domenica 25 settembre 2016

E se l’Europa fosse già finita?




Ci ho creduto da sempre, malgrado le difficoltà che vedevo, malgrado il mio senso di inadeguatezza da italiano, malgrado da un certo momento in avanti secondo me si stesse allargando troppo e senza una condivisione esplicita di alcuni valori fondanti, malgrado tutto insomma.

Ora però inizio ad essere stanco, la misura ha superato il livello di guardia, non mi va di essere preso in giro da chi non ha la nostra cultura, i nostri beni artistici, la nostra inventiva e fantasia, e ci ruba ogni cosa, a partire dal Parmigiano-Reggiano chiamando in modo ridicolo una sua pessima imitazione Parmizan.

Ho iniziato a stancarmi non per le imposizioni di austerità, che ho ritenuto pure giuste, per certi versi (anche se in Italia alle misure di austerità non hanno mai fatto seguito quelle pur annunciate di maggiore equità e giustizia sociale) ma quando la Germania ha rifiutato di aiutare concretamente la Grecia, imponendo alla sua popolazione sacrifici indegni di un paese civile europeo.  

Non è stato l’Euro a farmi innervosire, o il gioco sporco di alcuni che ne hanno approfittato per alzare i prezzi senza che vi fosse il dovuto controllo,  ma la gestione esclusivamente bancaria e centralizzata della crisi economica, con soluzioni imposte peggiori del male da curare, e tutto a beneficio di alcuni paesi e a danno di altri.

Ho vissuto come una conquista personale le frontiere aperte, ne ho approfittato, è stato bellissimo, come giudico fantastico il progetto Erasmus. Allo stesso modo ora non mi vanno le frontiere chiuse, o i muri, o il problema dell’accoglienza dei profughi bellamente ignorato malgrado gli impegni internazionali di risolverlo. Stiamo regredendo ad una stagione pre-unione, alla stagione degli egoismi nazionalistici con i populismi che dettano legge per colpa dell’ignoranza e dell’interesse dei governanti europei. Tutti pensano al proprio paese, anche se è un paradiso fiscale con l’anima nera più della pece.

Mi sono stancato anche per colpa dell’europeista che si avvantaggia della propria posizione e non opera per la vera integrazione, malgrado a parole lo sbandieri in ogni occasione. È colpa di questo tipo di personaggi, diffusi in ogni paese, se la reazione poi è la protesta, il rifiuto, la risposta demagogica e populista.

Sono sempre più tristemente convinto che ignorare l’Italia, o un qualsiasi altro paese, in un momento di difficoltà oggettiva, sia la peggior cosa possibile. La Gran Bretagna se ne è uscita, tentando ancora di ottenere il massimo dei vantaggi e diventando di fatto un paradiso fiscale anche per le nostre imprese, che spostano in quel paese mai veramente europeo le loro sedi finanziarie. E non scordo il Lussemburgo e altri paesi che alla fine vivono sulle nostre spalle.  

Forse, dopo la brexit, dovremmo essere noi i prossimi ad uscire e sbattere la porta. Poi ci rimetterò io per primo, che non ho santi in paradiso o conti bancari in aree sicure e non posso proteggermi in alcun modo. Saremo sempre noi, i più deboli, a pagare ogni mutamento, ma anche ora stiamo già pagando, e non poco.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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