sabato 15 novembre 2025

morire

Sino a quando non so

Magari domani

Magari anche dopodomani

Prima o poi finirà, come è destino per tutti

Ma non per tutti in identico modo

Qualcuno lo sa per tempo, non so se sia fortuna

Per altri è improvviso, alcuni dicono sia meglio

Chi parte e chi resta, in attesa di partire a sua volta

In attesa di rispettare impegni e fare le cose giuste

Per ricordare e andare avanti

Anche se, e lo penso da tempo, in alcuni casi sarebbe giusto andarsene assieme

La giustizia, tuttavia, non è di questo mondo, e del futuro non so nulla

                                                                                                  Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 14 novembre 2025

Valvestino

Oggi ricordo una breve gita da Riva del Garda verso Valvestino. Avvenne tra settembre e ottobre del 1978, quasi cinquant’anni fa. La giornata era di sole, il prato dove ci stendemmo per poco a prendere il sole era in leggera discesa e gli insetti non mancavano. Avevo guidato io la 127 che in quel tempo mi permetteva di muovermi come mi è sempre piaciuto. Fu la sola e unica volta che andai in quel posto che, tuttavia, mi rimase impresso anche per il seno nudo di Tiziana, orgogliosamente desideroso di sfidare il vento che forse arrivava dal lago di Garda. Eravamo io, Roberta e Tiziana. Poi, sempre Roberta e io, andammo un paio di volte a casa di Tiziana, ad Arco, a due passi dal ponte sul Sarca. Fu una stagione brevissima. Di lì a poco Tiziana avrebbe iniziato a frequentare un amico comune, e poi credo che i due si sposarono. Ora i ricordi si presentano in modo confuso alla porta e desiderano uscire per testimoniare quello che conservano. Poi forse lasceranno spazio ad altri, un giorno dopo l’altro. Ciao Viz, noi ci saremmo incontrati solo alcuni mesi più tardi.

                                                                                                  Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 13 novembre 2025

Un saluto

Sono speciale, lo so. Non è per falsa modestia che lo penso, piuttosto è che tutti lo siamo, a modo nostro e per qualcuno in particolare. In compenso nella mia iperselettività sono decisamente stronzo perché esagero e alla mia età, oltre al fatto che è difficile cambiare, non mi è possibile farlo retroattivamente. Ma non lo sono neppure troppo e ho ricevuto trattamenti ben peggiori di quelli che ho riservato ad altri. Ora sono in attesa, aspetto di avere notizie di lei ma non la chiamerò direttamente. Lei mi ha salutato in modo definitivo, aggiungere parole sensate mi sembra impossibile, e in quei minuti le ho detto solo poche cose. Le più importanti? Che le voglio bene e che ti saluti quando ti vede. Ciao, Viz.

                                                                                                  Silvano C.©

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mercoledì 12 novembre 2025

La parete

C’era una parete rivestita di piastrelle, in cucina. L’appartamento era, ed è ancora, al quarto piano in Via dei Disciplini, a Riva del Garda. Quella parete, in certe giornate invernali, era appannata per i vapori che si producevano all’interno e, non so esattamente come iniziò, ad un certo punto cominciarono ad apparire scritte, esattamente come avviene sui finestrini e sulla carrozzeria delle auto lasciate all’aperto che al mattino diventano a volte lavagne per parole o disegni di chi passa e col dito cede all’impulso di lasciare un pensiero. Fu una stagione breve, una sola stagione, ma quella parete ospitò filosofia e letteratura, algebra e malinconia. Fu un breve intervallo riempito dalla presenza di persone a volte importanti altre solo di passaggio, e alcune lasciarono qualche loro parola, per poche ore, su quella parete. Io fui tra quelli e non scattai mai alcuna foto di quelle scritte. È giusto così, quello che importa nella vita rimane nella memoria solo di coloro ai quali veramente interessa, che vi hanno dedicato un po' del loro tempo e poi hanno il dovere del ricordo. Non per le scritte, in questo caso, ma per le persone, molte delle quali pure tu hai poi conosciuto. Ciao, Viz.

                                                                                                  Silvano C.©

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martedì 11 novembre 2025

Errori possibili

Mi sento poco alla volta sempre più solo. Perdo lentamente le persone che non so e non posso e non voglio sostituire. Tu, invece, ritrovi chi avevi lasciato di qua dove resto e un po' t’invidio. Penso di essere malato gravemente nell’anima, non nel fisico, anche se è il fisico a sostenere la vita che conosco, l’unica della quale ho esperienza. L’altra vita è ipotetica, oggetto di fede e per alcuni di speranza, indimostrabile per via scientifica o con esperimenti ripetibili. Questa vita, mi dicono, è unica, e lo penso pure io. Tu, che da anni richiamo e interrogo, che mantengo a tua insaputa nel presente e che, nell’oggettivo, non mi rispondi mai, sei fortunata se le cose sono come qualcuno immagina. Cerca, se puoi, di parlar bene di me dove vale, e scorda le enormi stupidaggini che mi hai visto fare. Ho sbagliato, spero di non sbagliare anche su questo. Ciao, Viz.

                                                                                                                    Silvano C.©

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lunedì 10 novembre 2025

Basta uscire

Non esiste salvezza, morirai.

Certo, ma non oggi. Oltretutto la giornata volge al termine, e le probabilità diminuiscono col progredire delle ore.

Questo microdialogo non è mai avvenuto, è solo invenzione. Durante il giorno ho avuto un momento di tristezza, sentivo il peso della solitudine del quale sono in gran parte responsabile. Non ho accettato passivamente la cosa, sono uscito anche se avrei preferito stare seduto in poltrona a leggere. Mi ero riproposto una passeggiata senza meta, non pensavo neppure di venire a trovare te dove non sei. Ero già venuto il mattino, una volta al giorno, se posso, voglio passare, ma insistere non è giusto, forse neppure sano. Alla fine sono capitato dove i miei passi mi conducono solitamente e, davanti a un distributore automatico, mi sono preso un caffè. Dietro di me c’erano due ragazzi, uno altissimo ed uno più basso, immagino fratelli, non lo so. Per un attimo non ho capito cosa dicevano, ho pensato che forse li conoscevo, ma ho capito solo dopo che avrebbero voluto una cioccolata. Hanno chiesto pochi centesimi ad una signora che stava passando, ma lei ha cercato la moneta senza trovarla. Solitamente non lo faccio ma oggi ho dato al più piccolo le monete necessarie per due consumazioni, una somma ridicola. Questa cosa mi ha messo un po' di allegria. Sono uscito dal locale mentre il primo stava inserendo le monete, non so poi cos’abbiano preso. E io non sono diventato più povero. Ciao, Viz. A volte basta solo uscire.

                                                                                                    Silvano C.©

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domenica 9 novembre 2025

luci

Esiste, per me, un bisogno di luce, che si manifesta maggiormente quando quella del giorno diminuisce e le notti si fanno più lunghe. La cosa è condivisa da molti, immagino, altrimenti non si spiegherebbero le luminarie che iniziano ad anticipare il Natale forse troppo presto o, nei Paesi nordici, l’abitudine ad accendere piccole candele quando scende la sera per consumare il pasto della fine del giorno, e questo anche nel periodo estivo. In questo periodo le luci mi attirano, come i lumini dei cimiteri, i richiami discreti in certe vetrine e le finestre illuminate la sera, una delle mie debolezze da sempre. Ma anche in estate, quando si andava assieme alle sagre di paese o ai festival di partito, quel partito che con gli anni ha perso pezzi e sostenitori, e qui la tristezza non trova consolazione. Vorrei ricordare tutte le sere trascorse assieme illuminate in vario modo, anche dallo schermo di una sala cinematografica nella quale le immagini vengono mostrate dalla luce nel buio che circonda gli spettatori. Mille luci, attesa di festività che si avvicinano, un abbandono prima dell’ultimo Natale che tu non vivesti, quasi nove anni fa. La luce, in ogni sua forma, rappresenta la vita, la ricorda e la richiama, è un omaggio, un inchino rispettoso e da rispettare, allontanando le derive consumistiche e conservando solo il bello. Ciao, Viz, lo so, continuo a ripetere con parole diverse, da anni, le stesse cose.

                                                                                                    Silvano C.©

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