mercoledì 30 maggio 2018

L’amor sotteso

L’amore promesso, l’amore negato.
L’amore piccolo ed egoista, che non credo sia amore, ma chi sono io per dirlo?
L’amore sbagliato per la persona sbagliata.
L’amore che muta con le stagioni.
L’amore di ieri, che vorremmo anche domani.
I tanti tipi di amore che sono sempre uno solo.
L’amore sospeso, che aspetta una risposta.
L’amore deluso, tradito o mai corrisposto, che deve spegnersi per lasciar vivere.
E l’amore sottinteso, che c’è e non serve dimostrarlo, non è necessario…

Ma ora capisci quanto fosse stupido dirmi che era sottinteso? Lo capisci ora? Adesso ti è evidente anche solo vedendo una gatta, avendo la fortuna di ascoltarne le sue fusa… (a proposito, ti ricordano nulla le fusa?) 
Il tempo fugge, Silvano, fugge rapidamente. Ma se anche procedesse lentamente fuggirebbe lo stesso.
Ora capisci quello che vorresti aver fatto, detto, espresso in tutti i modi possibili. Io l’ho sempre saputo, odio fartelo notare, ma è così.
Ed ho anche aspettato a volte che tu capissi, e cedessi.
A volte poi capivi, cedevi o, per fortuna, mi stupivi. Non sei mai stato perfetto, fattene una ragione.
Raccontala pure come ti sembra più adatto, sei tu che mi lasci parlare, ed io non posso dir nulla di più di quanto mi concedi.
Ora lo sai però che non si può mai lasciare sottinteso l’amore.

                                                                                       Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 28 maggio 2018

La storia la fanno i ricchi e la pagano i poveri



Battuta provocatoria per iniziare:
Oggi che l’ascensore sociale in Italia è fermo per manutenzione ordinaria rimane la scala mobile della politica. Alcuni si candidano e da nessuno che erano diventano improvvisamente persone con alto reddito.

Neppure questi nuovi pervenuti però, salvo doti che forse avranno occasione di mostrare, diventeranno veramente ricchi, e la storia la subiranno come tutti e verranno scordati come noi assieme al 99,99 % degli italiani.

La realtà è che se io passo per strada, ovunque mi trovi, vedo dimore storiche dove hanno vissuto duchi, conti, grandi industriali e funzionari, principi e benefattori che, avendo avuto molto dalla vita, hanno generosamente deciso di condividere parte delle loro ricchezze anche con altri. Oppure abitazioni di persone che hanno goduto egoisticamente di quanto poteva offrire loro una condizione da privilegiati ma poi la morte, che sa come trattare ogni umana ambizione, li ha costretti a lasciare in eredità ai posteri ciò che avevano avuto prima solo per sé stessi.
E poi trovo libri che parlano di grandi famiglie o di stupende opere d’arte commissionate o rese possibili da ingenti capitali, e trattano temi enciclopedici o culturali che raramente toccano le singole persone del popolo, e ancor più raramente ne fanno i nomi. Di questi testi sono piene le biblioteche, e ne rappresentano la struttura storica e fondante. Ed io? E tu? Che fine farà il nostro ricordo se pure io mi dedico a trovare informazioni su un ricco mercante di sete che assieme ad un nobile dotato di spirito pratico creò le condizioni per edificare un teatro che, ancora oggi, è un centro culturale della nostra città e dove, tempo fa, troppo tempo fa, vedemmo una rappresentazione di kathakali? Il tuo ricordo è affidato ai pochi che ti conobbero, a poche cose fragili e destinate a sparire, esattamente come il mio. Io di me non mi lamento, ma per chi desidero mi piacerebbe che restasse un segno, un nome scolpito, un ricordo non troppo veloce a scappare.
E mi scattano sentimenti poco nobili, sensi di inferiorità, insofferenza per chi ha più fortune materiali di me, per chi ha ancora accanto il compagno o la compagna di una vita, e mi fa tristezza il vedere chi, invece, distrugge questo piccolo e temporaneo tesoro. Vorrei non sentirmi inferiore a nessuno, e non chiedere mai nulla a nessuno, con orgoglio. Essere in grado di invitare invece di aspettare di essere invitato, ma questo comporta, anche senza esagerare, una certa disponibilità di mezzi economici, e non sempre le cose vanno come si vorrebbe, o si ha lo spirito giusto per spendere. Sono venale, in fondo, e lo sono sempre stato. Se chi mi legge non lo è può chiedermi in privato le mie coordinate bancarie, e dimostrami concretamente quanto poco venale sia giusto essere con un bonifico a me intestato. Ma, superata la battuta provocatoria, sono convinto che prima occorra star bene e solo dopo si possa pensare far star bene gli altri.
Tu eri diversa. Migliore di me. Io penso di non poter far nulla per cambiarmi a questo livello, o forse posso e non lo voglio fare, o forse, ancora, non sono tanto egoista come mi penso. Non so approfondire questo aspetto. Sento di appartenere ad una parte non molto fortunata e tuttavia infinitamente più fortunata di miliardi di altri esseri umani. Di loro sparirà il ricordo, sono e saranno solo numeri. Alcuni forse fortunati hanno lasciato a loro memoria castelli, statue, dipinti e ville stupende. Di noi due resterò poco, ed io tento di affidare all’aria queste parole. Ciao, Viz.

                                                                                       Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 27 maggio 2018

ma dove la trovi?



Era chiaro già tanto tempo fa, ed ora lo è ancora di più.
Talvolta alcune persone mi hanno detto che io ero uno da sposare. Ovvio che non lo pensavano veramente, era sicuramente una cortesia o un complimento, ma sono certo che sapevano pure dei miei tanti aspetti poco accomodanti e poco da sposare. Sulle frasi fatte serve dire poco. Ognuno se le rigiri come crede.
Tu però mi dicevi, di tanto in tanto: ma dove la trovi una come me?
A volte era buttata lì apparentemente a caso, altre sottintendeva una velata minaccia, in altre occasioni poi era una semplice constatazione oggettiva. Io mi sarei difficilmente adattato ad altri modo di vivere, e una come te non l’avrei mai più trovata.
Perfetti non eravamo nessuno dei due, e ora non intendo fare una classifica con un primo ed un secondo premio. Sarebbe fuori tempo massimo da un certo punto di vista, o anticipata sotto un altro intuitivo aspetto. Non eravamo perfetti ma ci eravamo adattati, con gli anni, a sapere esattamente cosa dire, cosa fare, quali reazioni un nostro comportamento faceva scattare nell’altro/a. In questo senso tutti siamo insostituibili, unici. Come ingranaggi che col tempo si usurano in modo reciproco e si modificano continuando a funzionare perfettamente perché al logoramento di uno corrisponde la simmetrica modifica dell’altro in modo che, alla fine, se occorre cambiarne uno dei due, bisogna sostituirli entrambi, altrimenti non girano più come dovrebbero e il meccanismo si incepperebbe.
Chiaro no? Concetto banale.
Il fatto è che una come te non l’ho mai cercata. Mi è bastato trovarla una volta. Poi, come sai benissimo, non tutto è sempre filato come nelle pellicole romantiche. Ci è mancato pure il lieto fine, per restare in tema. Io non cercavo una come te, a volte però guardavo le altre, lo ammetto. Il culo in particolare. Il mio debole. Ci ho pure fatto un pensierino, ma è durato poco, il tempo di capire che è faticoso avere diverse relazioni, oltre che sbagliato. In altre parole ripetere che mi manchi è quasi inutile, lo sanno anche i sassi. E in molti momenti della mia giornata tu sei qui, mi aleggi intorno. A volte di notte mi fai fare strani sogni, mai incubi, quello no, solo strani, o realistici, a volte dolorosi altre volte tranquilli, come se volessi visitarmi, di tanto in tanto. Solo che lo fai molto raramente, troppo raramente. Così io ti vengo a tormentare, ogni giorno, e mi infastidisco ancora oggi se c’è qualcuno nelle vicinanze mentre so perfettamente che a te gli altri non danno fastidio, in certi casi, perché ti fanno compagnia.
E quindi, se ti fa piacere sentirtelo ripetere, sappi che non la trovo un’altra come te.
                                                                                                         Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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