venerdì 1 dicembre 2017

qui ed ora


La fisica sfiora la metafisica e la scienza si confonde nella fantascienza. Non succede sempre, e non sempre i risultati sono accettabili o condivisibili ma a volte simili contaminazioni sono giuste e naturali; possono diventare irrinunciabili se finalmente vengono conosciute.

Mi dicono che il reale è solo qui ed ora, che ogni altra sua manifestazione o non è più raggiungibile o non lo è ancora oppure non lo è mai stata e mai lo sarà. Prendendo per corretto solo il reale qui ed ora non so tuttavia quale posto assegnare a chi è passato e mi ha lasciato la sua eredità nelle mie idee e in quello che sono diventato, in quello che possiedo e nelle scoperte che ancora devo fare. Se leggo un testo classico forse che il suo autore non è qui ed ora anche se è vissuto tre secoli fa? Non ho alcuna risposta certa.

Qui ed ora io ti penso, considero l’inutilità di alcune emozioni, mi sembra che le stagioni seguano apparentemente un ciclo mentre si ripresentano sempre nuove e diverse, e il lunario che tra meno di un mese sostituiremo con quello nuovo mi appare artificiale molto più di quanto ci convenga ammettere.
Durante una festa di capodanno di non troppi anni fa, lo ricordi certamente, regalai ad alcuni amici il calendario dell’anno ormai concluso, non dell’anno che stava iniziando. L’idea mi era piaciuta molto e non la ritenevo una semplice spiritosaggine o un modo per trasformare in concreto una battuta; avrei veramente voluto regalare, avendone il potere, un nuovo anno da rivivere, da cambiare in ciò che si desiderava o poteva. Ora che questo anno in parte maledetto si avvia verso la fine non so se lo rivorrei indietro. Se potessi scegliere ne prenderei ovviamente un altro. 
Tu però mi hai accompagnato, giorno dopo giorno, esattamente ogni giorno, immancabilmente ogni giorno, instancabilmente, ed era ciò che volevo. 
Dovrei farmelo bastare perché non è poco.   

Il sole tramonta e la linea dell’orizzonte lentamente si confonde. L’immagine che muta sotto i nostri occhi viene raccolta in una sequenza di diapositive e consegnata, dopo pochi mesi, all’oblio. 
Quella sequenza ritorna, ora, e malgrado non abbia intenzione di cercare le diapositive che la conservano so dove sono. Noi stiamo dietro la reflex e osserviamo lo spettacolo davanti a noi. Viviamo come se fosse la prima volta ciò che si ripete da milioni di anni e per altri milioni ancora continuerà a riproporsi, anche senza bisogno di spettatori.
La sola cosa che importa è che noi lo stiamo fotografando, ma non è un evento straordinario, siamo solo noi a renderlo tale, ed esclusivamente per noi.
Impossibile da trasmettere a chiunque altro. Non è trasferibile ciò che viviamo. Sbagliato dirlo, o svelarlo. Ingiusto trasgredire un segreto che ha bisogno di restare tale solo perché non interessa ad altri. L’emozione si può intuire, quella è patrimonio comune, il pensiero e le parole del momento no, anche se pure le parole sono di uso comune e non celano arcani. 
Chi guarda due persone complici parlare piano tra loro può intuire, se un po’ le conosce, il tema del loro dialogare fitto, vi si può avvicinare con una buona approssimazione, certo, ma non potrà mai averne certezza. 
Quindi il nostro parlare resti solo nostro, e ciò che rimane sia pure affidato a quello che si può intuire e, prima o poi, lasciato al completo oblio. Ma non qui, e non ora.

                                                                                              Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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