domenica 22 ottobre 2017

relatività




Il dialogo
LUI – Io devo continuare la mia strada. Non ho alcun desiderio di allontanarmi da te ma non ho il diritto di fermarmi. Neppure tu avresti voluto fermarti, del resto.
LEI – Lo so, hai ragione. Io ho dovuto fermarmi, e per noi ora il tempo scorre con velocità diverse. Ora ci troviamo confinati in due diversi sistemi di riferimento, io sono caduta nel buco nero prima di te. Quando pure tu vi cadrai, perché vi dovrai cadere, non so spiegarti come ci ritroveremo, né se ci ritroveremo.
LUI – Io non temo di non ritrovarti. Sono certo che ti ritroverò. E se ora sbaglio nella mia previsione, nessuno mi può smentire, né potrà farlo domani.
O non ci saremo, quindi il problema non si porrà. Oppure ci saremo, e nessuno potrà dire il contrario.
LEI – Già. Ma potremmo esserci e malgrado questo non ritrovarci…
LUI – Io solo ci potrò perdere, in tal caso. Per me sarebbe una sconfitta, una delusione.
LEI – Allora ti resta una sola cosa da fare, aspettare.
LUI – Non faccio altro, come sai.

La favola
Ad ogni nuova giornata arrivata per magia appresso alla notte, subito dopo l’alba, una barca partiva diretta verso la riva opposta. Il viaggio proseguiva per tutte le ore necessarie al sole per compiere il suo arco in cielo, quindi la sua durata dipendeva dalla stagione. Alla sera i passeggeri scendevano, e la barca iniziava subito e nottetempo il tragitto di ritorno trasportando il solo timoniere alla sua guida. Quando giungeva alla nostra sponda, ormai prossima la luce, non si trovava mai nel punto di attracco dell’alba precedente, ma sospinta verso il mare, avendo lasciato a monte ogni ricordo di vite conosciute. Nuovi e solitamente più giovani passeggeri prendevano posto, pronti a partire per arrivare dove altri non erano ancora giunti, sempre più verso la foce, verso l’enorme mare che ancora sembrava lontano.
Ad ogni sbarco una nuova città era fondata, che si dava leggi e abitudini, che allacciava relazioni col mondo attorno alle abitazioni, che iniziava la sua avventura cercando fortuna.
 
Da quanto tempo la barca trasporti passeggeri se lo chiedono in tanti, ma nessuno, sino ad oggi, lo ha mai chiesto al timoniere, il solo a conoscere la risposta. Quando viene la curiosità è troppo tardi per chiedere, e quando si naviga non si pensa a quella che poi diventerà tutta la struttura della società che ancora deve sorgere, creando dubbi di legittimità e discussioni infinite, senza alcuna certezza se non quella raggiunta con difficoltà e, mi si perdoni l’ossimoro, con troppi dubbi.

La conclusione (almeno per ora)
Non ci salverà un miracolo. Per sua natura il miracolo è avvenimento che sovverte le leggi di natura, che le contrasta. Quindi risulta limitato nel tempo e non diffuso negli effetti. Se tale invece fosse, si sostituirebbe alla natura stessa, non sarebbe eccezione, ma regola. E un miracolo non può essere regola.
L’unica consolazione è che i miracoli vengono chiesti da chi se ne ritiene indegno, e poiché tutti lo siamo, forse abbiamo una tenue speranza. Che non sarà, tuttavia, per tutti.


                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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