Seppellì con cura quel seme,
sotto lo strato giusto di terreno, dopo aver cercato ed infine trovato la zona
adatta sul pendio erboso che stava appena fuori dal paese, in una zona dove non
passava quasi mai nessuno.
Ogni giorno, da quel momento,
prese l’abitudine di passare e guardare dieci metri più in basso nell’attesa
che le prime foglioline spuntassero, e sembrava che non ne avessero alcuna
fretta.
Fu solo con la primavera
successiva che gli sembrò di vedere qualche cosa alzarsi dal terreno che lui
aveva preso a curare falciandone l’erba e controllando che non spuntassero
piante che potessero infastidirlo.
Tre anni dopo il giovane albero
era alto quasi quanto lui, e aveva un tronco dritto, ma ancora molto sottile.
In alto una sola gemma, che lui, nel momento giusto, potò.
La primavera che venne al posto
di una furono due le gemme, e durante l’estate si alzarono due rami
principali, dal suo albero. Lui li guardò, felice, e ad un certo punto mise un
piccolo pezzetto di legno per far separare meglio questi due rami.
E così per i due anni che
seguirono, mentre il mondo impazziva, lui pensava al suo albero. Lo guardava
crescere ed irrobustirsi, allargarsi ed aumentare in altezza, e diventare
sempre più forte.
Quando venne quella famosa
nevicata la pianta la sopportò senza alcun problema, e la primavera dopo sembrò
crescere ancora con più forza. Ormai lui aveva preso l’abitudine di andare
sotto le sue fronde, a leggere, o anche solo a pensare, a guardare la valle in
basso, o a scrutare il cielo, troppo lontano, ancora.
Lui iniziò ad invecchiare, mentre
l’albero era ormai una pianta possente, alta e con un’ombra che si allungava in
certe ore del giorno come se volesse esplorare i dintorni. E lui cominciò a
pensare che fosse giunto il momento giusto.
Con l’autunno appena iniziato,
col mondo sempre più impazzito, dopo aver vissuto, e bene, quello che doveva
vivere, guardò l’albero, e fu decisamente soddisfatto della sua pianta. Era
cresciuta come voleva, ed ora lo stava solo aspettando.
La lunga corda elastica che negli
anni si era preparata venne fissata ai due grossi rami. Lui la tese sin dove lo
permettevano le sue forze residue, la fissò con un nodo facile da sciogliere,
poi, la sera, che era di luna piena, andò a sedersi nel posto giusto, ed
attese.
La luna ad un certo punto si mise
esattamente dove lui l’aspettava, bella, grande, pulita e calma. Anche la luna lo
stava aspettando. Sciolse il nodo e partì, e nessuno ne seppe più nulla.
La logica avrebbe voluto che lui
si sfracellasse qualche decina di metri più in basso, ma la logica non serve a
spiegare come mai ora lui, la sera, dalla luna, ci guarda su questo nostro mondo
sempre più pazzo.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.