sabato 5 luglio 2025

Perdersi non è da tutti

Non tutti i labirinti sono statici ed euclidei dicevo ieri, sarebbe troppo facile. In poco tempo, appreso il segreto, nessuno si perderebbe più, né a Bologna, come cantava Lucio Dalla, né su un sentiero nel bosco di notte, senza luna e senza segnali per orientarsi. L’importante è sempre non perdere la calma. Capito questo, e dopo aver applicato correttamente le regole, anche quella preventiva di non fare idiozie, se ne esce. Se invece il pericolo non si valuta con la dovuta cautela i guai possono arrivare, e non serve a nulla sapere come si esce da un labirinto. A volte penso che i bambini forse sanno già tutto e, con gli anni, crescendo, dimenticano e iniziano a fare idiozie. Un bambino si nasconde ma mai troppo, vuole essere trovato, è quello il bello del gioco. L’adulto che si nasconde potrebbe invece avere intenzioni pericolose. I bambini che giocano al dottore non arrivano mai oltre il loro limite, seguono la curiosità e la condividono, è un gioco alla pari senza le brutture che solo gli adulti creeranno. Anche i bambini possono esagerare tra di loro, a volte sfiorano la cattiveria, ma anche in questo caso ritornano al loro posto se richiamati nel modo giusto, capendo come ci si sente dall’altra parte. Forse in un labirinto si perdono perché se il gioco è quello occorre anche saperlo accettare. Intanto ti confesso che un po' pure io mi sono perso, non so se è grave. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 4 luglio 2025

Nel labirinto

A volte sembra non ci sia via d’uscita, ma c’è. Magari non è la soluzione sperata o cercata, non è quella ideale, ma c’è. Quasi sempre esistono alternative o scelte diverse, e anche la non scelta è una di queste. Capita che alcune situazioni si risolvano da sole, senza un intervento diretto e volontario. Uno dei problemi è l’attesa, il non sapere. È un po', rovesciando l’analogia, come stabilire la meta del viaggio e pensare che sia la cosa più importante. In realtà quello che conta è il viaggio, e il punto di arrivo può anche cambiare mentre si viaggia, cioè decidere in seguito che si vuole arrivare altrove o trovare un luogo che si preferisce a quello programmato all’inizio. La vita è imprevedibile, nel bene e nel male, e solo alcune scelte sono in effetti lasciate totalmente alla nostra volontà. Io conosco la regola che permette di uscire da ogni tipo di labirinto euclideo a due dimensioni, quelli ad esempio che si trovano in certi parchi o giardini di grandi ville. La regola è persino banale, a pensarci. Magari compiendo un percorso più lungo di quello ideale si esce sempre se si decide, all’inizio, di mantenersi a contatto con il lato destro del percorso. Oppure si può scegliere il lato sinistro, non fa differenza, l’importante è, fatta la scelta iniziale, non cambiarla mai durante tutto il tragitto. Se si desidera restare intrappolati è sufficiente ogni tanto cambiare tra destra e sinistra o viceversa, e neppure Arianna in quel caso potrebbe aiutare. Non so cosa avverrà, Viz. Non tutti i labirinti sono statici ed euclidei.

                                                                                                       Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

mercoledì 2 luglio 2025

dopo mezzanotte

 Dopo mezzanotte succederà qualcosa, non so dove né quando, ma sicuramente succederà qualcosa.

Una falena finalmente smetterà di cercare la luce, perché quella si spegnerà.

Qualcuno tradirà, la notte fa questi scherzi. Poi forse lo confesserà o magari invece preferirà mantenere il segreto, chissà cosa è meglio.

I lumini notturni resteranno accesi perché in quei posti solitamente non avviene nulla durante la notte e nessuno aspetta l’alba per alzarsi. Forse però si muoveranno i gatti.

Qualche uccello notturno lancerà ancora il suo richiamo, e in lontananza chi è sveglio lo sentirà.

I sogni porteranno tanti di noi in luoghi mai visti oppure ci costringeranno dove temiamo di andare e magari, lentamente, ci faranno fuggire da qualche minaccia, ma lentamente.

Chi vive, e vuol sentirsi vivo anche così, non vorrà tornare a casa, rimanderà il momento per salutare gli amici, cercherà qualche locale aperto, camminerà forse da solo per le strade quasi deserte. Qualche rara finestra illuminata attirerà la sua attenzione e gli farà immaginare le vite degli altri.

Nei giardini nessun bambino, assolutamente nessuno. Da ore se ne sono andati e gli animali notturni vagano sotto i lampioni. In certi casi è meglio starne lontani.

Non so cosa avverrà, so che mi mancherai se ti penserò. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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Non merito tutto questo

Non merito tutto questo, sono sicuro di non aver fatto nulla per poter avere ogni tanto qualche momento di spensieratezza, di felicità strana, di ricordi addolciti dal passare degli anni.

Non ho fatto nulla per meritarti, sei arrivata forse per caso.

Non ho meritato molte amicizie, che col tempo ho curato sempre meno, in questo ho colpe e non meriti.

Nell’ingiustizia casuale che domina su tutto ho avuto fortune che ad alcuni non sono toccate. Sono nato in un certo tempo, in un certo luogo, con i miei genitori e con le mie prime esperienze che ormai non ricordo più. E c’è stato anche un momento nel quale ho maledetto l’essere nato, non l’avevo chiesto. Sono stato un idiota.

Delle mille cose belle, o che per me lo sono state, devo ringraziare chi me le ha rese possibili, e sono stati tanti.

Delle disgrazie, delle brutture, dei dolori e delle malattie non so dire, forse tutto questo invece me lo merito, alcune cose le ho cercate o le ho causate. Non serve dire che un po' mi vergogno e non confesserò mai tutto, ma questo me lo merito.

Sei stata un regalo, una cosa unica, imperdibile e indimenticabile. Come potrei scordare il lungo tratto di via assieme? Spero di aver ricambiato almeno in parte, anche solo in parte. Se dovessi giudicarmi non mi assolverei. Me questa è solo una mia idea. È il destino che mi è toccato, e che in parte non ho meritato. Ciao, Viz. Solo gratitudine.

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martedì 1 luglio 2025

Sul Licabetto

Se ci penso ancora mi scappa un sorriso. Sempre, quando lo ricordavamo, sorridevamo di quell’impresa. Sono sicuro che se puoi sorridi ancora. Eppure sulla carta, quando forse fui io a proporlo e tu comunque condividesti, l’idea ci sembrò quasi geniale. Giudicavamo abbastanza incredibile che quasi tutto, ad Atene, facesse riferimento all’Acropoli e quasi nulla al Licabetto, superiore per altezza alla stessa e più nota Acropoli. E allora perché non spingerci, in una giornata di caldo estivo micidiale, sulle strade di quei quartieri attorno al Licabetto e risalire lentamente a piedi e sotto il sole quella piccola montagna? Dopo qualche ora di inutili tentativi ci arrendemmo senza arrivare alla cima a piedi. Davanti a noi un muro di roccia difeso da vegetazione impenetrabile. Le nostre informazioni erano sbagliate. Sulla cima ci si poteva arrivare solo in altro modo, ma vi rinunciammo e non ci arrivammo mai. Il Licabetto divenne una sorta di ammonimento, un invito ad approfondire prima di buttarci in un’avventura, un luogo comune, per noi, con un significato esclusivo e solo nostro. In fondo chi va ad Atene può raccontare l’Acropoli nel modo che fanno in tanti. Come vivemmo noi il Licabetto è solo patrimonio nostro personale. Quando pure io me ne sarò andato a nessuno interesserà più questa storia privata. È il destino delle cose del mondo. Ciao, Viz. Sorridi.

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lunedì 30 giugno 2025

Fotografie analogiche

Tu hai vissuto con me gli ultimi anni della fotografia analogica, sei stata con me alcune volte nella camera oscura amatoriale che avevo ricavato nel bagno della casa in affitto di Riva del Garda. Avevo iniziato molto prima, a Ferrara, ed ero organizzato. Sapevo sviluppare sia negativi sia stampe in bianco-nero. Sapevo ingrandire e valorizzare quello che m’interessava. Ti feci una foto bellissima, a mio parere, nella quale tu sorridi e hai una specie di acconciatura da zingara. Mi dicesti di smettere di stampare fotografie di mio nonno dopo che era morto, che mi facevo male se continuavo. Avevi ragione. La foto è un momento passato, irrecuperabile. Tutte le foto con persone amate andrebbero bruciate, cancellate, rimosse per sempre. Gli album di famiglia andrebbero depurati, cauterizzati, anestetizzati. Andrebbero insonorizzati per impedire alle voci e alle parole di uscirne. Sterilizzati per eliminare ogni forma residua di vita, che non è più vita. Poi è venuta l’era digitale. Col tempo ho smesso di scattare fotografie con la reflex che avevamo comprato assieme. E intanto sono scomparsi dal mercato i reagenti, le pellicole, i cartoncini per la stampa. A te le fotografie digitali non sono mai piaciute. Mi hai sempre detto che ne scattavo tante che poi sparivano e non potevi più vederle. Era vero, in parte. Per te le foto avevano un senso solo se erano raggiungibili sfogliando un piccolo album dove stavano raccolte. Oppure se venivano comunque stampate su carta. Questo avveniva, anni fa. Io continuo a scattare fotografie, ho perso quella creatività che lo sviluppo analogico manuale mi permetteva e ho anche perso un po' l’interesse inziale, che intanto si è trasformato in altro. Ciao Viz, vorrei il tuo sorriso, ancora.

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domenica 29 giugno 2025

Come dovrebbe essere

Dovrei cogliere il tempo che rimane seguendo i consigli di un cantautore, fingere di essere quell’attore che non finge ma è così come il suo personaggio, che sa amare e anche rinunciare a ciò che ama perché così deve andare. Il tempo di una sigaretta, se fumassi, avrebbe senso, mi darebbe coordinate e pause, senza altra spiegazione. Tu andavi sul balcone per fumare, non imponevi il fumo a nessuno, e non lasciavi mai una cicca in giro, né per strada in città, non in spiaggia né quando si andava in montagna, perché siamo andati per città, spiagge e montagne, e per foreste, ovunque ci è stato possibile negli anni giusti. Ora è troppo tardi. Non hai bisogno che te lo dica, lo sai già. Ho mal sopportato alcuni momenti che ora rivorrei indietro. Mi hai dato anche cose non belle, lo sappiamo, e qualche volta ho temuto di perderti, prima di perderti veramente. Abbiamo vissuto assieme veri momenti di terrore, poi superati, e tanti problemi. La vita è breve, alla fine. La tua si è fermata a 64 anni, come se fosse una canzone dei Beatles. Ma tu preferivi Guccini e Brel. E Battisti. La mia si fermerà più tardi, ingiustamente. Quell’attore fingeva di pensare che non avrebbe più amato e invece ha amato. Dopo. A volte si cambia in fretta, a volte non si cambia mai, a volte non so neppure se tutto questo parlare abbia un senso. Colgo il momento, Viz. Il momento è mio, con contraddizioni e bellezza, solo vorrei senza rimpianti e tristezze. Ciao.

                                                                                                       Silvano C.©

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sabato 28 giugno 2025

sulla Foresta Nera

Poche cose posso dire sulla Foresta Nera, a partire dal suo nome mitico, almeno per me. Quando avemmo l’opportunità di passare in quei luoghi un po' modificai il modo di immaginarla, visto che in parte l’avevamo vista da turisti ma non da escursionisti seri e disposti a camminare a lungo tra i suoi sentieri. La prima immagine che conservo con piacere e nostalgia è quella relativa alla sosta in una piazzola con gli scoiattoli quasi addomesticati che si avvicinavano. Un venditore di piccoli semi adatti a loro stava lì, per i turisti che li compravano allo scopo di attirare questi animaletti che arrivano subito a prendere con le loro zampette i regali che si aspettavano. Si avvicinavano con attenzione, prendevano e si allontanavano. Nostro figlio si divertì moltissimo e pure lui ricorda quei momenti. E pensare che ho sempre giudicato male i turisti che comprano cibo per i piccioni in piazza San Marco. Chiedo venia. E poi ricordo una sosta lungo la strada in un negozio che assomigliava, più in grande, alle casette dei mercatini di Natale. Dei tanti oggetto messi in vendita ci colpirono, per la loro bellezza, gli orologi a cucù. Ne avremmo comprato volentieri uno, piccolo piccolo, ma vedendo il prezzo dovemmo desistere. Ci sarebbe costato quasi come l’intera vacanza, e sicuramente non ci era rimasto denaro sufficiente all’acquisto e poi per le spese necessarie al viaggio di ritorno. E questo è quanto posso dire, sperando tu ricordi in qualche modo quegli anni. Io ti parlo, questo faccio. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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