Spiace, lo confesso, non dire per
tanto tempo, non raccontare, eppure capita, o può capitare. Se non si è
obbligati per lavoro o per altri motivi a scrivere ogni giorno alcune righe
succede che non lo si faccia per vari giorni di seguito, come è avvenuto a me di
recente.
C’è sempre un motivo, ovviamente,
dietro ogni comportamento, a volte anche inconscio. Nel mio caso ne sono consapevole. La vita chiede attenzioni o ruba la concentrazione, toglie
o ridà la pace, è sempre mutevole, anche se sembra che si possa contare sulle
proprie abitudini.
Nulla di meno certo delle certezze.
Nulla di meno certo delle certezze.
In realtà scrivo, e leggo, o mi
guardo in giro, scopro persone e fatti che fanno parte del luogo dove vivo, e
che neppure quelli che hanno sotto il naso le prove di ciò che è avvenuto capiscono.
Ma non è una colpa, o se lo è allora è molto diffusa e condivisa. Non si ha mai
tempo per ogni cosa, e qualcuno sente il bisogno di trovare distrazioni perché il
tempo è troppo lento da far passare.
La distrazione la concepisco quando
è presente una delle due condizioni seguenti. La prima è che serva ad allentare
la tensione e permetta poi di riprendere con più energie. La seconda è che in realtà
non sia vera distrazione ma solo un modo per seguire propri interessi,
confessabili o meno.
Del resto il tempo presenta
sempre il conto, e per ogni moneta che ci lascia pretende una contropartita in
natura.
Ecco, la mente vaga e non mette a
fuoco un disegno preciso, quindi mi fermo, ed aspetto. È inutile annoiare. Meglio
studiare storia, o matematica, o economia, e cercare di interpretare la realtà
che ci muta le condizioni sotto i piedi mentre stiamo camminando, e così
facendo non capiamo neppure più in che direzione stiamo andando.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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