domenica 14 aprile 2019

il terremoto


Il terremodo a l’Aquila di 10 anni fa, quello dell’Emilia di quasi 9 anni fa, la tua partenza per l’ignoto ormai quasi 28 mesi fa, altre perdite e tante crepe, le paure e le speranze di tante persone che mi sono vicine e conosco… i terremoti dentro e fuori, destabilizzanti, da affrontare con coraggio e col sorriso, perché solo i grandi lo sanno fare, ed io non lo sono. Il mio viso è spesso scuro, e se sorrido è perché a volte dimentico, oppure fingo. Ma ammetto che a volte sorrido senza fingere e senza scordare, succede…

Ora non so dire se un lutto sia assimilabile ad un terremoto o se il terremoto non solo porti lutti, ma sia un lutto in sé. Pensavo che anche chi ripara come i meccanici, chi cura come i medici, chi recupera come restauratori probabilmente sa che il lavoro svolto è inutile, una battaglia di retroguardia per rallentare il tempo, mai per fermarlo. L’auto riparata ieri domani sarà da demolire. Il paziente curato poco tempo fa ormai non c’è più. La tela restaurata dopo l’alluvione tra qualche secolo sparirà perché rubata o finita in un incendio o semplicemente consumata dal tempo.

Accettare le assenze senza permettere che lo diventino è la vera sfida. Una piccola vittoria in una guerra nella quale perderemo, e dipende solo da noi se questo avverrà con l’onore delle armi. E, sopra ogni cosa, mi piace pensare che un ateo ed anarchico grande genovese abbia cantato: “che la pietà non vi rimanga in tasca”

Ciao, Viz, a volte straparlo, oppure sono allegramente un diversamente instabile.
                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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