La
farfalla, l’albero e la montagna.
La
farfalla stava sulla foglia dell’albero.
Lei
morì prima dell’autunno, quando poi quella foglia cadde.
L’albero
superò l’inverno, e tanti altri inverni sino a quando, dopo una bella estate,
venne abbattuto da un vento autunnale fortissimo.
Anche
per lui era venuta la fine, come per la farfalla decenni prima, come per le sue
innumerevoli foglie. La fine era venuta per tanti altri alberi prima di lui,
nelle stagioni passate. È un fatto naturale.
Eppure
la farfalla aveva pensato, lo raccontano in molti, che la foglia e l’albero
fossero eterni. La foglia c’era già da prima che lei arrivasse e sarebbe
rimasta dopo che lei se ne fosse andata per sempre.
L’albero
sapeva che la farfalla avrebbe vissuto poco, e che quindi la sua vita era
preziosa. Una vita breve, per molti insignificante ed ugualmente preziosa. E
sapeva che pure la sua vita, molto più lunga di quella della farfalla, avrebbe
visto spuntare innumerevoli foglie, stagioni dopo stagioni, sino all’ultima.
Non si aspettava di finire per colpa di quel vento tanto forte, era convinto di
avere davanti ancora tanti anni. E prima di morire aveva pensava alla montagna
sulla quale si era sistemato, e dove stava pure bene.
Quella
sì che era eterna, incrollabile, insensibile ai mutamenti. L’albero sarebbe
morto, prima o poi, ma la montagna no.
Ma
perché mi racconti questa storia, che oltretutto non è neppure originale?
Non
so, pensavo a Flatlandia…
E
cosa c’entra? Cosa vorresti dirmi? Esprimerti in modo diretto no?
Cerco
vie di fuga, spunti logici sul tempo flessibile non ad una sola direzione, una
quarta dimensione e magari una quinta, una sesta…
Perdonami
ma non ti seguo. Troppa confusione.
Hai
ragione, la confusione è l’unica certezza. Una farfalla che rivive all’infinito
la sua breve stagione che ogni volta è nuova e diversa, e attorno a lei nessuno
si rende conto che è andata via ed è tornata. Un quadrato che vorrebbe essere
un esagono e non sa che, altrove ma molto vicino, alcune sfere lo osservano. La
nuvola che cambia ogni istante ma è sempre nuvola, quella nuvola. E alcuni
morti che dopo anni, diversi anni, sembrano non essere mai andati via, e
cantano una canzone intelligente a questo mondo stupido. Tu chiamale emozioni,
o illusioni, e canta con Ophelia, se vuoi.
Ho
capito, ora ho capito, ti manca lei…
È
così. Mi manca Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.