martedì 30 gennaio 2018

la croupier

Informativa sulla privacy

Rien ne va plus, les jeux sont faits
La pallina corre e ogni giocatore la osserva. Vedo atteggiamenti tra il controllato, il nervoso e il distaccato solo di facciata. Noto l’impercettibile sudore alla fronte o intuisco quello al palmo delle mani, come immagino movimenti propiziatori o rituali segreti, ed avverto il pensiero sospeso.
La croupier è professionale, non tradisce emozioni e non sembra interessata a chi vincerà o perderà. È pronta a prendere e a dare, ma non è lei a decidere. Sa che il banco alla lunga vince sempre ma che intanto può concedere gloria passeggera al fortunato di turno.
Io cerco di non giocare per un po’, ed osservo. So di non potermi sottrarre a lungo ma intanto non sono obbligato a rispettare nessuna regola ferrea. La sola certezza che ho è che perderò l’ultima puntata ma per ora non so quando metterò sul tavolo quei gettoni, o chi li giocherà al mio posto.
Ho già perso molto e sono un po’ invidioso per chi ancora sembra possedere la maggior parte del suo capitale. Ora non mi fido molto della pallina, mi sembra traditrice più del solito. Ed aspetto.
La croupier osserva tutti in silenzio, quindi guarda pure me. Io non riesco a intercettare il suo sguardo, ma devo ammettere che non saprei sostenerlo. In realtà mi spaventa. So che lei non decide e non ha meriti o colpe, ma ha un potere che mi sfugge, che mi terrorizza. Come potrei farmela amica, avere un po’ della sua attenzione e venir trattato da lei con maggiore indulgenza per le mie debolezze?
Giocare è un vizio, lo so, ma devo giocare. Tu non giudicarmi con quegli occhi di ghiaccio, abbi pietà di me. Quando riprenderò a giocare fammi vincere o perdere ma trattami con umanità, con pietà. Cerca di capirmi, non infierire. Io non potrei difendermi.


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 29 gennaio 2018

Il sole




Hai un bel dire, puoi dire o pensare qualsiasi cosa, poi sorge il sole. E tutto riprende daccapo, ma non è detto che vada come prevedevi. Magari un incontro imprevisto, oppure una notizia, o ancora lo stesso corridoio ripercorso come per ritrovarvi una salvezza impossibile. Non so spiegare perché io faccia alcune cose. Tento la fortuna, sono un giocatore accanito che quasi sempre perde e non sa smettere di camminare e cercare scorci da punti non ancora frequentati e trovare lapidi commemorative di eventi tragici e moderni contadini con forbici elettriche a potare viti.
Quando il sole si alza sembra che molto sia il possibile o il tentabile. L’inerzia e la pigrizia pretendono di mantenere il loro ruolo, si offrono rassicuranti ma senza speranze. Ed io non scordo di aver avuto speranze, di averle vissute e affrontare nel modo corretto, cioè assumendomi il rischio dei tentativi anche alla cieca. Ma parlo solo per me, perché la mia vita me la posso decidere senza darne la responsabilità a nessuno. Diverso, molto diverso, è quando le speranze non riguardano me, ma altre persone, la vita di chi amo. In quel caso il sole mi porta paure che non sono solo mie, e per decidere devo trovare un equilibrio condiviso, oppure devo capire cosa è meglio non per me, ma per l’altra persona. Sembra che il sole porti luce, che tutto diventi chiaro, ma è un’illusione. Si può morire anche col sole alto oppure che sta sorgendo. Si può sbagliare di giorno come di notte. Non c’è alcuna differenza in questo.

Ora navigo a vista. In questi giorni sono sui social in modo defilato, resto a mio modo un animale social, non mi pento di quasi nulla di quello che ho fatto in rete, e quello che ho fatto di sbagliato ho tentato di rimediarlo, o comunque di smettere quando ho capito l’errore. Ora vorrei indietro alcune persone, so che non è possibile, ma non intendo sostituirle.
Se manco non significa che non legga però, o che non sappia rispondere a chi privatamente si metterà in contatto con me. Chi frequenta questo blog merita ogni mia gratitudine, mi fa sentire meglio, e meno solo. In fondo questo è moltissimo. Quindi grazie.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 28 gennaio 2018

fanculo

Informativa sulla privacy

Pensavo di iniziare con una serie di fanculo, tanti fanculo, per i motivi che so io. E poi, poco a poco mi sono calmato. Ho camminato e pianto, ma non è stata la scelta azzeccata. Potevo camminare senza piangere, probabilmente. Piangere a cosa serve? E mandare affanculo a chi o a cosa serve? Qualcuno se lo merita magari, ma dal mio punto di vista è preferibile scordare quel qualcuno, ci guadagnerei in salute e certamente in umore. Tu mi hai insegnato che malgrado io mi sentissi il più furbo, tra i due quello non ero io. Malgrado tutto, alla fine, tutta la mia furbizia si è sciolta come un gelato scordato fuori dal frigorifero. Ottimismo servirebbe. Lo so, ne sono consapevole, talvolta ci riesco, spessissimo invece no. Dimmi per favore come facevi, tu. Dimmelo in qualche modo. Dimmelo di notte, quando dormo. Fammi arrivare il tuo suggerimento vero, il tuo segreto, nel modo che preferisci, ma provaci.
Impediscimi di scordare la felicità e fammi dimenticare il dolore, la nostalgia, l’assenza.
"Vivi al posto mio" vorresti dirmi, ne sono quasi convinto. Ma sai che mi fai carico di una responsabilità mostruosa ? Io non ne sono capace, non posso farlo. Il mio massimo possibile è imitarti, ma solo in parte, o tentare di mitigare alcuni aspetti del mio carattere, e già sarebbe molto.
E non ti mitizzo, so bene com’eri. I tuoi difetti sono stupidaggini senza peso. Penso a quanto male a volte ti ho fatto. Eppure quasi mai ho voluto veramente essere cattivo. Ho cercavo solo di vivere, come ora tento di sopravvivere. Non so se potendo potrei evitare certi errori. Forse alcuni li sostituirei con altri lasciando esattamente identica la somma.
E ti parlo ancora da qui, mi serve. I giorni passano e sento il bisogno di rivedere certi luoghi che però mi fanno male. Poco alla volta mi adatterò, accetterò ancora quei posti. Passando e ripassando una nuova abitudine forse mi aiuterà, anche se non so nè come né quando. Ecco. Tutto qui, e poca voglia di social, anche se spesso entro, vado sulla pagina di qualcuno e a volte commento anche se in questo periodo preferisco restare ai margini.


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

sabato 27 gennaio 2018

venerdì 25 dicembre 2015




Cartella: …
Proprietà: …
Percorso: …
Dimensioni: …
Dimensioni su disco: …
Data creazione: venerdì 25 dicembre 2015

Venerdì 25 dicembre 2015, il giorno di Natale. Ed ora mi verrebbe il desiderio di dire ogni tipo di cattiveria, di scrivere di peggio e ancora di più, di maledire ogni festa ed ogni ricorrenza, di scordare e di mantenere sempre a mente, di perdermi e di non trovare più segni mentre continuo a trovarne. Sono condannato a trovarne ogni giorno ma non resterei un giorno senza pensarti, non ancora almeno, e non prevedo o non so prevedere per quanto tempo ancora. Spero per sempre, per tutto il mio sempre.

Non sento il bisogno di scrivere ogni cosa su questo mio diario, sarebbe inutile. Si deve anche vivere, non solo scrivere della vita. Si deve prima morire per poter dire della morte, e per ora non posso che sapere dell’assenza e del dolore che la morte genera, non della sua natura, che per me rimane un mistero.

Venerdì 25 dicembre 2015, il giorno di Natale, eravamo arrabbiati, tesi, preoccupati. Tu mi hai fatto il tuo ultimo regalo di Natale, quello che poi ho ritrovato e ricordato adesso sotto forma di istruzioni scaricate dalla rete esattamente in quel giorno maledetto. Il Natale 2016 è stato un Natale di merda, superato solo grazie alla generosità di alcune persone, esattamente come il Natale 2017. Feste trascorse ma senza vera allegria. Ho sorriso per qualche minuto, anche più di qualche minuto, ma non è stata la stessa cosa. Avrei preferito mille volte tornare al Natale 2014, o forse neppure a quello.

La memoria digitale rimane, senza emozioni, quelle ce le metto io. Restano oggetti, piccole cose, regali ancora da scartare, e altro ancora, di indefinibile, di spaventoso. Una tua immagine felice tra le persone mi distrugge peggio di un pugno allo stomaco. Eppure rimane un regalo. E non vorrei sparisse. Io conservo, riordino e conservo, getto l’inutile e conservo, non vado via e conservo, ti trattengo anche in questo modo. Non voglio farmi male, e neppure tu hai mai voluto farmene, eppure il risultato è questo. Inutile negarlo.

Non andare via, per favore. Oggi, o meglio da alcuni giorni, è così. Ciao, Viz.


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

giovedì 25 gennaio 2018

Sogno di una notte di…




Sogno di una notte di mezzo inverno, di mezza estate, di mezzo non so cosa. Ma sogno è e rimane, un sogno, che richiama alla realtà e sicuramente vorrebbe che questa realtà quotidiana venisse modificata. Non ho mai capito perché si sogna e perché si ricordino solo alcuni sogni e non altri. Poi, al mattino, riflettendoci e parlandone con chi sa di me, sa più di altri e si interessa, intuisco qualche cosa. Ma rimane una spiegazione parziale, incompleta, non del tutto soddisfacente, come non è mai soddisfacente il richiamo a ciò che si è perduto ed il sogno, da solo, non è in grado di restituire. Ben altro mi servirebbe, del resto. Ma pare che questo non esista, ancora, o non per tutti, non per me almeno.

Per un periodo non breve ti ho accompagnata in giro per ospedali. Per un periodo non breve hai saputo trattenere per te le tue paure, e non le hai confessate neppure agli amici, o solo in parte. Mascheravi tutto sotto una maschera di ottimismo che non era mai rimozione ma enorme rispetto per gli altri. Solo verso la fine non sapevi più mentire perché la sforzo sarebbe stato impossibile da sostenere, disumano, e quindi spesso preferivi tacere.

Eppure hai difeso sino all’impossibile la dignità, ed hai ceduto alle debolezze umane trattandole per quello che sono. Debolezze e basta, da accettare perché sono naturali. Mi assumo la responsabilità di dire e non dire. Di mantenere il ricordo e di permettere l’oblio. Di nascondere e di mostrare quello che io scelgo. Non ho obblighi nei confronti di nessuno in questo caso, solo nei tuoi, e in questo mi sento vincolato. Sarei libero di spostare ogni cosa ma lo faccio con estrema cautela. Mi dicono di prendermi i miei tempi, ed io mi adeguo anche ai tuoi, quelli che ti sono stati rubati. Temo di ferirmi trovando ciò che non sapevo esistere.

Poi capita che io parli di un certo tema, la sera. Capita che per eseguire un rammendo invisibile (sic) su un lenzuolo quasi nuovo strappato vicino ad un bordo io sposti la scatola con le spolette e gli aghi, e trovi un diario con poche pagine e tue parole confessate a te sola, ma lasciate perché poi, forse, tu potessi continuare a scrivere. Capita che io prenda sonno volutamente senza leggere nulla prima di spegnere la luce, e che la mente così navighi liberamente per cercare ricordi. In tal modo io confondo assenza e presenza ed inizio ad assopirmi. E così capita che io sogni e sia sveglio, e mescoli la realtà con quello che non esiste, o non esiste più.
E tu resti nascosta, non ti mostri mai in alcun modo, resti sottintesa, motore immobile e senziente, sorridente quasi. Mi fai tornare a questioni pratiche, organizzative. Mi fai pensare ad orari di treni e autobus, a come arrivare a prenderti per riportarti a casa perdendomi in piccoli problemi che so affrontare senza difficoltà perché da sempre fanno parte della mia forma mentale.

Ok, parto verso le 17, arrivo in città e poi vengo a piedi dove ho parcheggiato l’auto, poi mi organizzo con le tue borse, e poi…


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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