Non
ne abbiamo mai avuto bisogno, non ne abbiamo mai sentita la necessità.
Ci confidavamo le idee di fondo, e concordavamo. Su certi temi non abbiamo mai avuto il minimo dubbio sul come agire in determinate situazioni. Avevamo pure il conto cointestato, come quasi tutto il possibile. Quindi poi, quando mi chiesero, quando la burocrazia mi distrasse per troppi mesi con pratiche a volte logiche altre snervanti, risposi sempre che non avevi lasciato alcun testamento. Ancora oggi certe scadenze a lungo termine, ma mi piace pensarle come entità dotate di vita inorganica e con la coda lunga, mi inseguono.
Ci confidavamo le idee di fondo, e concordavamo. Su certi temi non abbiamo mai avuto il minimo dubbio sul come agire in determinate situazioni. Avevamo pure il conto cointestato, come quasi tutto il possibile. Quindi poi, quando mi chiesero, quando la burocrazia mi distrasse per troppi mesi con pratiche a volte logiche altre snervanti, risposi sempre che non avevi lasciato alcun testamento. Ancora oggi certe scadenze a lungo termine, ma mi piace pensarle come entità dotate di vita inorganica e con la coda lunga, mi inseguono.
Ora
la cosa mi pesa, un po’. Mi sento addosso la responsabilità di mantenere le tue
volontà che vanno ben oltre un qualsiasi particolareggiato e puntiglioso atto
notarile. Si avvicina a grandi passi il Natale, il terzo senza la tua presenza,
ed ho deciso, mi hai fatto capire, che è ora di mettere anche le luminarie sul
balcone. Un paio di anni fa, il 17 dicembre, non le accesi più. Un anno fa
neppure le esposi, rimasero in cantina. Quest’anno, porca miseria, basta. Devi rivederle,
devi poterle rivedere, ed un po’ festeggiare. Devo smettere di comportami come
se avessi il morto in casa, questo non lo hai mai accettato, quindi, certo di
rispettare le tue volontà mai scritte, accenderò le luminarie.
Per
tutto il resto, per quello che tu vorresti realizzare o definire o indirizzare sei
pregata di farti capire, ed io, cascasse tutto quello che deve cascare,
eseguirò. Se mi avessi detto di dare le tue scarpe nuove a qualcuno ora
sarebbero già consumate. Lo stesso per un libro, una giacca, un qualsiasi altro
oggetto tuo.
Ma non hai avuto il tempo (o forse sì ma non lo saprò mai) di immaginare il dopo di te. Mi fa male pensarlo. Se hai avuto questi sogni premonitori hai saputo tenermeli ben nascosti. Non hai ceduto alla debolezza che avrebbe rovinato alcune ore, poche ma importanti.
Ma non hai avuto il tempo (o forse sì ma non lo saprò mai) di immaginare il dopo di te. Mi fa male pensarlo. Se hai avuto questi sogni premonitori hai saputo tenermeli ben nascosti. Non hai ceduto alla debolezza che avrebbe rovinato alcune ore, poche ma importanti.
Quindi,
ora, sarà così. Io muterò il minimo indispensabile, non progetterò nulla di
innovativo se non sarò obbligato e comprerò ben poco di nuovo, come ad esempio libri di
recente pubblicazione, salvo le ovvie eccezioni. Per vestirmi ho troppo nell’armadio,
e mi fa piacere, poi, sapere che tu mi hai visto con quella particolare camicia
o giacca etc. Mi innervosisce consumare calze che tu mi hai regalato. E non
dirmi, per favore, che non ti parlo. Lo faccio ogni giorno, ti vengo a trovare
quando esco, con la luce del giorno o col buio della sera che scende. E mi
tornano alla mente momenti, tanti momenti, brutti, belli, difficili, ma che
rivorrei tutti indietro, perché tu eri qui, e mi dicevi di cosa avevi bisogno o
perché stavo sbagliando. Ora tento di ricordare e di mantenere la memoria non
solo nostra ma di tutti. Tento di far rivivere la storia comune, mi getto in
discussioni a volte senza speranza di spuntarla, ma lo faccio perché devo.
E sai perché devo, lo sai. Mi devo ubriacare e non pensare.
E sai perché devo, lo sai. Mi devo ubriacare e non pensare.
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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