Che cosa strana è la gelosia nel significato
che io attribuisco al termine. Resta difficile e strana, bisogno di possesso forse,
o di un legame più esclusivo probabilmente. E questo solo dal mio punto di
vista soggettivo, certamente emotivo, ma non perché, come recita una
definizione ufficiale, io possa temere insidie da parte di rivali.
Eppure con te mi è successo e mi succede
ancora oggi, e mi capita in un luogo dove sembrerebbe assurdo e
contraddittorio. Da un po’ di tempo inizio a capirla questa mia ultima
deviazione, al limite del patologico. È il naturale sviluppo di quello che
fummo, la necessità di poter fare cose solo tra noi senza terze persone. Andare
ad esempio ad una fiera di paese o ad una mostra o in vacanza escludendo tutti
gli altri, o ritagliandoci un nostro spazio privato, da condividere magari
dopo, ma non completamente. Ed infatti neppure qui, dove continuo a raccontarti
cose, mi sembra il caso di scrivere di alcuni aspetti o momenti che, a rigor di
logica, non avrebbero nulla di veramente privato.
Non sarebbe giusto. Verrà il tempo o l’occasione,
di tanto in tanto, con qualcuno, ma non avverrà mai in modo totale.
Il luogo assurdo al quale accennavo è quello
che non mi piace nominare, che mi suona fastidioso e impietoso. Vengo spesso,
lo sai. Se posso anche più di una volta al giorno, e non mi costa niente. Pochi
passi, pochi minuti per arrivare e per poi restare un attimo, veramente un
nulla, e non ci sarebbe motivo logico per continuare a farlo, ma io ne ho
bisogno. E quando arrivo e vedo persone che si aggirano accanto a dove sei (o
non sei), oppure stanno a parlare tra loro a poca distanza, io rimango scostato,
non mi avvicino. Aspetto che si allontanino, mi infastidiscono, e solo dopo mi
posso muovere e restare una manciata di secondi. Non mi serve di più.
Poi proseguo, vado dove dovevo andare ma più
sollevato e leggero, e sento di non essere solo. Questa è la gelosia per me.
Silvano C.©
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problema se si cita la fonte, grazie)