Non
è facile ma ci si abitua. Diventa una necessità che all’inizio si voleva
negare, o ignorare.
Normalmente
non sei benvista quando sei troppo vista, ma poi impari ad ignorare gli sguardi
ipocriti o che vorrebbero giudicare. Spesso è invidia. Talvolta è l’incapacità
di capire che non siamo tutti uguali. A volte è curiosità morbosa, segno che
qualcuno non ha capito nulla, e sta solo perdendo tempo.
Hai
sempre pensato che sia meglio parlare con un amico piuttosto che rivolgersi ad
uno psichiatra. Magari l’amico non ti può dare la ricetta per qualche
psicofarmaco, è vero, ma lui conosce le terapie alternative da usare, e per quelle
non serve la farmacia. E intanto lo fai.
Se
ti spogli e ti fai guardare magari qualcuno, o qualcuna, prova lo stesso
piacere che provi tu a mostrarti, identico e speculare. Non è sempre così,
ovviamente, sarebbe troppo bello se fosse vero, e l’incomprensione è sempre
possibile. E' un rischio calcolato.
Tu
ti spogli, o meglio, racconti, scrivi, e ogni volta cade un velo. La cosa
interessante, se ci pensi, è che a volte neppure tu ti sapevi così. E poi mica
ti spogli veramente, reciti. Chi pensa di vederti nuda non si rende conto della
maschera. A volte si rispecchia e crede di essere te. Ma se neppure tu sai veramente
chi sei, chi può illudersi di vedersi come se fossi te?
E
che tu finga e mostri solo il lato migliore è evidente. Non c’è nessuna che sia
meno naturale di chi sta nuda per mestiere, con pose studiate, a valorizzare un
lato, un punto, una mossa particolare. Questo produce un effetto solo se non inizi
ad analizzare la cosa in modo meticoloso, chirurgico, oggettivo.
Se
tu ti spogli e racconti sogni allora ti seguono tutti, a condizione di credere
in quello che mostri, o racconti. Se iniziano a dubitare, allora, anche sei
stai nuda, non ti credono più, il gioco è scoperto.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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