giovedì 19 aprile 2018

finché Morte



Si accomodi, la Signora l’aspetta e non è sua abitudine far attendere nessuno, mai…
….
Si sieda, e perdoni questa convocazione insolita, per me e per le tradizioni consolidate. In effetti è la prima volta, non è mai successo prima. E intuirà quindi perché la luce particolare della stanza le impedisce di distinguere la mia figura come vorrebbe. Questo è bene che per ora non avvenga.

Ma lei è…

Esattamente, sono colei che pensa. E l’ho convocata volutamente durante il suo riposo notturno. Domattina lei neppure ricorderà di questo nostro incontro, o se le succederà penserà ad un suo sogno, ad una fantasia consolatoria, e non avrà alcun modo di verificare ciò che le dirò.
La vedo perplesso e la capisco. Non serve che esprima nulla, mi basta che ascolti.
Dovrei comunicarle molte cose che lei ignora, e mi piacerebbe pure farlo, ma io stessa devo accettare alcune Regole. Vorrei tuttavia che afferrasse un concetto: non conta che lei abbia fede o no, che creda in un dio o in un altro o in nessuno. Ciò che lei crede non conta, perché ciò che è non dipende da lei e io non intendo dare risposte ad alcun tipo di domanda su questo tema che potrebbe farmi.
Il pensiero che mi preme passarle è che non sono io che separo, ma è la Vita a farlo. È la vita che genera attrazioni e repulsioni, grandi passioni e poi rifiuti, dubbi e paure, che fa nascere entusiasmi inutili e mal riposti, e quindi sofferenza.
Io non illudo, non creo dolore, non separo nessuno. Il solo effetto del mio intervento necessario è, in chi resta, una situazione provvisoria e destinata in breve ad essere superata senza alcuna conseguenza.
Chi viene con me, dopo una parentesi più o meno lunga in termini di anni ma certamente breve se rapportata ai tempi infiniti che mi tocca vedere, lo capisce subito.
So che le hanno detto recentemente che la Vita è preziosa, che è unica. Le confermo che è vero, ma che la causa di ciò che ora vive è la Vita stessa, non io. La sua sofferenza è implicita nella Vita, il mio compito è farla finire (intenda pure la Vita o la sofferenza, o entrambe, come preferisce). Nel suo caso ancora non è arrivato il momento. Non la voglio consolare, solo mettere punti fermi sulla verità troppe volte confusa e adattata e modificata.
Se poi vuole concludere portando ad una certa conseguenza il mio ragionamento e pensare che se io non separo forse unisco, o riunisco, lei è libero di farlo. Non le posso dare alcuna conferma in merito, ma non ci vedo alcunché di sbagliato. Decida lei, quindi, perché io non intendo né toglierle speranze né dargliene di infondate.
Ora la saluto.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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