Una
favola ci abitua a sognare, la pratica ci spinge a tentare, e poi, quando si è
in gioco, occorre rischirare. La pioggia cade e ci ricorda che i cicli
naturali non si sono ancora interrotti, che ci restano margini di umanità, magari
solo isole circondate da un mare in tempesta, ma reali, calpestabili, solide.
Se
chiudiamo una porta agli altri escludiamo per primi noi stessi, diventiamo
quasi sicuri che anche noi, in circostanze simili, saremo rifiutati. La pioggia
cade e bagna tutti, fa crescere le piante, scorre sul terreno curato e su
quello degradato, porta ricchezza o tragedia, ed il risultato sarà quello che
ci saremo costruiti prima.
La pioggia ci presenta il conto perché non ha alcuna
legge morale da seguire e tutte le nostre invenzioni culturali, se non saranno sufficientemente
solide, lei le travolgerà.
Non
so se esiste una via laica al cristianesimo, se il comunismo reale si può
immaginare diverso da quello noto, e se la scelta liberista può esistere
salvando anche l’umanità, non solo il capitale.
Vedo
che oggi piove, che qualcuno ha paura e si trincera, che qualcun altro fugge e
vorrebbe attenzione, ed io forse potrei uscire per camminare sotto la pioggia e rubare un po’ della sua forza inarrestabile; magari farmi anche bagnare, perché
non ho alcuna intenzione di accettare che tutto sia perduto.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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