Conta il viaggio, non la destinazione. Se la destinazione fosse più importante allora noi vivremmo per morire, ma credo non sia quello il fine ultimo, anche se lo ignoro.
Molti hanno personificato la morte, l’hanno immaginata in vari modi, a volte come una signora che viene a trovarci nell’ultimo istante o come una giocatrice di scacchi.
Nelle danze macabre appare come uno scheletro. È impossibile per gli uomini non pensarci di tanto in tanto, anche se a tutti conviene rimuovere quel pensiero.
Spesso si associa all’amore, lo facevano i greci e prima di loro e dopo di loro. Chi l’ha incontrata di sfuggita per una persona perduta ha bisogno di amore e pure di sesso, di mangiare e di bere, di compagnia per sentirsi vivo, magari con il suono di un’orchestrina Jazz in sottofondo.
Nei nostri viaggi ho cercato i monumenti funebri, in Spagna come in Austria, ma sono stato attirato anche dai piccoli cimiteri attorno alle chiese in Alto Adige, in centro ai paesi, con le lapidi vecchie anche più di un secolo. I morti accanto ai vivi, qualcuno oltre il cancello e qualcun altro che passa vicino per andare a comprare il pane.
Della morte comunque non so nulla a parte il fatto che arriva per tutti, è una certezza che nessuno mette in discussione. Ciao, Viz. Tu non me ne hai mai detto nulla, eppure, forse, potresti.
Silvano C.©
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