Cosa
ci spinge a costruire monumenti, ad innalzare cattedrali ed edificare ville
magnifiche, ponti che uniscono ciò che la natura ha diviso,
grattacieli che si sfidano tra loro per primeggiare senza poter dire di aver
vinto l’ultima battaglia e ad ammirare piramidi, templi e moschee stupendi,
castelli nati per la guerra e ora celebrati come vere opere d’arte, e mura per
le città, e immensi cimiteri per ricordare i grandi e anche chi grande per
tutti non è mai stato, ma certamente per qualcuno sì?
Quello
che ci spinge a costruire celebra un desiderio di vita e di dedicare il nostro
lavoro a qualcuno, a volte obbligando i diseredati a costruire ed altre per
darci la soddisfazione di aver fatto personalmente, di aver lasciato un segno,
o forse per essere ricordati. La vita vuole essere ricordata, è nella sua
natura replicarsi e, quindi, pensare al futuro, invadere il tempo che non è
ancora arrivato con la sua forza, e prevedere le mutazioni adattandosi a loro ancor
prima che queste possano avvenire.
È
la vita che ci fa costruire i monumenti che ricorderanno noi o chi desideriamo
non venga scordato, ed è sempre la vita che obbliga ognuno a fare ed a trovare
uno scopo, un motivo, a proseguire, scordando in parte il passato ma allo
stesso tempo senza poterlo ignorare completamente.
La
vita è ottimista, accetta le sfide e le vince, tutte, una dopo l’altra.
Non
è detto che saremo noi i vincitori, sia chiaro; non c’è motivo alcuno per
pensare che noi abbiamo ragione e che alla fine avremo previsto ogni cosa.
L’ottimismo
in questo caso è nella forza vitale che spinge i singoli ad esibirsi in prove
assurde e talvolta perdenti, e, anche ad innalzare monumenti.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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