domenica 4 febbraio 2018

dove vanno le anatre in volo




Passano in formazione, allineate come suggerisce l’esperienza e l’aerodinamica, e vanno altrove, dove le spinge la natura con le sue stagioni. Hanno punti di riferimento che si raccontano come sanno, e che noi possiamo solo immaginare, o sospettare.
Loro hanno una meta, uno scopo: vivere.
Pure un albero secolare o millenario ha lo stesso scopo, e forse se ne chiede il motivo meno delle anatre, lui vive.
Pure io vivo, e non ne conosco lo scopo. Sono arrivato per puro caso. Avrei potuto essere un altro in un diverso luogo, oppure non vivere mai. Ora sono qui, ancora per un tempo limitato, e dopo? Dopo l’anatra non lo sa, e neppure l’albero, e non se lo chiedono. Io sì.
Ti ho incontrata per caso o per destino, e che differenza fa il saperlo, ora che tu hai finito il tuo tempo visibile, o finito il tuo tempo e basta?
Un fastidio passeggero ad un occhio mi richiama alla condizione assurda di sentirmi superiore alla materia e allo stesso tempo di ritrovarmi suo schiavo.
Superato il fastidio il pensiero vola, più in alto di quanto potranno mai arrivare le anatre, e tu manchi sempre.
Per quanto mi alzi, pur senza aver mai avuto il coraggio di volare, non ti trovo se non in basso, dove so camminare, e vicinissima, dentro di me.
Lascerei volentieri la consapevolezza se potessi trovare la pace del momento senza tempo, la dimenticanza incolpevole, la leggerezza di essere natura ma di non averne alcuna responsabilità.
Oltre mi perderei, e già così mi è difficile mantenermi sano di mente (ammesso che per me una tale definizione abbia senso e non sia ridicola).
Dovrei avere un ruolo definito, eseguire ordini precisi dettati dalla mia posizione gerarchica, accettare sia il sacrificio sia il successo come eguali estremi di un percorso neutrale ed indifferente alla mia individualità.
Solo che non ragiono come una piccola ape operaia o una mastodontica matriarca. Mi creo fantasie molto diverse dalle loro, o almeno così mi illudo.
E mentre le anatre vanno in volo con una meta precisa io non so dove andare. Cammino molto ma avverto che non ha alcun senso farlo se non quello limitatissimo del camminare stesso, cioè del movimento. Camminando penso, ma cosa mi impedirebbe di pensare anche da fermo? Camminando mi vengono pensieri di tipo diverso? Forse è così, e questo dovrebbe bastare.
Camminando mi illudo di avvicinarmi a te, alla fine. E chissà che questo non sia il vero scopo.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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