Un
tempo ed uno spazio diversi, virtuali forse, reali anche, preferibili perché
desiderati, necessari come la pioggia, privi del dolore e che tuttavia non
scordano la memoria, perché quel tempo e quello spazio sono memoria.
Una
foto non mi basta, ma è una prova. Il ricordo non mi basta, ma è mio.
Sino
a quando qualcuno ci pensa, o parla di noi, o legge di noi, noi non ce ne
andiamo. Ed allora scusami, Viz. Io ti penso, e non solo io. Quindi sei viva. E
certamente lo sei in un tempo ed in uno spazio diversi.
Però
ho smesso di parlarti qui giorno per giorno, ogni giorno, è una mia colpa. Altri
così non sanno di te, in quel giorno. È un mio errore.
Forse
tu vorresti che evitassi questo dolore, forse, non lo so, non sono certo di
nulla.
Sicuramente
quando, tanti anni fa, ricordo il momento, nella mia camera oscura artigianale
ricavata in bagno stampai su carta sensibile quelle foto di mio nonno
ricavandole dalle immagine negative formato 135 che avevo scattato pochi anni
prima tu mi dicesti che mi stavo facendo male.
Già.
Tu che non entravi se non per dovere in un camposanto, e certamente non per
consuetudine. Eppure mio nonno, che molto amai, mi lasciò in pace, in qualche
modo. Lui aveva vissuto il suo tempo, aveva pagato anche troppo ma era arrivato
alla sua fine quasi naturale. La sua enorme perdita rientrò nell’ordine delle
cose. Poi persi nonna, mamma e papà, e fu ancora naturale. Doloroso ma
naturale.
Nel
tuo caso no. Ancora adesso questo non lo accetto come naturale, anche se lo è, o
mi dicono che lo sia.
Tu
resti, quindi. Ed io devo ritornare qui, un po’ più spesso.
Grazie,
ancora grazie, e ciao Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie