martedì 7 gennaio 2025

Son nuvole basse

Mi sveglio in una giornata che mi vuol confondere. Potrei essere in pianura, nella bassa da dove provengo. Invece so di essere tra i monti, e se non vedo le cime vicine so però che ci sono, solo sono nascoste alla mia vista. Se volassi probabilmente le vedrei spuntare dalle valli lattiginose, e non vedrei paesi e strade, e ugualmente sarei consapevole che questi ci sono, nascosti. Nebbie e nuvole forse, pur della stessa sostanza, avendo sapienza di sé magari indulgerebbero a sentimenti di superiorità e inferiorità? Dal punto di vista della posizione nello spazio la cosa sembrerebbe giustificata, salvo che, per tentare un’analogia impropria, il falco si sente sempre falco, sia in volo sia a terra. Allora cosa dovrebbe pensare la nebbia della nuvola che si trova a chilometri di altezza? Nulla, non pensa nulla, e magari sarebbe più saggia di me se avesse intelletto. Inutile poi intavolare un discorso simile con chiunque, si penserebbe peggio di me, molto peggio di quanto già si pensi ora. Saranno nuvole basse e nebbie alte allora, o saranno ciò che vorranno. Ciao, Viz. 

                                                                                          Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 6 gennaio 2025

Qualcuno deve farlo…

Ebbene sì, pure io ho subappaltato molta parte della mia attività. In verità lo faccio da sempre ma è solo in tempi recenti che è divenuta una pratica di moda che, tra i suoi aspetti negativi, porta a una minor sicurezza sui posti di lavoro. Io però non ricorro a quest’opportunità per incrementare i miei guadagni o il mio giro d’affari e la sicurezza sul lavoro per me resta essenziale. Non ci guadagno nulla, solo concedo ad altri di usare il mio logo ma senza franchising, senza alcun contratto economico e col solo vincolo di rispettare la mia immagine. Questo metodo mi permette di arrivare ovunque possa servire nel modo migliore e con la massima attenzione per la soddisfazione dei clienti. È un sevizio personalizzato che da sola non potrei garantire, malgrado le leggende e la tradizione in merito raccontino altro. E del resto è chiaro se riflettete sul mio lavoro. Malgrado i tempi di preparazione a volte anche lunghi tutto deve svolgersi in una sola notte, quella tra il 5 e il 6 di gennaio, in coincidenza con l’arrivo dei Magi, pure loro da sempre legati all’idea del dono. Nel mio caso ci aggiungo pure altro, cioè l’attesa di qualcosa di desiderato, il senso del castigo o del premio, l’associazione a qualcuno che incute timore e rispetto, che ti osserva e ti giudica. Malgrado le battute sul mio conto, il fatto che vada in giro vestita con stracci e scarpe rotte e mi muova volando su una scopa, resto mitica. Se vuoi chiamami Befana.

Ciao, Viz. Sono passati anni da quando pure noi abbiamo rivisitato questa tradizione adattandola a noi. Sono stati anni memorabili, irripetibili.

                                                                                          Silvano C.©

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domenica 5 gennaio 2025

Auguri dopo

Ho ricevuto una busta rossa con un bel biglietto di auguri. L’ho ricevuta oggi e gli auguri erano per il Natale appena trascorso. Ora so quanto quegli auguri hanno funzionato, ho già vissuto quel giorno ed è stato un bel giorno. Questo biglietto è stato una sorta di certificazione anticipata di quanto sarebbe avvenuto. O questi auguri sono piuttosto da intendere come solo arrivati in ritardo? Propendo per la prima interpretazione perché sapevo che questo biglietto era quasi pronto il sabato prima di Natale e per una serie di circostanze è stato rallentato nel suo breve viaggio. Il biglietto poi mi è stato recapitato senza affrancatura, consegnato a mano ma senza suonare il campanello. Succedono anche queste piccole cose, non prive di significato. Ciao, Viz.

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sabato 4 gennaio 2025

La scelta delle foto

Le persone invecchiano, forse le foto lo fanno prima. Non avendo mai avuto miei ritratti dipinti olio su tela o su tavola non so dire di quelli, ma le foto mi bastano. Non mi riconosco nelle foto giovanili, non sono più così da decenni. Alcuni album che allora sistemai con le foto degli amici di un tempo ora non mi rappresentano più, per certi versi un po' me ne vergogno e un po' vorrei non aver mai scattato quelle immagini. Ma l’ho fatto, quelle gite sono avvenute, quei sorrisi un po' stupidi e un po' ingenui, giusto per la posa, sono stati immortalati. Ne conservo non solo le stampe coi colori che lentamente stanno virando, ma anche i negativi. In realtà un po' rimpiango quei tempi, anche se oggi li rivivrei diversamente. Intanto qualcuno muore e lascia le sue foto, le immagini che lo ritraggono nei momenti importanti, come il matrimonio, la nascita di un figlio o una festa di fine anno memorabile. Chi è ormai partito ora reste in vecchie foto, vecchie già quando era ancora qui. Ma perché continuo a scattare immagini, anche digitali? In alcune volutamente non inquadro nessuno, solo cose, paesaggi, edifici e loro interni. E poi mi ritrovo, smentendomi, a cercarti in alcune foto scattate quando tu eri con me e non ti ho inquadrata. Volevo che ci restasse la memoria comune di un luogo, di qualche bella giornata, di un viaggio in un posto dove non saremmo più tornati. Ed ora questa memoria è rimasta solo per me. Tu non ci sei fisicamente mentre mi capita di rivederle. E lui non può rivivere le stesse emozioni che vivemmo noi. Che complicazione scegliere se e come fare foto o addirittura smettere di farle. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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venerdì 3 gennaio 2025

L’antro del carbone

C’era un luogo che ricordo con poca precisione anche se so dove si trovava. Ormai è sparito da decenni, al suo posto costruzioni recenti. Mi sono rimaste impressioni, non molto altro. Sembrava una caverna scarsamente illuminata, quasi un antro da inferno dantesco, e ci sono entrato una sola volta, forse due. Era il deposito sotterraneo del carbonaio, non molto lontano da dove un tempo viveva la mia famiglia. Da fuori appariva un edificio con un cortile non diverso dagli altri, come allora era normale trovare. Come si scendesse non lo ricordo più. Di carbone allora i miei ne facevano un uso limitato, costava abbastanza, mentre la legna in qualche modo riuscivano ad averla a prezzi inferiori, quindi le occasioni di andarci per me erano molto limitate. Chissà perché mi viene in mente adesso, forse perché l’associo ad alcuni timori infantili, come quello per la Befana. Sapevo che la Befana non esisteva, ne ero sicuro o lo credevo, ma quella sera del 5 gennaio non potei che nascondermi sotto il letto, anche su consiglio dei miei. In casa era entrata una vecchia vestita con stracci neri, un grosso sacco e una scopa. Non capii esattamente cosa disse né cosa risposero i miei, forse che ero stato abbastanza bravo. Come scoprii poi quella non era la Befana ma il giovanotto di una famiglia di vicini che quella sera aveva deciso di fare ai bambini questo scherzo, che in effetti con me riuscì perfettamente. Ecco cosa succede in questi giorni nei quali un tempo qualcuno riceveva carbone e qualche piccolo gioco. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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giovedì 2 gennaio 2025

Lo squalo gentile

La cosa bella di possedere forza è la capacità di non usarla. Ogni altra declinazione non mi piace, ha difetti più o meno evidenti. Usare la propria forza è segno evidente che ogni altro mezzo si è rivelato inutile, che l’autorevolezza non è accettata, che le parole non sono state ascoltate, che si è perduta la pazienza rivelando così una propria debolezza. La situazione ideale sarebbe quella di possedere una grande forza ignota ai più, e malgrado questo vivere secondo le proprie idee, seguendo i propri desideri. Altre situazioni possono verificarsi, ovviamente, anche quella assurda di un ipotetico squalo che immagino improvvisamente dotato di una coscienza capace di superare i suoi istinti, compreso quello del predatore obbligato a uccidere per sopravvivere. Ecco, nella mia fantasia questo enorme pesce destinato da sempre a cacciare nuove prede si rende conto che così procura morte a chi non gli ha arrecato alcun danno. E decide di non predare più, perdendo poco a poco le sue forze e inabissandosi ormai senza vita verso il fondo. Chissà se questo ha un senso. Ciao, Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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mercoledì 1 gennaio 2025

Un regalo

Sembra sia difficile fare il regalo giusto

Sembra anche che qualche regalo venga apprezzato tempo dopo, non immediatamente

La mia impressione è che con alcuni mi riesca più facilmente indovinare la cosa adatta, ma con tutti ciò che conta maggiormente è il tempo che vi dedico

Riflettendo, sapendo cosa piace alla persona che si vuole omaggiare, ricordando che in passato un dolce non è stato apprezzato mentre una bottiglia ha avuto più successo si può arrivare alla quasi perfezione

Si tratta anche di denaro, inutile negarlo, ma il denaro da solo è nulla. Ricordi quei regali costosi e incomprensibili che ci faceva tua cugina? Sembrava che il suo scopo fosse stupire, e in questo ci riusciva

Con te invece mi veniva facile, e se mi capitava di sbagliare avevi l’accortezza di non farmelo notare

Con me era ed è diverso. Non sono mai riuscito a fingere che qualcosa mi piacesse quando invece era il contrario

Servono anche un po' di sensibilità e di rispetto, serve gratitudine, serve una dose minima di buona educazione e, probabilmente, almeno un pizzico di amore. Amore sembra una parola grossa, ed in effetti lo è, ma è declinabile anche in sue porzioni apparentemente minori. L’amore ha mille forme, infinite gradazioni, si può indossare in ogni occasione e con tante persone. Ciao Viz.

                                                                                          Silvano C.©

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