giovedì 7 agosto 2025

Chiamate il mio chirurgo

Vedemmo assieme quel film famoso, e quella frase viene pronunciata nella prima parte del film. Non la ricordo esattamente, forse sbaglio ma il senso è quello. Il chirurgo intervenne e l’eroe del film venne salvato, non abbandonato a cure approssimative come capitava solitamente al resto delle truppe. Il chirurgo chiamato nel ruolo di salvatore a risolvere un problema difficile che, se non affrontato correttamente, avrebbe portato alla morte. Questo anche noi lo capimmo, ma tardi, fuori tempo massimo. In tempi recenti ho rivisto il tuo chirurgo, e ho rivisto anche il reparto dove sei stata operata. Era il 2016, e molte altre volte ci sono passato, anche dopo che te ne sei andata. Ne sentivo il bisogno, come se parte di te fosse ancora in quelle sale, come se fosse possibile riavvolgere il tempo e farlo ripartire, anticipando le cose senza attese. Ancora adesso mi chiedo perché lo capimmo tardi, perché nessuno ci consigliò o ci indirizzò. Perché? So che non ha senso rifarmi questa domanda, che dovrei guardare avanti, uscire da questo loop che m’imprigiona da anni. Qualcuno me lo dice esplicitamente, ma ognuno di noi ha un suo metro per affrontare e distorcere a propria misura la realtà. Tu lo sai Viz, lo so bene.

                                                                                                    Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

mercoledì 6 agosto 2025

attesa

Mi dicono di fare cose, di prepararmi. Poi smentiscono e mi tranquillizzano. Poi mi danno tempi e consigli pratici. Poi mi ripetono i concetti come se non li avessi capiti e mi trattano un po' da stupido. Siamo nel caos comunicativo ma in parte li capisco, la situazione è seria ma non disperata, va affrontata con attenzione, senza allarmismi e senza far finta di nulla. In ogni modo le cose procedono, sia che mi agiti sia che rimanga tranquillo. E io tranquillo mai, mai stato tranquillo. In assenza di problemi sono sempre stato molto bravo a crearmene di inesistenti senza vedere le ombre che si avvicinavano da altre parti. Tu ne sai qualcosa, Viz, lo so.

                                                                                                    Silvano C.©

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lunedì 4 agosto 2025

Immagino di vivere

Sono metodico, immagino sia dovuto all’età, al bisogno di sicurezza e stabilità. Mi alzo relativamente presto perché ho alcuni doveri ma il tempo poi lo gestisco a mio modo, e lo spazio per me lo trovo sempre, anche troppo. Vedo meno persone di anni fa e immagino che pure questo sia dovuto all’età e a un’abitudine nel selezionare molto, venuta dopo anni giovanili nei quali ho esagerato in senso opposto. A volte mi bastano una o due persone, pochi contatti importanti, il resto so che non fa parte della mia natura. La colazione, un po' di social, una visita a trovarti, la spesa, a volte qualche passeggiata un po' più lunga, di recente più libri del solito, e altre forme di ricerca che non sempre poi mantengo identiche nel tempo. Di recente mi viene a volte un dubbio strano, indefinibile, che devo chiarire meglio, che devo indagare anche se non so come. Il fatto è che non sembra essere cambiato nulla dopo che te ne sei andata. Vabbè, lui si è laureato, la casa terremotata ci è stata riconsegnata, abbiamo comprato un’auto nuova, abbiamo cambiato infissi e caldaia, ho ritinteggiato parete dopo parete, sono stato varie volte a Stava, sono uscito molto a pranzo e a cena, un’amica è mancata l’estate scorsa, da tempo faccio controlli sanitari anche importanti, ma nulla di nuovo, come ti dico. A volte, so di essere assurdo, immagino di essere morto. Credo anche di sapere come e quando sono trapassato, poco dopo di te come è giusto che sia. Il fatto è che nessuno mi ha mai detto che sono morto. E se mi sono semplicemente sognato di essere morto, di vedermi al mio funerale, con attorno meno persone di quelle che erano venute a salutare te ovviamente, e meno lacrime? Possibile che mi ritrovi ancora adesso a camminare senza muovermi (perché non ci sono più) per vedere cose come se esistessero davvero, a stare dentro situazioni impensabili come una pandemia mondiale, un’invasione in Europa, una guerra in Medio Oriente, una in Africa centrale, un papa che viene dall’America e tanto altro. Eppure nessuno mi ha detto che sono morto, quindi immagino di vivere. Non ci capisco più molto, ma è così. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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domenica 3 agosto 2025

Quel poco che so

Conta il viaggio, non la destinazione. Se la destinazione fosse più importante allora noi vivremmo per morire, ma credo non sia quello il fine ultimo, anche se lo ignoro.

Molti hanno personificato la morte, l’hanno immaginata in vari modi, a volte come una signora che viene a trovarci nell’ultimo istante o come una giocatrice di scacchi.

Nelle danze macabre appare come uno scheletro. È impossibile per gli uomini non pensarci di tanto in tanto, anche se a tutti conviene rimuovere quel pensiero.

Spesso si associa all’amore, lo facevano i greci e prima di loro e dopo di loro. Chi l’ha incontrata di sfuggita per una persona perduta ha bisogno di amore e pure di sesso, di mangiare e di bere, di compagnia per sentirsi vivo, magari con il suono di un’orchestrina Jazz in sottofondo.

Nei nostri viaggi ho cercato i monumenti funebri, in Spagna come in Austria, ma sono stato attirato anche dai piccoli cimiteri attorno alle chiese in Alto Adige, in centro ai paesi, con le lapidi vecchie anche più di un secolo. I morti accanto ai vivi, qualcuno oltre il cancello e qualcun altro che passa vicino per andare a comprare il pane.

Della morte comunque non so nulla a parte il fatto che arriva per tutti, è una certezza che nessuno mette in discussione. Ciao, Viz. Tu non me ne hai mai detto nulla, eppure, forse, potresti.

                                                                                                    Silvano C.©

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sabato 2 agosto 2025

Io sono io, loro sono loro

Chi non è morto smetta di frequentare i morti. Letteralmente. Loro non sono dove andiamo a ricordarli, sono altrove, se sono. Quando saremo morti saremo tra loro, se saremo. Andare nei cimiteri solo una volta all’anno, ai primi di novembre, è ipocrita. Se ai morti si vuole stare vicini, questo sia per ogni giorno, oppure si lasci perdere, è meglio, alimenta solo il commercio di fiori, lumini elettrici e candele votive. C’è chi muove l’auto tre volte l’anno, una di queste è per il giorno dei morti. Dovrebbe demolire quell’auto, gli costerebbe meno pagare un taxi. E poi ci sono i migliori, quelli che all’inizio entrano al cimitero tutti giorni, proprio tutti, poi lentamente lasciano perdere, entrano sempre meno, e anche la cura delle loro tombe ne risente, chi osserva questi mutamenti lo nota. Non esiste una regola tuttavia, nessuna regola in questi comportamenti, il mio pensiero credo non sia condivisibile, ma non m’importa. Io sono io, loro sono loro. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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venerdì 1 agosto 2025

Come un libro

Si può raccontare andando avanti e indietro nel tempo, oppure alternare le vicende mantenendo corretta la successione temporale, o ancora utilizzare entrambi questi espedienti narrativi. Troppo semplice dire le cose rispettando la cronologia e senza cambiare il soggetto in continuazione, troppo semplice, la vita non è così elementare, e un libro o un film spesso usano questi artifici per mantenere l’attenzione del lettore o dello spettatore. La vita del resto sa mantenere l’attenzione con modalità che le sono sue, e non sempre chi vive una vicenda è consapevole di tutti i suoi retroscena, occorre indagare, chiedere, fare ricerche che non bastano quasi mai. A volte sono assurdamente allegro, e non ne ho motivo. Altre volte sono col morale a terra, immagino scenari negativi che semplicemente creo con la fantasia basandomi su informazioni incomplete. Quello che si pensa di vedere non è come appare, io stesso so di non essere come alcuni mi pensano. Solo alla fine qualcuno potrà tirare le somme, dire qualche parola conclusiva, ma solo qualche parola, nulla di più. Ho vissuto anni importanti accanto a te, posso permettermi di andare avanti e indietro nel tempo che abbiamo condiviso, rivedere persone che hanno avuto un ruolo per noi slegate dal momento storico, come se leggessi un libro. Ciao, Viz. Leggo spesso quei libri che ti regalai e che non ho ancora letto, oltre ad altri, perché so che nulla resta immobile.

                                                                                                    Silvano C.©

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