sabato 8 novembre 2025

Mai definitivamente

Chissà se è vero che nessuno parte mai definitivamente da nessun luogo. Se fosse così io sarei ancora a Capitignano perché ci passai alla fine degli anni settanta e ne ripartii in una calda giornata estiva. E allo stesso modo sarei, adesso, nei mille luoghi che vedemmo assieme. Ma sarei anche negli altri luoghi dove magari arrivai da solo, prima di incontrare te, o con altre persone. E quelle stesse persone sono anche loro presenti in qualche modo in quei posti. Ad esempio Roberta è ad Anterselva, dove andammo perché invitati grazie a lei mentre qualcun altro non ci avrebbe voluto, accettati solo perché avevamo l’auto per muoverci. Mi verrebbe da togliermi molti sassolini dalle scarpe, lo faccio spesso, ma è un esercizio inutile, sterile, che porta solo brutti pensieri, mentre Roberta merita solo pensieri belli. Pure tu condividi, Viz, lo so. E anche tu non sei mai partita definitivamente.

                                                                                                    Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 7 novembre 2025

Nessun dolore

Nessun dolore, nessuna inutile lamentela, rimpianti alcuni, certo, ma senza l’obbligo di farli pesare agli altri, irresponsabili di questo che mi succede e, pure loro, soggetti alle stesse leggi della vita. Non sono parole mie, le ho inventate, reinterpretate, rivissute e in parte ricordate. Da poco le ho telefonato, non sempre risponde subito ma oggi lo ha fatto. Aveva appena ultimato la flebo, le infermiere erano andate presto stamattina, e abbiamo parlato pochi minuti. Io sono stato breve, so che si affatica anche solo a rispondere al telefono, le ho lasciato dire quello che si sentiva, le ho raccontato un po' delle mie cose, piccole e per fortuna superabili nel breve periodo. Le ho chiesto del cane che hanno adottato, lei e la sorella, e lei mi ha raccontato dell’incontro avuto da poco con la dottoressa delle cure palliative. Siamo arrivati a questo punto. Occorre capirlo e accettarlo, le cure palliative servono a questo, sono un aiuto finale, un modo per andare altrove sapendolo e non sapendolo, con coscienza e incoscienza, con un equilibrio difficile da capire. Ciao, Viz. Oggi non so se provo dolore, sicuramente una grande tristezza.

                                                                                                    Silvano C.©

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giovedì 6 novembre 2025

Proiezione

Come saremmo stati tra vent’anni? Cos’avremmo visto, fatto, realizzato ancora?

Magari nulla di memorabile, pochi hanno il destino di essere unici in tal modo, ma per noi lo saremmo stati.

Allora telefonami tra vent’anni, parleremo anche di Dalla e di quello che avvenne prima d’incontrarti. Parleremo di vent’anni prima, di quello che facesti tu rispondendo alle mie curiosità, se vorrai. Il telefono adatto ancora non è in commercio, deve essere inventato. Adesso nessuno da peso ad alcune mie domande, non a quelle che ci riguardano, ma queste continuano a spuntarmi per caso e per testardaggine, di giorno o di notte.

Tra vent’anni neppure ci sarò più, le probabilità le conosco. Non sono certezze ma forniscono una proiezione di quello che avverrà. La fantasia può inventare ciò che non sarà, e se non si esagera non può far male. A condizione di vivere anche nel presente, perché alcune cose, alcune persone, contano. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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mercoledì 5 novembre 2025

Quanto lavoro inutile

Spesso non ci si chiede per quanto durerà e se è destinato a produrre effetti, si spera benefici, per poche o per molte persone. Per rimanere al mio caso ho costruito piccoli e grandi oggetti, come scatolette e mobili, ho tolto la carta da parati in un appartamento che poi è stato completamente ristrutturato/ricostruito dopo un terremoto, ho installato una ventola aspirante professionale in una cucina dove si abbondava coi fritti e che poi, anche a causa del suo rumore, è invecchiata inutilmente. Ho stampato e regalato fotografie analogiche. Mio padre ha costruito durante la sua vita per altri e poi per se palazzi e rimesse per auto, ha modificato a suo bisogno tutte le case nelle quali ha abitato, ha ordinato mobili su misura, ha ottenuto senza limiti di tempo due loculi in Certosa, a Ferrara, dove ora riposa con mia madre e con tutti i miei nonni. Un tempo queste concessioni erano possibili e si potevano ricevere solo per via ereditaria diretta ma non erano vendibili. Ora sono arrivati a me, e il compito di conservarne la memoria adesso è solo mio. Vedo una mole incredibile di lavoro umano quasi inutile o destinato a soddisfare esigenze limitatissime nel tempo. Circa nove anni fa comprai una sedia a rotelle per te, la usammo solo tre volte, tre volte in tutto. Anche quell’acquisto venne giudicato inutile, sprecato, avevi ancora poco da vivere, eppure anche ora, col senno di poi, giudico quel commento sbagliato, da stronzi. Avessi potuto avrei comprato pure altro, magari da farti usare anche solo una volta. E avrei anche costruito quello che in quel momento giudicavo necessario. Il concetto di lavoro utile ha molte interpretazioni, dipende dai punti di vista. Per il resto mi manchi, come allora, e mi spiace sapere che ti rivedo come ti penso io e non come eri nella realtà, ma su questo non ho potere alcuno. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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martedì 4 novembre 2025

Mondi solitari

Il mio mondo è piccolo, lo so, lo è sempre stato. A me bastano poche persone, non mi serve una visibilità ampia e generalizzata. Un solo amico di riferimento è stato fondamentale in alcuni anni per la mia crescita, per il mio appagamento. Altri amici erano importanti, ma avevano un ruolo di contorno. Alla lunga posso dire che non l’ho capito, o che lui non ha capito me. Piuttosto lui mi aveva capito e parzialmente frainteso. Ha avuto ragione, non lo nego, eppure mi ha ferito interpretando diversamente alcuni miei atteggiamenti. Per lui ho pianto, quando quel periodo finì. Gli ho scritto, poi, sbagliando magistralmente; alcune cose vanno dette, mai scritte. Occorre guardarsi negli occhi e aggiustare il tiro per non spingersi oltre. Nel mio piccolo mondo del resto avevo cercato ben prima, e quello che avevo trovato non mi bastava, inoltre ero inadeguato, insufficiente, abbozzavo per evitare la solitudine, accettavo ciò che ora non accetto più. Tu hai reso grande il mio mondo, mi hai fornito chiavi di lettura che non mi appartenevano, te ne sei andata ormai quasi nove anni fa ma il mio mondo da allora non è più rimasto piccolo, è diventato a misura mia. Adesso esprimere sino in fondo alcune emozioni mi è impossibile, in fondo siamo tutti soli. Ciao, Viz.

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lunedì 3 novembre 2025

Sei irraggiungibile

Elenchi del telefono, ne usciva uno nuovo ogni anno, e per un po' anche il nostro numero fu su uno di quegli elenchi. Ne conservo uno del 2017-2018, tu eri già partita, e dopo di quello hanno smesso di arrivare. Per anni gli elenchi avevano allegato uno stradario, TuttoCittà ad esempio, utile per orizzontarsi e trovare una via. Ma era una vita fa, il cartaceo adesso non si usa più, tutti chiedono ai telefoni intelligenti e si affidano alla ricerca digitale. Non si perde più nessuno, tutti sanno dove vogliono andare e forse ne ignorano il perché. Non conoscono il piacere di smarrirsi e scoprire quello che cercavano ma non avevano idea di come chiederlo. Così si perdono mille amori possibili e amicizie che aspettano, luoghi incantati che restano nascosti dalla nebbia che abbiamo fatto scendere pensando che tutto, invece, sia a portata di mano. È come partecipare a un viaggio organizzato perfettamente, garantito dalla partenza all’arrivo con un eventuale rimborso per le sorprese sgradite. E invece io voglio ancora perdermi, anche se lo faccio sempre meno perché mi allontano poco dai miei soliti percorsi. Non uso un navigatore perché il mio telefono non è intelligente come quelli più recenti, si accontenta di farmi fare telefonate o di riceverle e il solo lusso che mi concede sono i piccoli messaggi di testo. Però anche il mio telefono a suo modo è moderno e non si trova su nessun elenco telefonico. Pure il tuo numero non si trova sugli elenchi, ma lo conservo io, anche se chiamandoti risulti non raggiungibile. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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domenica 2 novembre 2025

Perfezione

All’inizio è norma aggiungere, integrare, entrare in nuove e prima sconosciute relazioni, aprirsi al mondo, perché questo è obbligo per vivere. Poi, ad un certo momento per ognuno diverso, questa crescita raggiunge il suo massimo relativo, sempre modificabile e completabile, ma comunque rallenta e inizia un percorso idealmente quasi orizzontale. È l’età di mezzo, per alcuni. Infine arriva la parte discendente dell’immaginaria gaussiana, perfettamente logica e naturale in una vita per definizione finita. C’entra la felicità? Magari, ma non lo so. In ogni momento sono possibili gioie e dolori, delusioni e soddisfazioni, sino all’ultimo respiro. La perfezione ultima si raggiunge con una sequenza di sottrazioni, non necessariamente rinunce, piuttosto aggiustamenti. Come la giovinezza anche la vecchiaia non è una situazione patologica e ha le sue regole. Mutano i modelli e i parametri, aumenta la memoria e diminuisce il completamento, viene naturale fare a meno di certe opzioni e, con dolore, si deve dire addio alle persone care che se ne vanno. Anche gli altri, dopo, rinunceranno a noi, lo dovranno fare pur conservandoci nella memoria. Ciao, Viz.

                                                                                                    Silvano C.©

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