giovedì 26 luglio 2018

padrone della mia vita

Padrone della mia vita non lo sono. Non lo sono stato mai, anche se mi sono illuso di esserlo. Non potrà mai succedere, né prima né poi, per fortuna o per caso.

So semplicemente che un tempo facevo, correvo, pensavo, mi illudevo. Dilatavo il tempo e curvavo lo spazio adattandolo a ciò che volevo. 
Ora, a posteriori, penso di averlo fatto. 
Ed ho sbagliato troppe imprese, e così ho ferito molte persone, ferendomi. 
Lo rifarei, quasi certamente.
Mi gettavo in fantasie da realizzare con o senza di te, e potevo permettermi il lusso di ignorarti perché ti sapevo presente

Ora continuo a fare, solo con maggior attenzione. 
E corro ancora, malgrado gli acciacchi.
Penso a quello che mi aspetta o che vorrei cambiare, o completare. Ovviamente illudendomi, perché non cambio nulla, né tantomeno concluderò mai alcunché. 
Però avrò iniziato tanto, certamente, e ormai senza speranza di vederne la fine, il compimento.

Se tutto quello che mi prende e continuo a far agire al posto mio devo valutarlo nelle sue motivazioni profonde la risposta è una sola, e ambigua: voglio fuggire dal tuo dolore, perché il ricordo mi genera dolore, e rimpianto e nostalgia. 
Ma lo faccio solo per te. 
Continuo a cercarti in val di Fiemme, in un archivio fotografico pieno delle tue tracce, nei cibi che amavi, e poi, mentre ti cerco, mi distraggo, e mi ritrovo in un luogo dove era passato tuo padre, in un suo piccolo quadro che ritrae il Trentino dipinto con la sapienza e la calma di un sardo.

Fuggo da te per trovarti. 
E se non ci sono, apparentemente, è perché devo ubriacarmi senza lasciarmi prendere dai pensieri tristi. 
Agire, fare, reagire e rifare, e poi continuare di nuovo, ogni volta adattandomi e senza cercare scorciatoie. 
Chi non mi segue mi perderà. 
Chi non ti segue mi perderà. Ed io seguo te, ovunque tu sia. 
Ogni giorno ti penso anche se qui ti scrivo di meno.

Ho sbagliato? Lo sai. Sbaglio ora? Non mi interessa. Da perdere ho ancora troppo, conosci i miei pensieri, ma ora sono certo di non sbagliare, almeno in questo. Non sarò mai padrone, no, ma un po’ posso ancora decidere.

E intanto resto sempre qui, e non serve dire ogni cosa, vero Viz?


                                                                                    Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

venerdì 13 luglio 2018

Anamnesi



Leggo articoli, romanzi, saggi. Vedo film talvolta leggeri o non di rado impegnati. Osservo il comportamento di persone vicine o di semplici incontri occasionali. Ascolto discorsi rubati per strada oppure resto al telefono con amici, o ancora meglio ci parlo direttamente.
Ed ogni occasione, ogni spunto, ogni considerazione o suggerimento mi vorrebbe spingere in direzioni diverse, mai le stesse, mai coincidenti, mai le mie prime scelte.
Non esiste una sola risposta alle troppe, infinite domande.

Perché stavolta è più duro, più difficile da accettare, perché a me e non a te o ad altri, c’è una sorta di giustizia o di compensazione come se esistesse un paradiso o un inferno in terra, prima di quello che la tradizione cattolica vorrebbe dopo la nostra vita?

Ed è giusto tentare di evitarlo il dolore che ora mi prende? La vita richiama vita, non ha bisogno di motivazioni. Esiste un istinto di sopravvivenza legato al nostro DNA e comune a tutti gli esseri viventi, ma oltre c’è altro: il senso che diamo alla nostra vita, il nostro personale perché.

Alcuni mi dicono di distrarmi, di andare lontano, di buttare molte cose, di cambiare abitudini e percorsi, di continuare ad andare avanti e trovare nuovi interessi, e così intendono anche nuove persone, nuova linfa e, in definitiva, uniformarmi alle loro scelte personali, al loro modello, reale o ideale non so, perché anche loro sono alla ricerca, e magari cercano in me le loro risposte, chi può dirlo?

Io invece resto qui. Topologicamente vedo il mutamento che non cambia la sostanza. Omeopaticamente ricerco particelle infinitesime della tua presenza ripercorrendo a volte in modo forse ossessivo alcuni corridoi, dove siamo passati molte, troppe volte. Rivedo e rivivo la nostra spiaggia in Puglia, un campeggio sulla strada poco dopo Berlino, la sabbia negli occhi della Danimarca, l’osteria del Chiuchiolino o il Cangrande (chiuso da anni per motivi di igiene).  Ho il terrore di rivedere i luoghi della felicità inconsapevole e dove da troppo tempo non vado; non vorrei ritrovarmi addosso un peso troppo grande da sostenere o, forse, sentirmi straniero in un posto ormai sconosciuto perché troppo cambiato.

E il dolore poi, perché fuggirlo? Certo non mi fa piacere, lo eviterei se potessi, ma non ne ho facoltà. Evitarlo evitando te è impossibile. Mantenerlo, se è la sola condizione per farti restare, è necessario. Le altre perdite le ho accettate molto in fretta, egoisticamente, naturalmente, le ho vissute come atto dovuto, perché esiste un tempo per ogni cosa. Anche quelle, tutte, mi hanno lasciato la bocca amara per ciò che non ho fatto quando avrei dovuto, per le cattiverie e gli errori, e mi tengo i relativi sensi di colpa, che però mi lasciano dormire, mi hanno sempre lasciato dormire.
Stavolta no. Per dormire dormo, non perfettamente ma dormo. Tuttavia i sensi di colpa persistenti, l’accettazione di quanto è successo che non mi arriva mai ed il rifiuto di vederlo come fatto naturale, ed anche la mia negazione stupida di darti felicità quando ne avrei avuto la possibilità devono restare. Servono a darmi un segno di quanto ho sbagliato, a controbilanciare quello che pure ho fatto di positivo, perché per fortuna anche quello potrò forse ricordare un giorno se dovrò sostenere un esame finale da parte di chi resterà dopo di me o da chi mi riceverà quando me ne andrò.

E intanto resto qui, e ogni giorno ti penso. Anche se scrivo di meno recentemente avrei mille spunti, mille cose da ricordare, mille episodi divertenti, buffi, tragici, curiosi, e, comunque, solo nostri.
Ma sono sempre qui, e non serve dire ogni cosa, vero Viz?


                                                                                    Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 12 luglio 2018

mi manchi da morire, non so che altro dirti, qui, ma questo lo sai

lunedì 2 luglio 2018

Dov’eri?

Dov’eri?
Qui, sempre qui. Lo sai.
Però sembrava che tu non mi parlassi più. So che stavi qui, ma avevo paura che non volessi che gli altri lo sapessero.
Non essere ingiusta. Non passa un solo giorno, non uno. A volte penso che non mi va di leggere libri che qualcuno ha scritto dopo di te, anche se capisco che è una semplice idiozia, perché la vita non si ferma se qualcuno muore. La vita cerca altra vita, pare, ma a me sembra sempre più importante non perdere la memoria.
Quella non si perde mai, e anche quando si perde non si sa di averla persa, è come se non fosse successo.
Mi vuoi contraddire?
No, non è quello che voglio. Mi mancano solo le discussioni con te, tutto qui.
Anche a me.
E poi chi ti dice che non discuta con te, ogni giorno? Sei certo che non avvenga?
Non ho più certezze. Non so cosa avviene sul serio. Non sono né ateo né credente, odio gli integralisti di ogni genere, non credo nella sola scienza, non credo in una sola patria, non immagino un mondo migliore solo perché esclude le differenze e così tranquillizza la prudenza paurosa ma, allo stesso tempo, ricerco le mie radici, il mio passato, la mia vita con te e, lo ammetto, anche la mia vita prima di te.
Lo so, il mito della tua indipendenza, della tua libertà…
Non è un mito, tu l’hai capita e l’hai resa possibile. Senza di te non sarebbe successo. Anche adesso vivo di rendita. E così sino alla fine, tra alti e bassi, tra depressioni e sorrisi, tra nuove scoperte e pianti. Sino a quando sparirò.
Non aver fretta per quello. E poi mica si sparisce una volta sola, succede molto lentamente, poco alla volta, e non è mai detta l’ultima parola da questo punto di vista.
Cioè?
Cioè io non sono andata via del tutto. Tu mi trattieni qui, altri lo fanno in modo diverso, tu non sai dove rimango, non conosci tutti i luoghi dove mi nascondo. A volte poi mi trovi, e mi spiace se questo ti fa male, ma poco a poco ti ci stai abituando, ed il dolore in parte ti aiuta, non riesci a farne a meno.
Sai a cosa pensavo? Che siamo stati due idioti. Io più di te, ovviamente. O forse solo io, ad essere onesto, perché tu lo avevi capito. A volte vedo giovani coppie e mi fanno invidia. Vedo giovani donne e le ammiro; qualche volta vedo in loro una tua espressione, un tuo modo di camminare, una cosa che indossano simile a quelle che indossavi tu, oppure vedo un’auto che passa e ti scorgo alla guida, oppure…
Ho capito, credo di…
Non so se hai capito. Poi mi capita di vedere amici che vivono momenti di conflitto, tra loro, e tento di far capire quanto sia stupido cadere in certi errori, che poi pagheranno con rimpianti, o forse no, sono solo io che proietto il mio modo di vedere che non è comune agli altri.
No, non lo è mai. Ognuno si sceglie la sua strada. Tu, o meglio noi, non siamo stati la misura del mondo. Il mondo segue strategie che non si possono generalizzare, prevedere, categorizzare, se non in modo impreciso.
Cioè non posso cambiare gli altri, mi dici. Ognuno si deve rompere le corna nel modo che preferisce. Eppure se potessi impedirlo…
Non puoi. È già molto se ti rendi conto di quanto sei stato stupido, in certi momenti. Lascia che gli altri sbaglino a modo loro. Tutti sbagliamo, ognuno in modo originale ed ognuno come tutti gli altri.
Vabbè. Però le fragole di bosco, quelle selvatiche, quelle che sono nate dalle piantine che conosci bene ora stanno poco a poco crescendo. Sto curando il nostro posto delle fragole, e la cosa mi impegna specialmente in questi mesi di caldo. Ma sono soddisfatto. Oggi una pianta ha fatto spuntare un piccolo fiorellino. A breve ci sarà una piccola fragolina. Io innaffio, e le piantine si riproducono. Spero che nessuno si senta infastidito, o le danneggi. Mi spiacerebbe. Ma intanto nel mio vivaio casalingo ne sto facendo crescere molte altre. E non dirmi che non sai dove sono. Sono sempre qui. Ciao, Viz.


                                                                                    Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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