lunedì 26 marzo 2018

un sogno e l’ulivo



Un sogno
Stavamo in mezzo ad una folla che veniva in senso contrario, tantissima gente, una specie di esodo, di fuga da qualcosa di terribile, ma senza alcun senso di paura o di allarme tra tutti quelli che ci venivano incontro tra le vie strette e il percorso obbligato. Semplicemente noi dovevamo andare da quella parte e loro, tutti loro, occupavano l’intero spazio della carreggiata per venire verso il luogo dal quale noi venivamo via.
Controcorrente, ecco, ora ho capito perché. Andavamo, al solito, in luoghi diversi, a cercare non so cosa. Ad un certo punto mi sono ritrovato su una piccola bicicletta, e, tenendo rigorosamente la destra, ho iniziato a pedalare e a farmi largo, ottenendo strada, convinto che in tal modo tu mi avresti seguito più facilmente sulla mia scia, anche se in quel momento non lo avevo capito in modo cosciente. Per me era scontato, sottinteso. Del resto è difficile stabilirlo chiaramente, in una situazione simile di confusione e di condizione vagamente, e per qualche oscuro motivo, irreale.
Mi sono ritrovato a portare dietro di me un ragazzino, mai visto prima, che, salito sulla bicicletta alle mie spalle, si è fatto trasportare e venire nella mia direzione. Anche lui controcorrente, e non ne so il perché. Sembrava scuro di pelle, con caratteri somatici indiani o pachistani, ora mi confondo, non l’ho guardato con attenzione.
Io e lui, in bicicletta abbiamo affrontato la marea contraria, siamo saliti su uno stretto ponte con binari e poi ne siamo scesi, e finalmente siamo arrivati in un punto di relativa calma. Ma tu non c’eri, e me ne sono reso conto, mentre pensavo che tu fossi poco dietro.
Ho aspettato che passasse un treno, o un tram, e che di nuovo il ponte fosse libero, e sono tornato indietro. Sono salito e poi disceso.
In poco tempo ti ho riconosciuta nella strada stretta e affollatissima, da lontano, e ti ho raggiunta. Tu portavi una borsa, forse due, e mi dicevi che avevi trovato provviste. Probabilmente per quello ti eri fermata ed eri rimasta indietro… e mi sono svegliato.

L’ulivo
Ti ho portato il ramoscello di ulivo. L’anno scorso non l’avevo fatto, neppure ci avevo pensato…
Me ne ero accorta. Grazie per quest’anno.
Già, perché poi l’anno scorso no? Misteri del mio pensiero. E poi mi è venuta una domanda, alla quale non so rispondere.
E sarebbe?
Ma perché tu, che non ci credi, hai sempre voluto andare a prendere, la domenica delle palme, qualche ramoscello di ulivo?
Non posso dirtelo.
Come non puoi dirmelo?
Lo sai cosa intendo. Io non posso darti risposte che tu già non conosca, io vivo in te, non me lo far ripetere.
Non dovresti, in effetti, essere troppo razionale. Lasciami l’illusione, almeno quella.
Eppure sai che in fondo non sappiamo nulla. Stamattina poi sono venuta. Non sono andata via del tutto e per sempre.
Vero, e anche non vero. Ma va bene. Mi ha fatto piacere. Ma io sinceramente me lo chiedo, perché il ramoscello di ulivo? E non ricordo se ne abbiamo mai parlato. Lo facevamo e basta, senza un perché, solo perché era così, era tradizione, era sempre stato così…


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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