mercoledì 3 gennaio 2018

Li vedevo




Vedevo quella coppia da molti anni, lui più minuto, lei leggermente più alta. Camminavano appiccicati che sembrava li unisse una colla cianoacrilica.
Camminavano indivisibili, così li vedevo. E parlavo fitto, e mi sembravano indifferenti a quanto avveniva attorno a loro. O forse li voglio ricordare così, li vedevo come volevo vederli, non com’erano veramente. Magari pure loro si vedevano come volevano essere o, dopo, avrebbero pensato di essere stati, se ci fosse stato un dopo.
Quante volte si pensa di voler invecchiare come un nostro modello di riferimento mentre, di questo, ci arriva soltanto l’immagine ideale. Eppure la cosa è possibile, esiste, ne abbiamo prove ogni giorno. Ed ogni giorno ne riceviamo dure smentite, perché il finale come da pellicola americana alla Frank Capra rimane una costruzione temporale, quando va bene, e ci aiuta a sognare, solo a sognare.

Vedo lei, da qualche tempo, solo lei, che cammina per le stesse strade che prima percorreva con lui. Si guarda attorno più di prima. Ho anche avuto l’occasione di scambiarci due parole, un giorno. Però non le ho fatto la domanda che avevo pronta e che tengo dentro di me. Credo di conoscerne la risposta. Forse sono stato egoista o insensibile a non farla. Forse invece è stato meglio così. Come potevo immaginare cosa pensava veramente in quel momento? Magari avrei tolto una protezione. O invece sarebbe stata un’occasione per dire, ricordare. Sarebbe stato dolore o nostalgia consolatoria? 

Io li vedevo, questo lo ricordo bene Viz. Li vedevo e non mi pare di avertene mai parlato. Pensavo che avremmo avuto tempo anche noi per dirci tante cose scordate e poi ritornate dal passato. Credo che pure loro, che hanno avuto più tempo assieme verso la fine, avessero ancora troppe cose rimandate ad un altro giorno mai arrivato.

Se fossimo pezzi di ricambio tutto sarebbe più facile. Nessun sentimento, solo il senso della funzione da svolgere. Nessun dolore, solo un difetto da eliminare. Nessuna mancanza, basta ordinare la parte necessaria e l’insieme torna a funzionare. Esattamente come prima.

Esco, ora, ed è possibile che la incontri nuovamente mentre vengo a trovarti o mentre cammino perché ne ho bisogno. E difficilmente le dirò qualcosa. Eppure ci conosciamo di vista, da anni. Io mi illudo sempre di essere anonimo, ma attorno in tanti sanno chi sono o chi ero. Io altrove proteggo in modo irrazionale quello che scrivo qui, e non ci vedo alcuna logica in questo comportamento. La mia mente usa questi modalità, e di tanto in tanto qualcuno penetra il mantello dell’invisibilità, o io mi lascio vedere.
Sbagliando ancora, diversamente da prima ma sempre sbagliando, vado avanti. E immagino come ci vedevano, come pensavano di noi cose non erano vere o ne sospettavano altre che vere lo erano. Io capisco solo ora com’ero, e mi ricostruisco come vorrei essere stato temendo di diventare irriconoscibile. E temendo anche di perderti poco a poco nel tempo che non smette mai di svolgere il suo lavoro. Io li vedevo, Viz. Ora vedo solo lei e mi viene paura di perderti ancora di più.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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