L’opposizione sistemica e sistematica a volte è facile, anzi è sempre facile, per dirla tutta. Ci sono talmente tante cose che non vanno che lamentarsene, citando in modo dotto questo politico o quel poeta e pensatore magari, non può che attirare simpatia. Da giovane ne ho visti tanti così, più belli di me, più ricchi di me, più furbi di me, attorniati dalle ragazze che, a me, neppure mi vedevano (concedetemi questo linguaggio discutibile, a volte aiuta).
E ne vedo tanti pure ora, in tempi di rifiuto
generalizzato, di critiche ad ogni scelta possibile, di stupidità sdoganata dal
poter dir tutti la propria opinione quasi senza doverne essere responsabili. Alcuni
poi offendono pure, dicono vere e proprie falsità o scelgono di rifiutare il
potere in quanto tale o in quanto responsabilità e fatica di trovare soluzioni
condivise.
Recentemente ho avuto a che fare con una
situazione di negazione. Si rifiutava l’importanza di un particolare tema, si
negava che potesse avere una certa rilevanza, e la motivazione principale
sembrava esattamente che la documentazione su questo tema non fosse
sufficientemente presente in rete, a disposizione di tutti, e facile da
trovare.
Era vero, in parte. Non era facile trovare in
rete quanto richiesto, ma non era vero che il tema non fosse importante, o
almeno interessante. Dimostrarlo prima di tutto ha comportato lavoro, ore di
ricerca in rete e nel mondo reale, quello dei libri e delle persone in carne ed
ossa, degli edifici che crollano coi terremoti e del dolore che ci colpisce nel
modo più atroce.
Quella è stata la prima mossa, necessaria,
indispensabile. Di fronte ad una negazione prima occorre sempre capirla e
trovare argomenti per negarla (Logicamente negare una negazione significa
affermare). La seconda mossa è stata discutere. Affrontare di petto chi la
pensava diversamente sembrava essere una buona opzione, ma ha iniziato presto a
mostrare tutti i suoi limiti.
Ecco allora che si è rivelato molto utile il
dialogo, e cercare di evitare lo scontro, riconoscendo anche a chi la pensava
diversamente di avere una parte di ragione. A volte poi non serve neppure
riconoscere le ragioni dell’altro ed è sufficiente tenerle in
considerazione, dar loro dignità, pur non condividendole. Trasmettere l’idea
insomma che chi la pensa diversamente può aiutare a chiarirsi, a
cercare chiarezze, fonti, prove a sostegno.
A volte lo dimentico, ma non sempre. Esattamente
come dire sempre no non paga sempre.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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