martedì 24 aprile 2018

Hic manebimus optime

 
Qui resteremo, ormai è deciso.

Qui resteremo e vi staremo benissimo, perché qui decidemmo di mettere radici più solide nel nuovo mondo che ci accoglieva.

Qui resteremo perché ci arrivammo con decisione condivisa, non per scelta casuale o influenzata eccessivamente dagli altri, e qui affrontammo assieme non pochi problemi.

Qui resteremo per sempre, secondo l’interpretazione che accetta i limiti del trascorrere umano. Tu hai già espresso nei fatti questa scelta, in parte forzata nei tempi ma non nella sostanza. Ed i tempi contano poco, sempre meno ai miei occhi. Transitoriamente è un avverbio che dovrebbe essere riportato nei nostri documenti, sia per viaggiare e transitare attraverso un luogo per arrivare ad una meta, sia per passare attraverso tutta la vita, cioè per vivere, dall’inizio alla fine.

Qui resteremo comunque vada, per gli anni che il destino futuro ci assegnerà. Io ho perso molta della mia spinta per il ritorno alle origini. Non rinnego nulla dei luoghi dove son nato e cresciuto, né posso scordare le persone, nessuna persona, ma ora il mio luogo di elezione è questo, deciso improvvisamente un giorno di dicembre, quando anche solo poche ore prima non avevo capito la portata di quello che stava avvenendo. E devo testimoniare a modo mio, come mi riesce possibile e trovo accettabile senza forzare la realtà. Tentando, come tu suggerivi, di rincorrere sempre un sogno, un progetto, una meta, guardando ancora avanti. Non è facile ma a volte mi sembra di riuscirci.
Quindi è deciso, qui resteremo.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 23 aprile 2018

ho tanto sbagliato



Ho sbagliato tante cose, e di alcune me ne vergogno. Molte altre le ho fatte giuste, e ne vado orgoglioso. Non sto a spiegarmi nei particolari, tu sai benissimo a cosa mi riferisco, e chi non sa può benissimo intuire ed usare la fantasia. Parte di questi pensieri sono generalizzabili ed universali, perché non sono originale, nessuno lo è mai sino in fondo, quindi parte di ciò che penso lo pensano anche altre persone.

Le tante cose che ho sbagliato probabilmente le rifarei sbagliate se mi si ripresentasse ora davanti come la prima volta la medesima situazione. Solo col senno di poi modificherei ciò che ho fatto o non ho fatto, ma così sarebbero tutti perfetti, troppo facile. Se avessi saputo prima avrei comprato quel biglietto della lotteria, non avrei creduto a quel venditore scorretto scambiato per amico, non avrei ceduto alla mia debolezza o ai miei vizi, avrei insistito perché tu facessi indagini per tempo, con i miei sarebbe andata diversamente, avrei mandato a quel paese chi se lo meritava con un largo anticipo, chissà chi sarei adesso, come vivrei, se tu saresti ancora qui…

Eppure chi mi fa notare le cose giuste che pure ho fatto non mi rende soddisfatto. Ho l’impressione che sia inutile dirlo o pensarlo. Esattamente come seguire i miei impulsi negativi mi è sempre sembrato normale, inconfessabile ma naturale, allo stesso modo anche quello che agli altri sembra edificante, giusto e fatto correttamente mi appare semplicemente normale. Confondo insomma meriti e colpe, mi sembrano tutti aspetti indissolubili del mio modo di essere.

Tu lo avevi capito benissimo. Qualcun altro un po’. Altri per nulla.
Oggi mi è venuto il nervoso e la tristezza quando ho dovuto prendere atto del fatto che le buste con i maglioni o con i vestiti non le sistemi più tu. Non è che mi pesi farlo, non più di tanto almeno. In realtà mi pesa ma non è quello il problema. Quello che non accetto e che non sia tu a farlo, solo quello. Prima di tutto lo facevi meglio, con maggior attenzione. E poi saresti ancora qui a dirmi quali sacchetti devo comprare, 30x40, 50x80… ed i sacchetti che ho comprato prima, quando me lo scrivevi su un foglietto, sono tutti qui, conservano ancora il tuo ordine, e la cosa mi fa male.
Intanto però sono costretto a spostarli, e poco alla volta tu ti allontani un po’, poi smetto, ed aspetto che tu ti riavvicini, sistemo solo qualche busta e infine faccio altro, mi distraggo e fingo che tutto vada bene.

Faranno il governo? Chi lo sa. E chi andrà al governo? Sinceramente non me ne può interessare di meno. Ne parlo, lo fanno tutti, ma non riesco a prendere sul serio le sorti dell’Italia, anche se sono importanti. Io penso ai sacchetti che mi facevi comprare in Via della Luna…dove quando venivi pure tu mi piaceva. E ricordo Bomarzo. Perché Bomarzo? Ho appena ritrovato quel portachiavi…

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 22 aprile 2018

gli scheletri nell’armadio



Ciao, Viz… tu non potevi averne, li riempivi sino all’impossibile. Ancora oggi temo quando devo aprire un’anta o uno spazio dove tu hai conservato per te e per noi, riposto con cura, messo in ordine, accumulato perché nulla si deve buttare (potrebbe sempre venire utile, anche il ritaglio jeans dopo aver accorciato i pantaloni), ripiegato con amore dopo aver stirato, etichettato sulle buste con il nome ed il contenuto, addolcito col tuo modo di fare, tenuto a bada col tuo rigore…
Temo sia di essere travolto dalle cose sia di essere travolto dalla tua presenza, che rimane, non c’è verso, rimane. E mi fa piacere, anche se poi mi vien da piangere.
Tu però ora sorridi, o decisamente ridi. Di me, e con me.
Non so se esiste il caso o se invece ogni avvenimento è legato ad una sua precisa storia, ad una sequenza iniziata non so quando e destinata a continuare chissà per quanto ancora.
Tu però ora ridi, ne sono certo, ovunque tu sia.
Non so quante volte ti ho brontolato di non stipare in quel modo tutti gli spazi e di non invadere i miei. Ti ho concesso un cassetto in più ed un albero degli zoccoli personale, questo lo sai. E continuavo a dirti pure che se mettevi troppi abiti appesi alla fine il sostegno avrebbe ceduto. In effetti ha ceduto, anni fa, ed ho dovuto rinforzarlo.
Avresti dovuto mettere in ordine una volta andata in pensione.
Era una promessa sottintesa, mai pronunciata in modo esplicito. Lo so, tu non l’hai mai detto, non mi avresti mai data la soddisfazione di dirmi che avevo ragione.
Poi le cose hanno preso una piega diversa, che non mi è piaciuta e che, porca ******* ****, mi fa innervosire, e non accetto né credo accetterò mai.
Ma tu sorridi, perché nulla viene mai a caso, e un sostegno oggi si è rotto nell’armadio, dalla mia parte, con le mie cose, e non aveva motivo per spaccarsi proprio oggi, nessun motivo, se non la tua volontà di esserci ancora una volta e prendermi in giro. Forse pure io comincio a non avere più scheletri nell’armadio come te? Non ridere, per favore, che domani devo andare in ferramenta…ciao, Viz.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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