domenica 20 gennaio 2019

Non vedrò mai più nulla in quel modo



L’idea di viaggiare mi rimane dentro come un desiderio profondo e irrinunciabile. Ritorno indietro rivedendo gli anni passati ma mi proietto anche in un futuro possibile ed ancora nascosto. Non avrò mai un futuro come è stato il passato, l’anagrafe gioca a mio sfavore, ma potrei forse averlo molto più intenso e così sfruttare mezzi che un tempo non avevo. Eppure anche no.

Dopo aver viaggiato non troppo ma neppure poco so di aver camminato a sufficienza. Vorrei vedere per la prima volta Parigi, certo, o Londra, o tornare a Berlino e ad Atene. E poi passeggiare nella piazza di Ascoli Piceno, dove assieme non siamo andati mai. E mille altri luoghi ancora da scoprire, più di mille anzi. Mi capita di pensare a posti diversi ogni nuovo giorno che arriva.

Stanotte vedevo quella stanza mai usata in quella casa apparentemente nostra. Era familiare ma non è mai stata reale, era solo una parvenza nella quale mi sono ritrovato come se per me stare tra quelle pareti fosse usuale, un espediente che hai usato per dirmi altro. Tu c’eri, ma non ti vedevo. Per qualche motivo io sono entrato in quella stanza, ho trovato vecchie bottiglie di acqua che scadevano nel 2010, una finestra per non so quale motivo non perfettamente chiusa ed un po’ di muffa sui muri. Tu eri in casa, ti sentivo, e sapevo che erano i tuoi ultimi giorni. Questa sensazione era forte. Sapevo che in qualche modo stavo per perderti e mi sembrava normale. Non posso definirlo un incubo, non lo è stato, non hai voluto che lo fosse, lo scopo era diverso.  Perché mi hai fatto entrare in quella stanza mai vista prima? Dopo essermi svegliato e riaddormentato mi hai di nuovo fatto percorrere le strade di un paese (forse sardo) e ti sapevo ancora in attesa, forse in quella stessa casa. Ero uscito in compagnia poi, per non so quale motivo, ho dovuto oppure ho deciso di tornare indietro, da solo. Il percorso del ritorno non è stato facile. Le gambe erano frenate. Quando sono riuscito a muoverle obbligandomi in qualche modo ho trovato un altro ostacolo, una rete metallica, a sbarrarmi la strada appena percorsa. Però era scesa la notte, io non sapevo per quale altra via tornare e alla fine, quasi litigando, ho convinto il padrone di quel percorso probabilmente privato a farmi passare. Se non me lo avesse concesso non so immaginare cosa avrei fatto. Così ho superato un terzo ostacolo, una persona che si era messa tra la necessità e la sua realizzazione, una persona un pò ottusa che opponeva ragioni che mi bloccavano . E tu, ne ero cosciente, vivevi i tuoi ultimi momenti, lo sapevo, dovevo uscire e dovevo anche tornare. Tornare, anzi, era prioritario.

Cosa tu abbi voluto dirmi non lo so capire. Forse troppe cose, forse due o tre fondamentali. La prima è che tu mi stai attorno, in qualche modo, per distrarmi dagli idioti che mi vorrebbero distogliere dalle cose importanti. Per dirla meglio, forse, per farmi capire cosa è importante. Sono importanti le persone, sempre, ma non tutte le persone sono uguali, penso adesso a tante ore di distanza.

E poi, credo, che la casa che cerco o i paesi che vorrei vedere e non ho mai visto non siano tanto lontani.
Se poi scorgessi, oggi, le mura medievali di una tra le belle città italiane che non abbiamo mai visitato, magari illuminate dalle luci serali dei lampioni, io rimpiangerei la fortuna che non ho più, perché non vedrò mai più nulla in quel modo che desidero.
E allora, come diceva Danny Boodman T.D. Lemon, Novecento: in culo i viaggi mai fatti.
Ciao Viz.

                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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