perdute quasi tutte.

Quello che mi dispiace però è che ho perduto persone, e anche se so che è la vita è questo il suo aspetto che mi piace meno. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.

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martedì 21 gennaio 2025

vedremo

Lascia che ogni cosa trovi il suo posto nel tempo giusto. Non aspettarti che qualcosa torni dopo essere partita, anche se è consolatorio pensarlo. Il mutamento è una certezza, ma pure questa è provvisoria. Cosa ci sarà dopo il nulla, forse il nulla che ci ha preceduti? Da anni scrivo e immagino e proietto speranze e sogno soluzioni. Piedi ben fissati a terra mai, è più forte di me. Magari sarà debolezza, forse forza, vado a giorni alterni e, nello stesso giorno, cambio facilmente dal segno più al segno meno, tentando di non fermarmi sullo zero. Mi dico cose, me le faccio dire, evito di dirlo e mi nascondo come gli animali. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà. Tu sai cosa mi passa per la testa, e forse passerà.

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lunedì 20 gennaio 2025

L’orologio ha deciso che non misura solo il tempo

Anche gli oggetti sanno capire le emozioni, colgono le paure, si fanno carico di mostrare uno stato d’animo nel modo che viene loro più congeniale. Alcuni strumenti sono costruiti appositamente per misurare la temperatura, la pressione, l’umidità. L’orologio, in particolare, è nato per misurare il trascorrere del tempo. Il mio orologio da polso, meccanico e automatico, che un tempo era anche subacqueo e mi ha seguito in alcune immersioni memorabili in acque limpide e meno limpide, ormai è invecchiato con me e, pur continuando a misurare il tempo, è meglio non immergerlo in acqua perché non è più a tenuta stagna, come mi ha spiegato un orologiaio anni fa. Ora questo mio orologio, da sempre, si è assunto anche il compito di farmi sapere quando qualcosa non va, quando non sto bene o quando qualche pensiero mi turba. Lo fa come sa fare solo lui, accelerando o rallentando leggermente l'avanzare delle sue lancette. È analogico, ai suoi tempi il digitale ancora era il futuro. Ecco come alcuni oggetti, che dovrebbero avere una certa funzione, decidono autonomamente di fare anche altro. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.

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domenica 19 gennaio 2025

Poi ti racconterò

Se non sai cosa dire, taci.

Se i pensieri che ti frullano in testa un po' ti spaventano, distraiti anche con stupidaggini.

Non iniziare mai discussioni se poi non ti va di portarle avanti o se ti pesa ricevere critiche o sentire opinioni diverse dalle tue.

Nel dubbio leggi un libro, magari trovi la risposta, non si sa mai.

Il futuro si può sempre cambiare, nessuno ancora lo ha visto quindi, quando succederà, potrai sostenere che lo hai cambiato rispetto a quello che non è mai stato.

In Sardegna ci tornerei con te, e anche altrove.

Cose senza senso, immagini slegate, foto dimenticate e diapositive scolorite. Sai cosa intendo.

Mi riempio da solo di consigli a me medesimo, che contano nulla, hanno solo lo scopo di non pensare, come forse si è intuito.

Ciao Viz. Arrivati a superare la metà di gennaio la primavera si avvicina. Poi ti racconterò.

                                                                                          Silvano C.©

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sabato 18 gennaio 2025

Scatoloni

Io mi adeguo a lei, lei si adegua a me. Nessuno dei due può dire (dire?) o pensare di averla vinta su ogni cosa e, anche se io sono più grande e grosso, lei si difende con unghie e con denti, oltre che col suo carattere.

Parentesi. Quando faccio spesa e mi capita di trovare qualche scatolone che andrebbe buttato e che, per qualche motivo, a me torna utile, lo prendo. È una mia vecchia abitudine, gli scatoloni mi servono in casa per mille utilizzi. Ad esempio per la raccolta condominiale di carta e cartone mi permettono di raccogliere tutta la carta da buttare già confezionata per il bidone della differenziata

Negli ultimi tempi gli scatoloni sono diventati un’occasione di gioco e di tana più o meno provvisoria per lei. Lei, la gatta di casa, ama gli scatoloni nei quali può infilarsi specialmente se vi ho praticato fori adatti o per farla passare o anche solo per guardare fuori o tentare di artigliare qualche oggetto che le mostro e che le sembra possa sfuggirle.

È così, alla fine. Ognuno di noi, gatti compresi, ha come scopo quello di aiutare gli altri, secondo proprie facoltà e capacità. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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venerdì 17 gennaio 2025

La nottata

Cerco scuse, mi giustifico mentalmente come se qualcuno mi potesse sentire. E poi mi dedico ad altro, mi distraggo. Esco un po' e le cose sembrano migliorare. Non tanto ma quanto basta per un’oretta. Anni fa era così? Stavo meglio allora o semplicemente è un vizio di tanti, quindi pure mio, di pensare che prima fosse diverso. Anche allora, anni fa, mi preoccupavo per cose serie e cose del tutto fantasticate. Solo in seguito capivo quanto ero stato realistico, ma prima quasi non riuscivo a coglierne la differenza. Mi servirebbe il sano pragmatismo che in certi periodi mi aiuta mentre in altri latita, e questo mi fa perdere tra fantasie e paure. Passerà la nottata, come diceva Eduardo, passerà. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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giovedì 16 gennaio 2025

Treni

I treni li vedo, passano e il rumore del loro passaggio è attutito dalle finestre isolanti, quelle che non avevamo quando c’eri tu, qui, a vederli passare. Le finestre sono state uno dei tanti mutamenti avvenuti dopo, solo uno tra molte modifiche apportate dal tempo alla vita che mi sta accanto, ora. I treni vanno verso nord, in direzione Trento, Bolzano, Brennero. Sino a Bolzano andammo assieme, col treno, quando ancora i biglietti si facevano alla stazione, quando ancora non mi sembra ci fossero le Frecce. Oltre Bolzano, in treno, mai. I treni vanno verso sud, verso Verona, poi verso Modena e Bologna. Vanno anche verso Ferrara, ma con maggiori difficoltà e tempi non ottimali. Tu il treno, da sola, lo hai preso molte volte per andare a Carpi, e io ti accompagnavo in stazione. Che nostalgia per quegli anni lontanissimi ormai. Ora i treni passano in continuazione, treni merci e passeggeri, italiani e stranieri, carichi di persone e cose. La nostra economia nazionale si potrebbe dedurre facilmente se potessi avere la lista completa di quello che entra ed esce dall’Italia attraverso il Brennero, non sarebbe completa come stima ma ne darebbe un’idea. Ora, lo confesso, penso ad altro. Penso a te, come ogni giorno, penso a me, penso a nostro figlio e penso a una gatta. È così, penso anche a una gatta, che in treno non è andata mai. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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mercoledì 15 gennaio 2025

Meglio non dire

Ti direi cose che ho paura anche solo a pensare

Meglio non dire

Sei stata maestra in questo

Il mio dialogo con te però non lo interrompo

Lo continuo a modo mio

Magari quando chiudo gli occhi

Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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martedì 14 gennaio 2025

Mutamenti

Mutamenti ce ne saranno

Presto o tardi

Piacevoli o spiacevoli

Alcuni sono già avventi e non me ne sono accorto

Altri neppure li ricordo più, dovrei tornare troppo indietro nel tempo

Questa è la vita.

Lo so, Viz, lo so.

                                                                                          Silvano C.©

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lunedì 13 gennaio 2025

Dialogo tra un pazzo e chi lo ascolta. In realtà parla solo il pazzo.

Avvicinati, non farti notare. Ti devo dire una cosa che è meglio non si sappia in giro. Non farlo così però. Aspetta che entriamo in quel bar, ci sediamo e fingiamo di conversare sul niente come tutti. Ecco, ci siamo quasi. Ascolta e non assumere strane espressioni, fai finta che ti parli del tempo. La cosa che voglio spiegarti sembra banale ma funziona. Ho scoperto come ingannare la morte. La Signora si fa prendere dall’abitudine, lo so. Il metodo perfetto per confonderla è quello di darsi una scaletta con poche cose da fare ogni giorno, in modo ripetitivo. L’abitudine crea assuefazione, crea attesa, e se ogni giorno fai quelle cose non muori mai. Lei suppongo veda solo alcune cose e non altre, come tutti noi del resto, che vediamo solo quello che vogliamo vedere. Non mi credi? Eppure io sono la prova vivente di quanto ti spiego. Non ti conviene prendermi per scemo o per pazzo. Vuoi morire forse? Io no! Sono assolutamente sicuro che se ogni giorno farò quello che ho programmato vivrò per quel giorno, e se il giorno dopo lo rifarò sarò ancora vivo pure il giorno dopo. È talmente banale che a nessuno è mai venuto in mente che potesse essere così semplice, neppure a chi da millenni cerca la vita eterna.

Lo so, Viz, è una stupidaggine enorme. Magari fosse tanto semplice distrarre la Signora. Del resto neppure è corretto darle un nome cose se fosse in qualche modo definibile come persona. Lo so, Viz, lo so.

                                                                                          Silvano C.©

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domenica 12 gennaio 2025

C’è qualcuno?

C’è qualcuno che ascolta in silenzio e fa in modo che le cose vadano comunque a finire nel modo giusto? Qualcuno che resta nell’ombra e che dona senza farsi scoprire, che ruba se necessario, che sposta una targa o un documento, che cancella un’immagine caricata ingenuamente in rete, che si fa notare in modo minaccioso solo da chi potrebbe fare del male ma che poi ritorna invisibile? Non lo so, non credo sia possibile se non occasionalmente. In molti è presente un senso di giustizia che diventa anche bisogno, ma la maggioranza resta ferma davanti a chi chiede, a chi ha veramente questa necessità. Sono tra gli ignavi, coraggioso raramente, generoso a gentile richiesta, non sono quel qualcuno. Ne conosco più generosi di me, più impegnati, più altruisti, più amici. All You Need Is Love. Ecco, alcuni ci sono, li ho visti, li conosco ancora. Altri li ho perduti per sempre. Magari anch’io fossi stato d’aiuto per altri, magari. Forse inconsapevolmente, magari egoisticamente anche io per bisogno di amore ho dato amore. Ciao, Viz. Qualcuno lo hai conosciuto pure tu, e in alcuni casi hai ridimensionato la mia opinione. Ora mi manca il tuo giudizio, la tua guida. Ma questo è noto.

                                                                                          Silvano C.©

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sabato 11 gennaio 2025

C’è nessuno?

La casa è fredda e vuota. La casa è gelida in tutti sensi. Da lontano non si vede alcuna luce accesa, mette tristezza solo ad avvicinarsi. Ritornando dopo essere stato invitato da qualcuno che lo ha fatto per darmi un aiuto mi ritrovo nelle condizioni precedenti la partenza, di nuovo. Eppure non era così poco tempo prima. Quella casa è stata ultimata su nostre precise indicazioni, modificando in parte e dove possibile il progetto originale. Poi tutto è sembrato crollarci addosso, non lo dimentico, abbiamo rischiato di rimetterci ogni cosa, e personalmente ho perso molta della mia tranquillità. In quegli anni qualcuno ha capito, qualcun altro no, ma per fortuna poi il tempo ha sanato le storture, quelle sono state superate, anche se abbiamo smarrito per sempre un periodo irripetibile. Anni dopo, per un po', ho capito che dovevo adattarmi alla tua assenza, farmene carico. L’ho capito ma non ci sono mai riuscito, mai. Anche oggi, passeggiando e rivendendo luoghi che conosco da tempo e che mi riportano episodi del nostro passato mi sei mancata. Ora, a essere sincero, la casa non è più fredda e vuota, si è rianimata, in parte. La cosa che mi manca ancora però è quando tornavi dal lavoro e entrando chiedevi: c’è nessuno? Ciao, Viz.

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venerdì 10 gennaio 2025

Assolutamente

Ci sono parole o modi di esprimersi destinati a essere superati dal tempo, come mode che nessuno ormai ricorda più. Un po' come certi costumi da bagno sfoggiati all’inizio del XX secolo dalle prime donne e dai primi uomini che si concedevano vacanze al mare. Restano tracce sempre più scolorite dell’espressione nella misura in cui, ma ormai chi l’utilizza si sente un po' isolato, e aggiunge qualcosa di più recente per non qualificarsi subito come superato. Mi sembra una forma di allungamento del brodo, che aggiunge parole ma non significato, nulla insomma. Faccio un altro esempio con una frase: ora vi mostro quella che è la porta d’ingresso del palazzo. Credo sia evidente che la parte in corsivo è inutile. E ancora, perché sui mezzi d'informazione si abusa assolutamente di assolutamente? Mistero glorioso, che trovo comunque molto legato ad una forma di pigrizia mentale ed espressiva. E io non sbaglio mai? Ma certo che sbaglio, assolutamente sì. Ciao, Viz. Mi manchi, eppure ti cerco.

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giovedì 9 gennaio 2025

Delocalizzare

Inizio io, è un gioco. Non è necessario realizzare veramente quanto si dice, semplicemente basta l’idea. A dire il vero ho notato che qualcuno lo fa già, e solitamente si tratta di una forma minima di vandalismo, come prendere un prodotto dallo scaffale di un supermercato e spostarlo altrove, su uno scaffale diverso. A voler rimettere in ordine può capitare, e mi è capitato, di prendere una scatoletta messa tra i detersivi e di andare a ricollocarla al suo posto. Vicino ho visto che ci stava, fuori posto anche quella, una lattina di birra. Rimettendo a posto pure quella ho ripercorso al contrario gli spostamenti del vandalo burlone, che ha creato fastidio ai commessi del supermercato, magari restando a vedere che effetto faceva la sua azione. Però non ho notato nessuno attorno, quindi le mie restano solo supposizioni. Ma ritorno al gioco, che definisco imprecisamente “delocalizzare”. Non sposterò alcuna produzione da un Paese all’altro, solo cose, piccoli oggetti e quello che mi verrà in mente o mi capiterà a tiro. Il primo esempio è la bicicletta appoggiata da qualcuno esattamente a ostruire un piccolo passaggio pedonale, ostacolando così anche chi deve passare con una carrozzina. Se arrivo a vedere questa situazione delocalizzo la bicicletta da dove stava, creando fastidi inutili, e l’appoggio un po' più lontano, all’altro lato della strada o dietro l’angolo. Magari il proprietario penserà che qualcuno l’abbia rubata e poi, forse, dopo averla trovata, capirà che l’aveva messa male e, si spera, eviterà di farlo in futuro. Chissà.

Un altro esempio? A casa di un amico spostare avanti di un mese il calendario. Scherzo stupido e destinato a durare poco.

E ora, ammettendo ovviamente che l’idea originale non credo sia mia, tu cosa delocalizzeresti?

Ciao, Viz. Questo solo con estrema leggerezza e senza prendermi troppo sul serio.

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mercoledì 8 gennaio 2025

Senza fine

Non è ancora stato scritto, nessuno ne ha avuto il desiderio o non ha mai vissuto tanto a lungo. Quanto esattamente? Per sempre, non un giorno di meno. Il libro (ideale) inizia in un momento preciso e racconta la storia di varie persone e di alcuni animali, cita situazioni e la narrazione di tanto in tanto smette di seguire il filone principale per affrontare altre vicende, altre storie, che si intrecciano con la principale e tra loro. Il libro ha una caratteristica unica, non arriva mai alla fine, segue giorno per giorno il lettore offrendo esattamente ciò di cui ha bisogno e desidera leggere, a volte lo stimola su temi che inizialmente vorrebbe evitare e poi lo conquista. Quando una vicenda si conclude i protagonisti continuano a viverne un’altra e non si arriva mai alla parola fine, ai ringraziamenti o all’indice. Il lettore che si è affezionato alla scrittura particolare dell’autore viene aiutato a passare ad altre modalità in modo quasi impercettibile, senza rendersene conto. Non prova mai il piccolo dolore di aver concluso un romanzo che ha amato perché il romanzo continua, e continua, e continua. Le vicende della ragazzina che si era finta tedesca e della gatta che amava la cucina giapponese proseguono, si trasformano nelle storie del barbiere cieco e del conquistatore di cuori. Capita che muoia uno dei protagonisti, succede anche nella vita, ma il romanzo continua perché altri arrivano a continuare o a modificare o a innovare quello che è stato iniziato. Tutto naturalmente nel bene e nel male, e senza mai finire. Il libro non si conclude neppure con la morte del lettore, altri lettori prima o poi arriveranno, e per loro potrà avere anche un diverso inizio, si adatterà ai nuovi tempi, e sarà sempre il romanzo senza fine che ancora non ho trovato. Ciao, Viz. 

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martedì 7 gennaio 2025

Son nuvole basse

Mi sveglio in una giornata che mi vuol confondere. Potrei essere in pianura, nella bassa da dove provengo. Invece so di essere tra i monti, e se non vedo le cime vicine so però che ci sono, solo sono nascoste alla mia vista. Se volassi probabilmente le vedrei spuntare dalle valli lattiginose, e non vedrei paesi e strade, e ugualmente sarei consapevole che questi ci sono, nascosti. Nebbie e nuvole forse, pur della stessa sostanza, avendo sapienza di sé magari indulgerebbero a sentimenti di superiorità e inferiorità? Dal punto di vista della posizione nello spazio la cosa sembrerebbe giustificata, salvo che, per tentare un’analogia impropria, il falco si sente sempre falco, sia in volo sia a terra. Allora cosa dovrebbe pensare la nebbia della nuvola che si trova a chilometri di altezza? Nulla, non pensa nulla, e magari sarebbe più saggia di me se avesse intelletto. Inutile poi intavolare un discorso simile con chiunque, si penserebbe peggio di me, molto peggio di quanto già si pensi ora. Saranno nuvole basse e nebbie alte allora, o saranno ciò che vorranno. Ciao, Viz. 

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lunedì 6 gennaio 2025

Qualcuno deve farlo…

Ebbene sì, pure io ho subappaltato molta parte della mia attività. In verità lo faccio da sempre ma è solo in tempi recenti che è divenuta una pratica di moda che, tra i suoi aspetti negativi, porta a una minor sicurezza sui posti di lavoro. Io però non ricorro a quest’opportunità per incrementare i miei guadagni o il mio giro d’affari e la sicurezza sul lavoro per me resta essenziale. Non ci guadagno nulla, solo concedo ad altri di usare il mio logo ma senza franchising, senza alcun contratto economico e col solo vincolo di rispettare la mia immagine. Questo metodo mi permette di arrivare ovunque possa servire nel modo migliore e con la massima attenzione per la soddisfazione dei clienti. È un sevizio personalizzato che da sola non potrei garantire, malgrado le leggende e la tradizione in merito raccontino altro. E del resto è chiaro se riflettete sul mio lavoro. Malgrado i tempi di preparazione a volte anche lunghi tutto deve svolgersi in una sola notte, quella tra il 5 e il 6 di gennaio, in coincidenza con l’arrivo dei Magi, pure loro da sempre legati all’idea del dono. Nel mio caso ci aggiungo pure altro, cioè l’attesa di qualcosa di desiderato, il senso del castigo o del premio, l’associazione a qualcuno che incute timore e rispetto, che ti osserva e ti giudica. Malgrado le battute sul mio conto, il fatto che vada in giro vestita con stracci e scarpe rotte e mi muova volando su una scopa, resto mitica. Se vuoi chiamami Befana.

Ciao, Viz. Sono passati anni da quando pure noi abbiamo rivisitato questa tradizione adattandola a noi. Sono stati anni memorabili, irripetibili.

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domenica 5 gennaio 2025

Auguri dopo

Ho ricevuto una busta rossa con un bel biglietto di auguri. L’ho ricevuta oggi e gli auguri erano per il Natale appena trascorso. Ora so quanto quegli auguri hanno funzionato, ho già vissuto quel giorno ed è stato un bel giorno. Questo biglietto è stato una sorta di certificazione anticipata di quanto sarebbe avvenuto. O questi auguri sono piuttosto da intendere come solo arrivati in ritardo? Propendo per la prima interpretazione perché sapevo che questo biglietto era quasi pronto il sabato prima di Natale e per una serie di circostanze è stato rallentato nel suo breve viaggio. Il biglietto poi mi è stato recapitato senza affrancatura, consegnato a mano ma senza suonare il campanello. Succedono anche queste piccole cose, non prive di significato. Ciao, Viz.

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sabato 4 gennaio 2025

La scelta delle foto

Le persone invecchiano, forse le foto lo fanno prima. Non avendo mai avuto miei ritratti dipinti olio su tela o su tavola non so dire di quelli, ma le foto mi bastano. Non mi riconosco nelle foto giovanili, non sono più così da decenni. Alcuni album che allora sistemai con le foto degli amici di un tempo ora non mi rappresentano più, per certi versi un po' me ne vergogno e un po' vorrei non aver mai scattato quelle immagini. Ma l’ho fatto, quelle gite sono avvenute, quei sorrisi un po' stupidi e un po' ingenui, giusto per la posa, sono stati immortalati. Ne conservo non solo le stampe coi colori che lentamente stanno virando, ma anche i negativi. In realtà un po' rimpiango quei tempi, anche se oggi li rivivrei diversamente. Intanto qualcuno muore e lascia le sue foto, le immagini che lo ritraggono nei momenti importanti, come il matrimonio, la nascita di un figlio o una festa di fine anno memorabile. Chi è ormai partito ora reste in vecchie foto, vecchie già quando era ancora qui. Ma perché continuo a scattare immagini, anche digitali? In alcune volutamente non inquadro nessuno, solo cose, paesaggi, edifici e loro interni. E poi mi ritrovo, smentendomi, a cercarti in alcune foto scattate quando tu eri con me e non ti ho inquadrata. Volevo che ci restasse la memoria comune di un luogo, di qualche bella giornata, di un viaggio in un posto dove non saremmo più tornati. Ed ora questa memoria è rimasta solo per me. Tu non ci sei fisicamente mentre mi capita di rivederle. E lui non può rivivere le stesse emozioni che vivemmo noi. Che complicazione scegliere se e come fare foto o addirittura smettere di farle. Ciao, Viz.

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venerdì 3 gennaio 2025

L’antro del carbone

C’era un luogo che ricordo con poca precisione anche se so dove si trovava. Ormai è sparito da decenni, al suo posto costruzioni recenti. Mi sono rimaste impressioni, non molto altro. Sembrava una caverna scarsamente illuminata, quasi un antro da inferno dantesco, e ci sono entrato una sola volta, forse due. Era il deposito sotterraneo del carbonaio, non molto lontano da dove un tempo viveva la mia famiglia. Da fuori appariva un edificio con un cortile non diverso dagli altri, come allora era normale trovare. Come si scendesse non lo ricordo più. Di carbone allora i miei ne facevano un uso limitato, costava abbastanza, mentre la legna in qualche modo riuscivano ad averla a prezzi inferiori, quindi le occasioni di andarci per me erano molto limitate. Chissà perché mi viene in mente adesso, forse perché l’associo ad alcuni timori infantili, come quello per la Befana. Sapevo che la Befana non esisteva, ne ero sicuro o lo credevo, ma quella sera del 5 gennaio non potei che nascondermi sotto il letto, anche su consiglio dei miei. In casa era entrata una vecchia vestita con stracci neri, un grosso sacco e una scopa. Non capii esattamente cosa disse né cosa risposero i miei, forse che ero stato abbastanza bravo. Come scoprii poi quella non era la Befana ma il giovanotto di una famiglia di vicini che quella sera aveva deciso di fare ai bambini questo scherzo, che in effetti con me riuscì perfettamente. Ecco cosa succede in questi giorni nei quali un tempo qualcuno riceveva carbone e qualche piccolo gioco. Ciao, Viz.

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giovedì 2 gennaio 2025

Lo squalo gentile

La cosa bella di possedere forza è la capacità di non usarla. Ogni altra declinazione non mi piace, ha difetti più o meno evidenti. Usare la propria forza è segno evidente che ogni altro mezzo si è rivelato inutile, che l’autorevolezza non è accettata, che le parole non sono state ascoltate, che si è perduta la pazienza rivelando così una propria debolezza. La situazione ideale sarebbe quella di possedere una grande forza ignota ai più, e malgrado questo vivere secondo le proprie idee, seguendo i propri desideri. Altre situazioni possono verificarsi, ovviamente, anche quella assurda di un ipotetico squalo che immagino improvvisamente dotato di una coscienza capace di superare i suoi istinti, compreso quello del predatore obbligato a uccidere per sopravvivere. Ecco, nella mia fantasia questo enorme pesce destinato da sempre a cacciare nuove prede si rende conto che così procura morte a chi non gli ha arrecato alcun danno. E decide di non predare più, perdendo poco a poco le sue forze e inabissandosi ormai senza vita verso il fondo. Chissà se questo ha un senso. Ciao, Viz.

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mercoledì 1 gennaio 2025

Un regalo

Sembra sia difficile fare il regalo giusto

Sembra anche che qualche regalo venga apprezzato tempo dopo, non immediatamente

La mia impressione è che con alcuni mi riesca più facilmente indovinare la cosa adatta, ma con tutti ciò che conta maggiormente è il tempo che vi dedico

Riflettendo, sapendo cosa piace alla persona che si vuole omaggiare, ricordando che in passato un dolce non è stato apprezzato mentre una bottiglia ha avuto più successo si può arrivare alla quasi perfezione

Si tratta anche di denaro, inutile negarlo, ma il denaro da solo è nulla. Ricordi quei regali costosi e incomprensibili che ci faceva tua cugina? Sembrava che il suo scopo fosse stupire, e in questo ci riusciva

Con te invece mi veniva facile, e se mi capitava di sbagliare avevi l’accortezza di non farmelo notare

Con me era ed è diverso. Non sono mai riuscito a fingere che qualcosa mi piacesse quando invece era il contrario

Servono anche un po' di sensibilità e di rispetto, serve gratitudine, serve una dose minima di buona educazione e, probabilmente, almeno un pizzico di amore. Amore sembra una parola grossa, ed in effetti lo è, ma è declinabile anche in sue porzioni apparentemente minori. L’amore ha mille forme, infinite gradazioni, si può indossare in ogni occasione e con tante persone. Ciao Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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