Privè e dintorni
Dopo il calo fortissimo della quotazione dei prodotti
agricoli a Luca non conviene più dannarsi per coltivare ortaggi e frutta, non
regge contro un mercato che si rivolge a prodotti spagnoli, israeliani,
olandesi, sudamericani e di altre provenienze solo perché costano di meno anche
se non si sa come sono stati ottenuti e sono sicuramente di qualità inferiore ai suoi. Non può neppure
passare al biologico. I campi attorno al suo non lo sono e lui ha usato
antiparassitari e concimi chimici sino ad un anno prima. Il capannone che utilizzava
per la sua piccola azienda ora è inutile e malgrado questo deve pagarci tasse
enormi (ed anticipate) su guadagni presunti che non realizzerà mai. Parlando con un amico riflette che sino ad alcuni anni prima
in zona c’era un locale di lap-dance che aveva un discreto giro, ma che poi ha
chiuso per non si sa bene quale problema, probabilmente per sospetto
sfruttamento della prostituzione. Prima hanno messo i sigilli all’esercizio per
qualche mese e poi in modo definitivo.
Succede così che in meno di un anno apre un club Privè,
adattando il capannone in modo abbastanza economico con la creazione di separè,
salette comuni, zona bar e musica soffusa. Luci adatte, qualche pannello
fonoassorbente ed isolante, diverse tende, divanetti e divani, qualche immagine
alle pareti adatta a creare atmosfera completano il club della bassa veneta, un
club alla buona, ovviamente, con tutti i permessi in regola però, e con una
quota di iscrizione che per il primo periodo è quasi una formalità, ma
necessaria per non rendere il locale un luogo aperto a tutti. Poco alla volta, durante il fine settimana, ma anche a
partire dal giovedì, il locale comincia ad animarsi, col gioco del passaparola,
e chi cerca trasgressione arriva anche dalle province vicine. L’ampio
parcheggio, un tempo usato dagli autocarri per le loro manovre, ora è perfetto
per le auto solitamente di lusso che arrivano quando la notte scende sulla
pianura.
Laureato in legge, 31 anni, pony express il fine settimana
per pochi spiccioli, impossibilito a sfruttare la propria laurea all’estero
perché la legislazione è diversa nei vari paesi europei, Emilio è stanco di
dover dipendere dai genitori. Con la ragazza non può sposarsi ed andare a
vivere da solo, non ne ha i mezzi. Anche lei non sa dove sbattere la testa, ed
accetta un lavoro in un locale notturno, prima al guardaroba, e poi iniziando a
fare qualche numero di ballo sul piccolo palco. Nulla di troppo spinto, solo
molto sensuale. I clienti con i soldi non mancano, e alla fine del mese tra
piccolo stipendio e mance riesce a mettere assieme un discreto guadagno. Il padrone, annusando la possibilità di nuovi affari, vuole
passare all’hard, cerca di allargare l’attività e specializzarsi, e chiede alle
ragazze chi tra di loro è disponibile a spettacoli più spinti, senza
simulazioni, dal vivo. È per una sorta di disperazione, nella quale però nasconde
anche una sua vena trasgressiva, che propone ad Emilio la possibilità di
incrementare - partecipando a spettacoli porno - i suoi guadagni, e così
discutono a lungo, si accusano a vicenda, urlano e quasi fanno a botte. Ma l’idea
si fa strada, lentamente, inarrestabile. Iniziano a condividere una fantasia
che prima non si erano mai confessati, e si ritrovano più vicini. Circa due mesi dopo, alla presentazione del nuovo spettacolo,
con

diversi invitati tra i vecchi e più affezionati clienti e numerosi volti mai visti prima, quando ormai la serata volge al termine, due giovani misteriosi, coperti
solo da una maschera sul viso, belli come statue greche, danno vita sul piccolo
palco del locale ad una vera tempesta di sesso che lascia il segno, e quando il
loro numero termina un applauso li sommerge, e li proclama sul campo le vere stelle
della serata.
Sulla vecchia statale che unisce Ravenna a Bologna, nella
frazione di un paesino un tempo viva ma ora ridotta ad essere soltanto un
dormitorio, la vita sociale si è disgregata. La chiesetta è sempre più
malridotta, necessita di lavori urgenti ma non ci sono soldi. La delegazione
municipale ospita anche un ambulatorio di guardia medica, però il medico è
presente solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, il mattino, per due ore. Il
bar ha chiuso da tempo, e l’unico negozio rimasto vende un po’ di tutto, dalla
ferramenta agli alimentari, dai mangimi ai giornali, ma non reggerà a lungo. Ormai tutti
fanno la spesa grossa nel centro commerciale a 15 chilometri e al negozio restano
solo le briciole, e pochi affezionati pensionati con la minima. A pochi minuti d’auto un altro piccolo negozietto di articoli
elettrici e prodotti audio-video, con affitto e vendita di DVD, non se la passa
meglio e sarà presto costretto a chiudere. Dirce, la proprietaria, vede con
rabbia passare sulla statale le auto che non si fermano, perché quello che
offre lei si trova altrove a minor prezzo. Lei è vedova, non ha mai avuto
figli, e parte del suo guadagno lo manda da molti anni, e in modo anonimo, ad
una nipote che deve allevare da sola una bambina che ora ha appena 6 anni. E’ in
lite con la sorella da tanto di quel tempo che neppure se lo ricorda ma alla
nipotina, abbandonata da uno stronzo dopo averla messa incinta, pensa
sempre e vuole bene, anche se preferisce rimanere ai margini della sua vita. Una notte, tra incubi e paure che escono solo al buio, sogna
suo marito, morto tanti anni prima, e i figli che non hanno mai avuto, sogna la
nipote con la bambina, e vede un negozio illuminato pieno di clienti che
girano incuriositi tra la merce esposta e comprano. Sente con le sue orecchie
la voce del marito che le fa coraggio, che le dice di non mollare, di scordare
certe idee e di accettare la natura umana. Poi la invita a guardare meglio cosa
comprano tutti quegli uomini, e la saluta.

Passa un po’ di tempo da quella notte. Se ora passi sulla
statale, poco prima del cartello di segnalazione all’ingresso della piccola
frazione c’è il sexy shop Sex Sex Sex.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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