venerdì 2 marzo 2018

speranza




Credo nel dovere della speranza e del sogno da realizzare malgrado molto del mondo reale sembri congiurare contro col potere della logica e della storia letta con la mente spenta. Il mondo di domani, il mio stesso mondo di oggi, è dei giovani, quelli nati molto dopo l’età che io ho vissuto. Il mondo di domani deve essere delle utopie rivoluzionarie positive, costruttive, visionarie, quello delle grandi ideologie che sembravano finite dopo la prima metà del XX secolo. Ora non so dire a chi, oggi, dovrei credere. Io sono vecchio, credo in molto di ciò in cui ha creduto mio padre, sono cresciuto quando l’Italia cresceva con me, quando la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale era in atto ed ognuno poteva non solo sperare ma essere quasi certo di avere la possibilità di scalare la piramide sociale, con un minimo di impegno e senza un eccessivo aiuto esterno. 
Ora il mondo è cambiato. Le nuove opportunità ci sono, ma sono più sfumate, più selettive, più lontane. Molti sembrano rassegnati al declino inarrestabile e in troppi tentano la fuga come ultima possibilità di affermazione personale. Eppure, fatto salvo il diritto di ognuno a cercare il meglio per il proprio futuro, io ammiro e rispetto maggiormente chi resta in Italia e tenta qui, nella nostra Patria, il riscatto non solo personale ma sociale, ed è disposto a rischiare e ad accettare la fatica maggiore per emergere aiutando così non solo sé stesso ma anche gli altri.
Quindi, rispetto ad un giovane di sinistra, disposto ad ogni sacrificio per ottenere il giusto riconoscimento al proprio impegno e, per questo, pronto ad espatriare, io ammiro maggiormente chi magari a mio avviso sbaglia schieramento politico ma lotta in buona fede in una città di provincia, al sud, in una periferia urbana di una metropoli. Meglio quindi un pentastellato, che non mi piace istintivamente per troppi motivi che non voglio elencare, di un simpatizzante piddino se il primo resta e lotta in Italia mentre il secondo decide di andare altrove, in Germania, in Danimarca, a Londra o a Boston.
Io credo nel potere invincibile della speranza e dell’utopia, anche in quella degli altri. Magari non mi farò trascinare da ciò che ancora non riconosco o non accetto, ma il mondo di domani non deve essere il mio. Io posso solo tentare di fare al meglio secondo coscienza, e pensando a mio figlio.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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