Dopo
una giornata trascorsa al sole estivo che colpisce con forza si può trovare un po’
di vera pace sotto un albero, in una silenziosa biblioteca, in un vecchio museo
con le vetrine ottocentesche (se ancora ne troviamo), sulle rive di un torrente
alpino o dentro un vecchio cimitero.
Cercare
pace sulle sponde di un lago invaso dai turisti come noi illusi di trovar pace
malgrado i turisti che siamo noi non ha senso. Non c’è alcuna pace in quel
luogo, come non se ne trova su un sentiero alpino la domenica, dove si sale in
fila indiana (quando va bene e non c’è una strada asfaltata che porta in quota
allegri motociclisti e automobilisti). Non c’è pace neppure su una spiaggia
della Versilia o della Romagna, in particolare se è munita di ogni servizio e
comfort, a partire dall’immancabile collegamento Wi-Fi e dagli annunci con l’altoparlante.
Certi
cimiteri invece offrono esattamente questo tipo di pace, perché non è la morte
la sola rimasta a presidiare le tombe coperte di muschio e gli alberi che
dovrebbero essere più numerosi, perché è giusto che vi stiano anche loro, come
compagni di viaggio. Non tutti i cimiteri però sono adatti allo scopo, sicuramente
non dove regna su tutto il cemento e la smania del moderno.
Servono
le ragnatele, le formiche in fila indiana, i gatti che non lasciano soli chi se
ne è andato, gli uccelli che si ritrovano nascosti dalle fronde, le cicale ed i
grilli, le rare specie di felci e le tantissime erbe ingiustamente chiamate
infestanti mentre il loro intento è solo quello di non spezzare mai il legame
della vita e con la vita.
E
servono, talvolta, le mura, a dividere chi cerca un po’ di pace da chi, invece,
crede che la salvezza stia solo nel continuare a correre.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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