Silvano C.©
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Quando non si hanno problemi di alcun tipo è difficile capire che si sta vivendo un momento di felicità. Si vive e basta, non è necessario esserne consapevoli, non serve neppure raccontarlo, e ci si può dedicare a progetti, a sogni, si possono aiutare gli altri senza avvertire fatica. La felicità poi naturalmente subisce modifiche, sembra venire a mancare e se ne diventa consapevoli. Non posso generalizzare e pensare che per tutti avvenga così anche se le premesse sembrano queste. Ciò che diventa evidente è l’assenza, molto più della presenza. Però dovrebbe essere il contrario, cioè dovremmo essere consapevoli di quello che abbiamo, anche senza sicurezze del futuro, e neppure prendere in considerazione quello che manca. Le persone che se ne sono andare meritano ogni forma di ricordo ma, se ci hanno amato, non avrebbero mai voluto che il nostro dolore diventasse pesante e che la loro assenza fosse per noi un limite in più. Non so neppure come essere più chiaro, Viz. Certamente siamo stati felici, ma non sempre. Ciao, vedremo cosa succederà e intanto ho alcuni impegni che spero di poter onorare.
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Cerco leggerezza e la trovo con difficoltà
Mi distraggo, certo, ma col pensiero fisso che non mi molla
Mille domande, risposte poche
Nulla di nuovo tuttavia, nulla di mai visto, solo attesa
So che le cose succedono, belle o brutte che siano
So molte cose eppure a volte sono di un’ignoranza abissale
Non trovo parole migliori
Mi manchi, quello lo so
Ciao Viz. Vedremo cosa succederà
Silvano C.©
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Michele si lamenta che la vecchiaia è un peso insostenibile, che ogni piccola cosa costa enorme fatica, che si perde l’autonomia. È l’ombra dell’uomo forte che è stato.
Anna ha appena compiuto sei anni, vuole crescere in fretta, vuole fare quello che fanno i suoi fratelli maggiori e che a lei ancora non è concesso.
Luke si trova bene in Olanda, la comunità nella quale vive lo soddisfa e intanto sogna viaggi in tutto il mondo, magari cambierà attività per muoversi di più. Cerca luoghi o cerca amore?
Una coppia si reca in vacanza in Bretagna, intende staccare dal lavoro e non pensare per due settimane ai problemi che solitamente deve affrontare. Si può permettere un albergo di ottimo livello, trattamenti costosi e ristoranti che offrono menù ricercati.
Alle tante persone che incontro e sanno poco o nulla di me rispondo con un sorriso se posso, e a volte il sorriso è tirato. Tendo a dar peso a mille paure e preoccupazioni. Se non ne ho le invento.
Un sorriso aiuta, aiuta sempre.
Ciao Viz. Vedremo cosa succederà. Un sorriso.
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Dormire senza sognare, o quantomeno dormire senza avere l’impressione di continuare a vedere e fare e muoversi, come se si avessero gli occhi aperti e come se tutto fosse reale. Dormendo si sa che il cervello lavora comunque ma non sempre i sogni si ricordano o danno così tanto l’impressione di essere in sequenza precisa con gli eventi, come se si sognasse di non poter prendere sonno. Stranezze, fatti che avvengono, e la vita è strana a indagare quanto succede di tanto in tanto. Vorrei addormentarmi, seriamente, e svegliarmi solo per momenti belli, per incontri pieni di amicizia e condivisione, per l’amore o per volare sopra le difficoltà e le paure. Non ha senso condividere queste ultime, le paure, anche se è evidente che nessun altro le vivrà mai come si vivono in prima persona se non si sono avute in precedenza esperienze uguali. Si può condividere, certo, ma per alcune cose si è soli. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.
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Chiedi al vento, ma quello si allontana veloce e tu non riesci a sentire la sua risposta.
Chiedi all’eco, ma ricevi solo la tua domanda ripetuta.
Chiedi alle carte, all’oroscopo, alle stelle, ai dadi, ma la risposta è casuale.
Chiedi a chi conosce la risposta, ma non so chi possa essere.
Alla fine si tratta di probabilità e, in ultima analisi, anche di fortuna.
Perché so che vorresti sapere, ma ancora nessuno può dirti nulla di preciso.
Un tempo avevo certezze e mi prendevano in giro per questo, ora le ho perdute quasi tutte.
Quello che mi dispiace però è che ho perduto persone, e anche se so che è la vita è questo il suo aspetto che mi piace meno. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà.
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Lascia che ogni cosa trovi il suo posto nel tempo giusto. Non aspettarti che qualcosa torni dopo essere partita, anche se è consolatorio pensarlo. Il mutamento è una certezza, ma pure questa è provvisoria. Cosa ci sarà dopo il nulla, forse il nulla che ci ha preceduti? Da anni scrivo e immagino e proietto speranze e sogno soluzioni. Piedi ben fissati a terra mai, è più forte di me. Magari sarà debolezza, forse forza, vado a giorni alterni e, nello stesso giorno, cambio facilmente dal segno più al segno meno, tentando di non fermarmi sullo zero. Mi dico cose, me le faccio dire, evito di dirlo e mi nascondo come gli animali. Ciao Viz. Vedremo cosa succederà. Tu sai cosa mi passa per la testa, e forse passerà.
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Se non sai cosa dire, taci.
Se i pensieri che ti frullano in testa un po' ti spaventano, distraiti anche con stupidaggini.
Non iniziare mai discussioni se poi non ti va di portarle avanti o se ti pesa ricevere critiche o sentire opinioni diverse dalle tue.
Nel dubbio leggi un libro, magari trovi la risposta, non si sa mai.
Il futuro si può sempre cambiare, nessuno ancora lo ha visto quindi, quando succederà, potrai sostenere che lo hai cambiato rispetto a quello che non è mai stato.
In Sardegna ci tornerei con te, e anche altrove.
Cose senza senso, immagini slegate, foto dimenticate e diapositive scolorite. Sai cosa intendo.
Mi riempio da solo di consigli a me medesimo, che contano nulla, hanno solo lo scopo di non pensare, come forse si è intuito.
Ciao Viz. Arrivati a superare la metà di gennaio la primavera si avvicina. Poi ti racconterò.
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Parentesi. Quando faccio spesa e mi capita di trovare qualche scatolone che andrebbe buttato e che, per qualche motivo, a me torna utile, lo prendo. È una mia vecchia abitudine, gli scatoloni mi servono in casa per mille utilizzi. Ad esempio per la raccolta condominiale di carta e cartone mi permettono di raccogliere tutta la carta da buttare già confezionata per il bidone della differenziata
Negli ultimi tempi gli scatoloni sono diventati un’occasione di gioco e di tana più o meno provvisoria per lei. Lei, la gatta di casa, ama gli scatoloni nei quali può infilarsi specialmente se vi ho praticato fori adatti o per farla passare o anche solo per guardare fuori o tentare di artigliare qualche oggetto che le mostro e che le sembra possa sfuggirle.
È così, alla fine. Ognuno di noi, gatti compresi, ha come scopo quello di aiutare gli altri, secondo proprie facoltà e capacità. Ciao, Viz.
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I treni li vedo, passano e il rumore del loro passaggio è attutito dalle finestre isolanti, quelle che non avevamo quando c’eri tu, qui, a vederli passare. Le finestre sono state uno dei tanti mutamenti avvenuti dopo, solo uno tra molte modifiche apportate dal tempo alla vita che mi sta accanto, ora. I treni vanno verso nord, in direzione Trento, Bolzano, Brennero. Sino a Bolzano andammo assieme, col treno, quando ancora i biglietti si facevano alla stazione, quando ancora non mi sembra ci fossero le Frecce. Oltre Bolzano, in treno, mai. I treni vanno verso sud, verso Verona, poi verso Modena e Bologna. Vanno anche verso Ferrara, ma con maggiori difficoltà e tempi non ottimali. Tu il treno, da sola, lo hai preso molte volte per andare a Carpi, e io ti accompagnavo in stazione. Che nostalgia per quegli anni lontanissimi ormai. Ora i treni passano in continuazione, treni merci e passeggeri, italiani e stranieri, carichi di persone e cose. La nostra economia nazionale si potrebbe dedurre facilmente se potessi avere la lista completa di quello che entra ed esce dall’Italia attraverso il Brennero, non sarebbe completa come stima ma ne darebbe un’idea. Ora, lo confesso, penso ad altro. Penso a te, come ogni giorno, penso a me, penso a nostro figlio e penso a una gatta. È così, penso anche a una gatta, che in treno non è andata mai. Ciao, Viz.
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Meglio non dire
Sei stata maestra in questo
Il mio dialogo con te però non lo interrompo
Lo continuo a modo mio
Magari quando chiudo gli occhi
Ciao, Viz.
Silvano C.©
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Mutamenti ce ne saranno
Presto o tardi
Piacevoli o spiacevoli
Alcuni sono già avventi e non me ne sono accorto
Altri neppure li ricordo più, dovrei tornare troppo indietro nel tempo
Questa è la vita.
Lo so, Viz, lo so.
Silvano C.©
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Avvicinati, non farti notare. Ti devo dire una cosa che è meglio non si sappia in giro. Non farlo così però. Aspetta che entriamo in quel bar, ci sediamo e fingiamo di conversare sul niente come tutti. Ecco, ci siamo quasi. Ascolta e non assumere strane espressioni, fai finta che ti parli del tempo. La cosa che voglio spiegarti sembra banale ma funziona. Ho scoperto come ingannare la morte. La Signora si fa prendere dall’abitudine, lo so. Il metodo perfetto per confonderla è quello di darsi una scaletta con poche cose da fare ogni giorno, in modo ripetitivo. L’abitudine crea assuefazione, crea attesa, e se ogni giorno fai quelle cose non muori mai. Lei suppongo veda solo alcune cose e non altre, come tutti noi del resto, che vediamo solo quello che vogliamo vedere. Non mi credi? Eppure io sono la prova vivente di quanto ti spiego. Non ti conviene prendermi per scemo o per pazzo. Vuoi morire forse? Io no! Sono assolutamente sicuro che se ogni giorno farò quello che ho programmato vivrò per quel giorno, e se il giorno dopo lo rifarò sarò ancora vivo pure il giorno dopo. È talmente banale che a nessuno è mai venuto in mente che potesse essere così semplice, neppure a chi da millenni cerca la vita eterna.
Lo so, Viz, è una stupidaggine enorme. Magari fosse tanto semplice distrarre la Signora. Del resto neppure è corretto darle un nome cose se fosse in qualche modo definibile come persona. Lo so, Viz, lo so.
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La casa è fredda e vuota. La casa è gelida in tutti sensi. Da lontano non si vede alcuna luce accesa, mette tristezza solo ad avvicinarsi. Ritornando dopo essere stato invitato da qualcuno che lo ha fatto per darmi un aiuto mi ritrovo nelle condizioni precedenti la partenza, di nuovo. Eppure non era così poco tempo prima. Quella casa è stata ultimata su nostre precise indicazioni, modificando in parte e dove possibile il progetto originale. Poi tutto è sembrato crollarci addosso, non lo dimentico, abbiamo rischiato di rimetterci ogni cosa, e personalmente ho perso molta della mia tranquillità. In quegli anni qualcuno ha capito, qualcun altro no, ma per fortuna poi il tempo ha sanato le storture, quelle sono state superate, anche se abbiamo smarrito per sempre un periodo irripetibile. Anni dopo, per un po', ho capito che dovevo adattarmi alla tua assenza, farmene carico. L’ho capito ma non ci sono mai riuscito, mai. Anche oggi, passeggiando e rivendendo luoghi che conosco da tempo e che mi riportano episodi del nostro passato mi sei mancata. Ora, a essere sincero, la casa non è più fredda e vuota, si è rianimata, in parte. La cosa che mi manca ancora però è quando tornavi dal lavoro e entrando chiedevi: c’è nessuno? Ciao, Viz.
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Ci sono parole o modi di esprimersi destinati a essere superati
dal tempo, come mode che nessuno ormai ricorda più. Un po' come certi costumi
da bagno sfoggiati all’inizio del XX secolo dalle prime donne e dai primi
uomini che si concedevano vacanze al mare. Restano tracce sempre più scolorite
dell’espressione nella misura in cui, ma ormai chi l’utilizza si
sente un po' isolato, e aggiunge qualcosa di più recente per non qualificarsi
subito come superato. Mi sembra una forma di allungamento del brodo, che
aggiunge parole ma non significato, nulla insomma. Faccio un altro esempio con una frase:
ora vi mostro quella che è la porta d’ingresso
del palazzo. Credo sia evidente che la parte in corsivo è inutile. E ancora,
perché sui mezzi d'informazione si abusa assolutamente di assolutamente?
Mistero glorioso, che trovo comunque molto legato ad una forma di pigrizia
mentale ed espressiva. E io non sbaglio mai? Ma certo che sbaglio,
assolutamente sì. Ciao, Viz. Mi manchi, eppure ti cerco.
Silvano C.©
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Inizio io, è un gioco. Non è necessario realizzare veramente quanto si dice, semplicemente basta l’idea. A dire il vero ho notato che qualcuno lo fa già, e solitamente si tratta di una forma minima di vandalismo, come prendere un prodotto dallo scaffale di un supermercato e spostarlo altrove, su uno scaffale diverso. A voler rimettere in ordine può capitare, e mi è capitato, di prendere una scatoletta messa tra i detersivi e di andare a ricollocarla al suo posto. Vicino ho visto che ci stava, fuori posto anche quella, una lattina di birra. Rimettendo a posto pure quella ho ripercorso al contrario gli spostamenti del vandalo burlone, che ha creato fastidio ai commessi del supermercato, magari restando a vedere che effetto faceva la sua azione. Però non ho notato nessuno attorno, quindi le mie restano solo supposizioni. Ma ritorno al gioco, che definisco imprecisamente “delocalizzare”. Non sposterò alcuna produzione da un Paese all’altro, solo cose, piccoli oggetti e quello che mi verrà in mente o mi capiterà a tiro. Il primo esempio è la bicicletta appoggiata da qualcuno esattamente a ostruire un piccolo passaggio pedonale, ostacolando così anche chi deve passare con una carrozzina. Se arrivo a vedere questa situazione delocalizzo la bicicletta da dove stava, creando fastidi inutili, e l’appoggio un po' più lontano, all’altro lato della strada o dietro l’angolo. Magari il proprietario penserà che qualcuno l’abbia rubata e poi, forse, dopo averla trovata, capirà che l’aveva messa male e, si spera, eviterà di farlo in futuro. Chissà.
Un altro esempio? A casa di un amico spostare avanti di un mese il calendario. Scherzo stupido e destinato a durare poco.
E ora, ammettendo ovviamente che l’idea originale non credo sia mia, tu cosa delocalizzeresti?
Ciao, Viz. Questo solo con estrema leggerezza e senza prendermi troppo sul serio.
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Non è ancora stato scritto, nessuno ne ha avuto il desiderio o non ha mai vissuto tanto a lungo. Quanto esattamente? Per sempre, non un giorno di meno. Il libro (ideale) inizia in un momento preciso e racconta la storia di varie persone e di alcuni animali, cita situazioni e la narrazione di tanto in tanto smette di seguire il filone principale per affrontare altre vicende, altre storie, che si intrecciano con la principale e tra loro. Il libro ha una caratteristica unica, non arriva mai alla fine, segue giorno per giorno il lettore offrendo esattamente ciò di cui ha bisogno e desidera leggere, a volte lo stimola su temi che inizialmente vorrebbe evitare e poi lo conquista. Quando una vicenda si conclude i protagonisti continuano a viverne un’altra e non si arriva mai alla parola fine, ai ringraziamenti o all’indice. Il lettore che si è affezionato alla scrittura particolare dell’autore viene aiutato a passare ad altre modalità in modo quasi impercettibile, senza rendersene conto. Non prova mai il piccolo dolore di aver concluso un romanzo che ha amato perché il romanzo continua, e continua, e continua. Le vicende della ragazzina che si era finta tedesca e della gatta che amava la cucina giapponese proseguono, si trasformano nelle storie del barbiere cieco e del conquistatore di cuori. Capita che muoia uno dei protagonisti, succede anche nella vita, ma il romanzo continua perché altri arrivano a continuare o a modificare o a innovare quello che è stato iniziato. Tutto naturalmente nel bene e nel male, e senza mai finire. Il libro non si conclude neppure con la morte del lettore, altri lettori prima o poi arriveranno, e per loro potrà avere anche un diverso inizio, si adatterà ai nuovi tempi, e sarà sempre il romanzo senza fine che ancora non ho trovato. Ciao, Viz.
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Mi sveglio in una giornata che mi vuol confondere. Potrei essere in pianura, nella bassa da dove provengo. Invece so di essere tra i monti, e se non vedo le cime vicine so però che ci sono, solo sono nascoste alla mia vista. Se volassi probabilmente le vedrei spuntare dalle valli lattiginose, e non vedrei paesi e strade, e ugualmente sarei consapevole che questi ci sono, nascosti. Nebbie e nuvole forse, pur della stessa sostanza, avendo sapienza di sé magari indulgerebbero a sentimenti di superiorità e inferiorità? Dal punto di vista della posizione nello spazio la cosa sembrerebbe giustificata, salvo che, per tentare un’analogia impropria, il falco si sente sempre falco, sia in volo sia a terra. Allora cosa dovrebbe pensare la nebbia della nuvola che si trova a chilometri di altezza? Nulla, non pensa nulla, e magari sarebbe più saggia di me se avesse intelletto. Inutile poi intavolare un discorso simile con chiunque, si penserebbe peggio di me, molto peggio di quanto già si pensi ora. Saranno nuvole basse e nebbie alte allora, o saranno ciò che vorranno. Ciao, Viz.
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Ebbene sì, pure io ho subappaltato molta parte della mia attività. In verità lo faccio da sempre ma è solo in tempi recenti che è divenuta una pratica di moda che, tra i suoi aspetti negativi, porta a una minor sicurezza sui posti di lavoro. Io però non ricorro a quest’opportunità per incrementare i miei guadagni o il mio giro d’affari e la sicurezza sul lavoro per me resta essenziale. Non ci guadagno nulla, solo concedo ad altri di usare il mio logo ma senza franchising, senza alcun contratto economico e col solo vincolo di rispettare la mia immagine. Questo metodo mi permette di arrivare ovunque possa servire nel modo migliore e con la massima attenzione per la soddisfazione dei clienti. È un sevizio personalizzato che da sola non potrei garantire, malgrado le leggende e la tradizione in merito raccontino altro. E del resto è chiaro se riflettete sul mio lavoro. Malgrado i tempi di preparazione a volte anche lunghi tutto deve svolgersi in una sola notte, quella tra il 5 e il 6 di gennaio, in coincidenza con l’arrivo dei Magi, pure loro da sempre legati all’idea del dono. Nel mio caso ci aggiungo pure altro, cioè l’attesa di qualcosa di desiderato, il senso del castigo o del premio, l’associazione a qualcuno che incute timore e rispetto, che ti osserva e ti giudica. Malgrado le battute sul mio conto, il fatto che vada in giro vestita con stracci e scarpe rotte e mi muova volando su una scopa, resto mitica. Se vuoi chiamami Befana.
Ciao, Viz. Sono passati anni da quando pure noi abbiamo rivisitato questa tradizione adattandola a noi. Sono stati anni memorabili, irripetibili.
Silvano C.©
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Le persone invecchiano, forse le foto lo fanno prima. Non avendo mai avuto miei ritratti dipinti olio su tela o su tavola non so dire di quelli, ma le foto mi bastano. Non mi riconosco nelle foto giovanili, non sono più così da decenni. Alcuni album che allora sistemai con le foto degli amici di un tempo ora non mi rappresentano più, per certi versi un po' me ne vergogno e un po' vorrei non aver mai scattato quelle immagini. Ma l’ho fatto, quelle gite sono avvenute, quei sorrisi un po' stupidi e un po' ingenui, giusto per la posa, sono stati immortalati. Ne conservo non solo le stampe coi colori che lentamente stanno virando, ma anche i negativi. In realtà un po' rimpiango quei tempi, anche se oggi li rivivrei diversamente. Intanto qualcuno muore e lascia le sue foto, le immagini che lo ritraggono nei momenti importanti, come il matrimonio, la nascita di un figlio o una festa di fine anno memorabile. Chi è ormai partito ora reste in vecchie foto, vecchie già quando era ancora qui. Ma perché continuo a scattare immagini, anche digitali? In alcune volutamente non inquadro nessuno, solo cose, paesaggi, edifici e loro interni. E poi mi ritrovo, smentendomi, a cercarti in alcune foto scattate quando tu eri con me e non ti ho inquadrata. Volevo che ci restasse la memoria comune di un luogo, di qualche bella giornata, di un viaggio in un posto dove non saremmo più tornati. Ed ora questa memoria è rimasta solo per me. Tu non ci sei fisicamente mentre mi capita di rivederle. E lui non può rivivere le stesse emozioni che vivemmo noi. Che complicazione scegliere se e come fare foto o addirittura smettere di farle. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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C’era un luogo che ricordo con poca precisione anche se so dove si trovava. Ormai è sparito da decenni, al suo posto costruzioni recenti. Mi sono rimaste impressioni, non molto altro. Sembrava una caverna scarsamente illuminata, quasi un antro da inferno dantesco, e ci sono entrato una sola volta, forse due. Era il deposito sotterraneo del carbonaio, non molto lontano da dove un tempo viveva la mia famiglia. Da fuori appariva un edificio con un cortile non diverso dagli altri, come allora era normale trovare. Come si scendesse non lo ricordo più. Di carbone allora i miei ne facevano un uso limitato, costava abbastanza, mentre la legna in qualche modo riuscivano ad averla a prezzi inferiori, quindi le occasioni di andarci per me erano molto limitate. Chissà perché mi viene in mente adesso, forse perché l’associo ad alcuni timori infantili, come quello per la Befana. Sapevo che la Befana non esisteva, ne ero sicuro o lo credevo, ma quella sera del 5 gennaio non potei che nascondermi sotto il letto, anche su consiglio dei miei. In casa era entrata una vecchia vestita con stracci neri, un grosso sacco e una scopa. Non capii esattamente cosa disse né cosa risposero i miei, forse che ero stato abbastanza bravo. Come scoprii poi quella non era la Befana ma il giovanotto di una famiglia di vicini che quella sera aveva deciso di fare ai bambini questo scherzo, che in effetti con me riuscì perfettamente. Ecco cosa succede in questi giorni nei quali un tempo qualcuno riceveva carbone e qualche piccolo gioco. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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La cosa bella di possedere forza è la capacità di non usarla. Ogni altra declinazione non mi piace, ha difetti più o meno evidenti. Usare la propria forza è segno evidente che ogni altro mezzo si è rivelato inutile, che l’autorevolezza non è accettata, che le parole non sono state ascoltate, che si è perduta la pazienza rivelando così una propria debolezza. La situazione ideale sarebbe quella di possedere una grande forza ignota ai più, e malgrado questo vivere secondo le proprie idee, seguendo i propri desideri. Altre situazioni possono verificarsi, ovviamente, anche quella assurda di un ipotetico squalo che immagino improvvisamente dotato di una coscienza capace di superare i suoi istinti, compreso quello del predatore obbligato a uccidere per sopravvivere. Ecco, nella mia fantasia questo enorme pesce destinato da sempre a cacciare nuove prede si rende conto che così procura morte a chi non gli ha arrecato alcun danno. E decide di non predare più, perdendo poco a poco le sue forze e inabissandosi ormai senza vita verso il fondo. Chissà se questo ha un senso. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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Sembra sia difficile fare il regalo giusto
Sembra anche che qualche regalo venga apprezzato tempo dopo, non immediatamente
La mia impressione è che con alcuni mi riesca più facilmente indovinare la cosa adatta, ma con tutti ciò che conta maggiormente è il tempo che vi dedico
Riflettendo, sapendo cosa piace alla persona che si vuole omaggiare, ricordando che in passato un dolce non è stato apprezzato mentre una bottiglia ha avuto più successo si può arrivare alla quasi perfezione
Si tratta anche di denaro, inutile negarlo, ma il denaro da solo è nulla. Ricordi quei regali costosi e incomprensibili che ci faceva tua cugina? Sembrava che il suo scopo fosse stupire, e in questo ci riusciva
Con te invece mi veniva facile, e se mi capitava di sbagliare avevi l’accortezza di non farmelo notare
Con me era ed è diverso. Non sono mai riuscito a fingere che qualcosa mi piacesse quando invece era il contrario
Servono anche un po' di sensibilità e di rispetto, serve gratitudine, serve una dose minima di buona educazione e, probabilmente, almeno un pizzico di amore. Amore sembra una parola grossa, ed in effetti lo è, ma è declinabile anche in sue porzioni apparentemente minori. L’amore ha mille forme, infinite gradazioni, si può indossare in ogni occasione e con tante persone. Ciao Viz.
Silvano C.©
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