Preferisco la risonanza magnetica alla tomografia assiale computerizzata, che chiamano TAC forse perché richiama il tic-toc del tempo che passa sull’America. La preferisco perché, non soffrendo di claustrofobia, mi sembra di stare in una discoteca mentre le casse diffondono un particolare pezzo dei Queen che impedisce di scambiare parole ma solo sguardi e odori, oltre che sogni mai confessati. Il tempo, poi, se non passa sull’America passa suonando l’armonica, e allora mi viene da piangere. L’enteroscopia mi ricorda lo scarico del lavello intasato quando arrivò l’idraulico e calò nel tubo il suo endoscopio e ne vidi l’interno, con le incrostazioni e i residui che lo avevano bloccato. La medicina dell’idraulico che, alla fine, per fortuna, mandò la sua fattura al condominio mentre di solito per le spese mediche, salvo per le esenzioni che preferirei non avere, sono io che pago.
Una battuta che di recente mi è capitato di fare è che, nel caso dovessi sottopormi a chemioterapia, non avrei problemi per una possibile perdita di capelli. Chi sa capisce subito. Ma per finire non posso non spiegare che preferisco la biopsia all’autopsia. La prima è dolorosa, se effettuata in certe condizioni, mentre l’autopsia non lo è. Solo chi vi assiste, se è alle prime esperienze, può provare sensazioni difficili da descrivere e l’odore poi rimane addosso a lungo. Dentro, noi, siamo come i polli. Non so questo cosa possa significare. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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