mercoledì 12 dicembre 2018

nulla di nuovo, nulla di originale



La farfalla, l’albero e la montagna.
La farfalla stava sulla foglia dell’albero.
Lei morì prima dell’autunno, quando poi quella foglia cadde.
L’albero superò l’inverno, e tanti altri inverni sino a quando, dopo una bella estate, venne abbattuto da un vento autunnale fortissimo.
Anche per lui era venuta la fine, come per la farfalla decenni prima, come per le sue innumerevoli foglie. La fine era venuta per tanti altri alberi prima di lui, nelle stagioni passate. È un fatto naturale.
Eppure la farfalla aveva pensato, lo raccontano in molti, che la foglia e l’albero fossero eterni. La foglia c’era già da prima che lei arrivasse e sarebbe rimasta dopo che lei se ne fosse andata per sempre.
L’albero sapeva che la farfalla avrebbe vissuto poco, e che quindi la sua vita era preziosa. Una vita breve, per molti insignificante ed ugualmente preziosa. E sapeva che pure la sua vita, molto più lunga di quella della farfalla, avrebbe visto spuntare innumerevoli foglie, stagioni dopo stagioni, sino all’ultima. Non si aspettava di finire per colpa di quel vento tanto forte, era convinto di avere davanti ancora tanti anni. E prima di morire aveva pensava alla montagna sulla quale si era sistemato, e dove stava pure bene.
Quella sì che era eterna, incrollabile, insensibile ai mutamenti. L’albero sarebbe morto, prima o poi, ma la montagna no.

Ma perché mi racconti questa storia, che oltretutto non è neppure originale?

Non so, pensavo a Flatlandia…

E cosa c’entra? Cosa vorresti dirmi? Esprimerti in modo diretto no?

Cerco vie di fuga, spunti logici sul tempo flessibile non ad una sola direzione, una quarta dimensione e magari una quinta, una sesta…

Perdonami ma non ti seguo. Troppa confusione.

Hai ragione, la confusione è l’unica certezza. Una farfalla che rivive all’infinito la sua breve stagione che ogni volta è nuova e diversa, e attorno a lei nessuno si rende conto che è andata via ed è tornata. Un quadrato che vorrebbe essere un esagono e non sa che, altrove ma molto vicino, alcune sfere lo osservano. La nuvola che cambia ogni istante ma è sempre nuvola, quella nuvola. E alcuni morti che dopo anni, diversi anni, sembrano non essere mai andati via, e cantano una canzone intelligente a questo mondo stupido. Tu chiamale emozioni, o illusioni, e canta con Ophelia, se vuoi.

Ho capito, ora ho capito, ti manca lei…

È così. Mi manca Viz.

                                                                                    Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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