C’era un luogo che ricordo con poca precisione anche se so dove si trovava. Ormai è sparito da decenni, al suo posto costruzioni recenti. Mi sono rimaste impressioni, non molto altro. Sembrava una caverna scarsamente illuminata, quasi un antro da inferno dantesco, e ci sono entrato una sola volta, forse due. Era il deposito sotterraneo del carbonaio, non molto lontano da dove un tempo viveva la mia famiglia. Da fuori appariva un edificio con un cortile non diverso dagli altri, come allora era normale trovare. Come si scendesse non lo ricordo più. Di carbone allora i miei ne facevano un uso limitato, costava abbastanza, mentre la legna in qualche modo riuscivano ad averla a prezzi inferiori, quindi le occasioni di andarci per me erano molto limitate. Chissà perché mi viene in mente adesso, forse perché l’associo ad alcuni timori infantili, come quello per la Befana. Sapevo che la Befana non esisteva, ne ero sicuro o lo credevo, ma quella sera del 5 gennaio non potei che nascondermi sotto il letto, anche su consiglio dei miei. In casa era entrata una vecchia vestita con stracci neri, un grosso sacco e una scopa. Non capii esattamente cosa disse né cosa risposero i miei, forse che ero stato abbastanza bravo. Come scoprii poi quella non era la Befana ma il giovanotto di una famiglia di vicini che quella sera aveva deciso di fare ai bambini questo scherzo, che in effetti con me riuscì perfettamente. Ecco cosa succede in questi giorni nei quali un tempo qualcuno riceveva carbone e qualche piccolo gioco. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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