Io vorrei capire, ma a volte dipende anche dallo stato d'animo col quale mi pongo davanti alle questioni il livello di comprensione che posso raggiungere. Quindi c'è un livello emotivo, sempre, da considerare in ogni analisi che parte da me, visto il mio modo di ragionare. Con questa premessa prendo atto anche delle occasioni di dubbio, che ritengo parti essenziali di ogni tentativo di comprensione.
Mi chiedo come si sente un giovane dai 20 ai 30 anni davanti ad una situazione sempre più chiusa nei suoi confronti, non potendo contare sull'aiuto dei genitori, senza prospettive econonomiche, che sogna una casa sua ed una famiglia sua, che non può pensare di avere figli, o neppure di avere un'auto. Come si deve sentire un giovane in queste condizioni? E' lecito immaginare che possa perdere la testa in un momento di rabbia? Può commettere gesti inaccettabili, violenze gratuite contro persone o cose estranee alla sua condizione, solo come atto di ribellione senza speranza ad una società che non lo accetta, che racconta di capirlo, ma che poi nei fatti lo abbandona senza speranze, e vede gli anni passare, con i soliti che fanno carriera sfruttando scorciatoie antiche oppure nuovissime?
Io non so dare risposte. Sono contro la violenza, ma non sono nelle condizione di tanti giovani. Sono contro la violenza ma non sono contro chi chiede di non essere un precario a vita, e penso anche a mio figlio. Sono sempre più in difficoltà a dividere in positivo e negativo, con giudizi manichei. Resto senza modelli di paragone e di comprensione.
Io vorrei che i giovani non cadessero vittime di cattivi maestri o di demagogie.
Vorrei pure capire quanta violenza nasce istigata dal potere stesso, manipolata per distruggere il confronto sul progetto di società, per mantenere tutto come prima.
Silvano C.© Mi chiedo come si sente un giovane dai 20 ai 30 anni davanti ad una situazione sempre più chiusa nei suoi confronti, non potendo contare sull'aiuto dei genitori, senza prospettive econonomiche, che sogna una casa sua ed una famiglia sua, che non può pensare di avere figli, o neppure di avere un'auto. Come si deve sentire un giovane in queste condizioni? E' lecito immaginare che possa perdere la testa in un momento di rabbia? Può commettere gesti inaccettabili, violenze gratuite contro persone o cose estranee alla sua condizione, solo come atto di ribellione senza speranza ad una società che non lo accetta, che racconta di capirlo, ma che poi nei fatti lo abbandona senza speranze, e vede gli anni passare, con i soliti che fanno carriera sfruttando scorciatoie antiche oppure nuovissime?
Io non so dare risposte. Sono contro la violenza, ma non sono nelle condizione di tanti giovani. Sono contro la violenza ma non sono contro chi chiede di non essere un precario a vita, e penso anche a mio figlio. Sono sempre più in difficoltà a dividere in positivo e negativo, con giudizi manichei. Resto senza modelli di paragone e di comprensione.
Io vorrei che i giovani non cadessero vittime di cattivi maestri o di demagogie.
Vorrei pure capire quanta violenza nasce istigata dal potere stesso, manipolata per distruggere il confronto sul progetto di società, per mantenere tutto come prima.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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