venerdì 16 settembre 2016

Lasciate ogni…



 
Questa storia non troppo recente è assolutamente vera, è stata riportata da tutti i maggiori quotidiani nazionali e anche da alcuni settimanali stranieri, e potrebbe avere come titolo:
Lasciate ogni speranza
Oppure, a piacere:
Promozione turistica creativa
Questo secondo titolo sembra un po’ troppo burocratico, e non mi piace molto, meglio il primo.

Ma non intendo farti perdere tempo in lungaggini, vengo alla storia, e cercherò di essere sintetico.

In una stretta gola attraversata dal torrente Chiestro, in alta Val Bibbiena, nel piccolo paese di 453 anime (residenti ufficiali alla data dei fatti, il luglio - agosto 1994) chiamato Al cius, ma meglio noto come Castel Fermo (lo dicono le segnaletiche stradali), durante l’estate tornavano sempre i valligiani emigrati per lavoro, e con loro anche alcuni, pochi, turisti, richiamati dalla sgangherata pro-loco, dal piccolo museo sulla coltivazione del granturco in alta montagna e dalle bellissime passeggiate che, prendendo Castel Fermo come campo base, si potevano effettuare nelle piccole valli vicine, a vedere le cascate, i boschi di conifere, le piccole baite ed i capitelli votivi che la devozione popolare nei secoli aveva sparso a centinaia tutto attorno.

In effetti i capitelli sono un’attrazione locale e al vicesindaco con funzioni di assessore al turismo (e con mandato sulla viabilità) la cosa, un bel mattino, sembrò un ottimo aspetto da valorizzare. Collezionali tutti, pensò come slogan da diffondere attraverso il piccolo spazio che l’amministrazione provinciale lasciava sul web alla sua piccola comunità. Neppure lui li aveva visti tutti, se doveva essere sincero, ma questo non era importante. Gli bastò trovare le foto dei due capitelli più interessanti e metterle nel microsito con lo slogan appena coniato che si sentì subito soddisfatto.

La domenica seguente, forse complice un blocco sulla statale che impediva di proseguire per altre località, nel paese notò una maggior presenza di auto con targhe di altre province o addirittura straniere, e ne fu molto orgoglioso. Il bar La primula, la pasticceria Parisienne e il piccolo ristorante Del Gobbo ebbero diversi clienti più del solito. Tuttavia per lo più i turisti occasionali dopo un breve giro in auto, senza neppure mettere un piede a terra, se ne tornavano da dove erano venuti.

Questo non va bene per la nostra economia, pensò. Bisogna fare in modo che chi arriva sia invogliato e visitare Castel Fermo, che si fermi insomma, almeno un po’. Convocò il bidello con funzioni di giardiniere del comune che curava, tra gli altri tre incarichi, anche la segnaletica, e fu molto chiaro: falli passare per la piazza, e poi per la Pieve, e falli arrivare a questi tre capitelli…

In tre giorni vennero attivati vari sensi unici, tra lo stupore dei residenti e degli ospiti estivi (che praticamente triplicavano la popolazione rispetto al periodo invernale). Alcuni si lanciarono in battute non molto benevole ma, la domenica seguente, le auto capitate in paese furono costrette a seguire il percorso obbligato pensato dall’assessore e realizzato dal bidello, e, per la miseria, molte posteggiarono e gli occupanti fecero due passi tra le vecchie case, entrarono al bar e chiesero cartoline del posto (che nessuno aveva pensato di far stampare). E pure il ristorante ebbe qualche cliente in più da servire.

Ma allora funziona! Nuova convocazione del bidello con funzioni di giardiniere del comune che cura, tra gli altri tre incarichi, anche la segnaletica. Bisogna fare ancora meglio. Hai carta bianca. 
Il sindaco, intanto, una donna, che non ne voleva sapere di definirsi sindaca perché secondo lei in quel modo le amiche la prendevano in giro, assisteva compiaciuto/a.

A volte però non tutto va come si vorrebbe. 
La prima domenica d'agosto del 1994 rimase scolpita nelle cronache di Castel Fermo. 
Sino alle 10 di mattina tutto procedette come sperato. Il traffico motorizzato di turisti seguì le indicazioni e visitò ogni angolo del paese, anche la stalla dei Malfatti e l’orto dietro la scuola. Poi la situazione all’improvviso precipitò. Alcune auto presero contromano diversi sensi unici, e il traffico si bloccò. Solo i turisti germanici, sempre molto attenti alle segnalazioni, non si misero a percorrere contromano le strade per le quali erano appena passati, in compenso si ritrovarono tutti (tre Golf, due Polo, un’Audi serie Alpina, una Seat e quattro Fiat) in una piccola radura nella parte alta del paese senza possibilità di uscita. Gli italiani, tutti, quando capirono che si trovavano in un vicolo cieco, fecero una vietatissima inversione a U. Anche due francesi ed un olandese seguirono gli italiani. Il risultato fu che nessuno, per almeno due ore, riuscì ad allontanarsi dal paese.

Tutte le donne ebbero il buonsenso di evitare parti prematuri, per fortuna, e nessuno ebbe malori, ma tutti si presero una solenne arrabbiatura. 
Tra i germanici c’era pure un giornalista in vacanza che quando tornò in patria non perse l'occasione e diffuse in fretta la notizia di come gli italiani siano inaffidabili, mafiosi e pure ladri (aveva pagato una bottiglietta di acqua al bar esattamente 400 Lire).

Ecco, la mia storia è finita.
Tu dimmi la tua, ma che sia storia vissuta come la mia, vera e sicura.
E non mi chieder del sindaco, e del suo vicesindaco.
Solo del bidello ti posso dire. È ancora bidello, ed ai ragazzini, se gli va, racconta ancora di quella domenica d’agosto, a loro che non erano ancor nati.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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