sabato 7 ottobre 2017

l’angelo incredulo



Lo fanno entrare nella piccolissima stanzetta spoglia e senza finestre arredata come una cella monastica: una scrivania e due sedie. Quella dietro la scrivania occupata da una donna che sembra aspettarlo e l’altra, vicina a lui, libera. Non capisce perché si trova in quel posto.
-        Si accomodi. È una semplice formalità. –
-        … -
-        Si accomodi, per favore. Lieta di accoglierla per prima, e ancor più lieta di poterla finalmente contraddire. –
-        Come dice scusi? –
-        Perdoni se sono diretta con lei. È morto, e da ora le viene assegnato il ruolo di angelo. –
-        Come morto? Se ora sono qui significa che… -
-        Significa che non è più sulla Terra, è qui, appunto. E da ora è un angelo. Mi scusi se non ha ancora un nome, ma questo è di sua competenza. Deve deciderlo lei. –
-        Cosa vuol dire che sono un angelo? E che mi può contraddire poi cosa significa? –
-        Lei non ricorda, è normale. Era ateo, e non credeva nella vita dopo la morte, ecco perché sono lieta di contraddirla. Il fatto che lei ora stia qui seduto dimostra esattamente il contrario di ciò che pensava. E questo dimostra anche che è stato molto migliore di tanti che si definiscono credenti. Mi creda (e scusi il bisticcio di parole), pochi diventano angeli dopo la loro breve vita, e qui semplicemente saranno ospiti, più o meno felici, scordandosi chi erano. Lei invece, poco a poco, ricorderà ogni cosa. –
-        Ma cosa avrei fatto di particolare per meritare tale attenzione, ammesso che io le creda? –
-        Amore, solo amore. Lei ha molto amato, oppure è stato molto amato, o forse entrambi. Non mi chieda di più, non è il momento giusto per lei. Ma non ha alcun motivo di aver fretta. -
-        … non … -
-        Non mi crede, è evidente, è normale. Vada intanto. Ci rivedremo tra un po’. –
-        E dove dovrei andare, scusi? Io non ho capito cosa …–

Non finisce la frase che si ritrova nel corridoio dove prima lo avevano accompagnato. Ma chi lo aveva accompagnato? Ora è solo. E inizia a camminare verso quella che gli sembra un’uscita.
Ora è all’aperto e vede un parco pubblico. Rimane alcune ore a camminare tra gli alberi e le persone e gli animali. L’aria è fresca, piacevole. E inizia a pensare alle assurdità che quella donna gli ha detto.
Viene distratto da una coppia di mezz’età che sta litigando per un problema di fedeltà complicata da una questione di soldi. Non li sopporta, e si allontana.
Passano i giorni, vede tramonti, albe, si spinge nelle ore della notte più profonda, riemerge alla luce diurna e gli sembra di riconoscere alcuni visi, alcuni edifici, alcune strade.
Inizia a rendersi conto che non ha bisogno di dormire, di mangiare, di parlare, di respirare, di contatti umani. E che se vuole può dormire, mangiare, parlare, respirare ed avere contatti umani. Ma solo entrando nel corpo di qualcuno. Vivendo al posto di - o assieme a -  qualcuno.
-        Com’è andata sino ad ora? –
È di nuovo seduto davanti alla donna di qualche tempo prima, non saprebbe dire quanto è passato. La piccola stanzetta è la stessa, assolutamente identica.
-        Come sono arrivato qui? –
-        Ora intende? Ma le avevo anticipato che sarebbe tornato da me. Come le sembra il ruolo che le è stato assegnato? Mi interessa molto la sua opinione. –
-        Ma dove sono ora, chi è lei? –
-        Che posto è questo? Quello che lei immagina. Se immaginasse un luogo diverso ora saremmo in un luogo diverso. Ma non conta nulla. Capirà che non conta nulla. Ed io sono al suo servizio, non ho altri compiti, per adesso. Su chi sono poi ho poco da dirle. Vengo da una vita precedente. Come lei. Pure io sono stata scelta. Ed a mia volta io ho scelto di essere così. Mi chiami Lucia, se le va. Ero un ragazzo quando vissi sulla Terra. Lei invece ha capito chi era? –
-        In che senso ho capito chi ero? Non sono e non ero io? –
-        No, evidentemente ancora non lo ha capito, ma non ha importanza. Il tempo non conta per noi. Immagino quindi che ancora non abbia fatto nulla, o capito esattamente cosa può fare. –

È in una galleria d’arte, forse un museo. È attirato dal bello, e passeggia ammirando le opere esposte. Riesce ad intuire la passione, il dolore, la soddisfazione e la delusione che hanno provato gli artisti. Li vede mentre lavorano e precipitano nella loro ricerca. Lui non ha bisogno di cercare come loro. Lui ha ottenuto quello che voleva. Non capisce come, ma ha raggiunto il suo scopo. Non lo aveva capito ancora, ma è così. E mentre guarda quel viso di donna immortalato nel marmo lo vede. Vede un uomo che gli appare familiare, eppure non sa nulla di lui. È serio, pensoso, guarda pure lui le opere esposte ma sembra che abbia la mente altrove. Si avvicina, senza attirare la sua attenzione, e capisce. Quell’uomo ha subito un lutto, ha perso da alcuni mesi una persona, la sua vita è cambiata in una maniera impensabile. Eppure quel dolore lo ha già avvertito, non è la prima volta che lo sperimenta. Perché quell’uomo ora lo colpisce più di altri?
-        Ancora non ha capito? Lei era legato a quell’uomo, ma solo lei può arrivare a saperne il motivo. –
-        Ma chi sono io? E cosa sto facendo qui ora, e prima in quel museo? –
-        Sa quanto tempo è trascorso sulla Terra? Quasi dieci mesi. Per lei il tempo ora scorre in modo diverso, ed è lei che decide come farlo scorrere. Sino a questo momento però è solo andato avanti, non ha mai desiderato tornare indietro, né ha cercato chi le ha dato amore, o a chi lo ha dato. Ogni singolo attimo ed ogni esperienza vissuta qui però la sta conducendo esattamente a trovare le risposte alle domande che ancora non si è fatto. –
-        Ma cosa significa… -

Semplicemente desidera tornare indietro nel tempo di un ragazzo che vede alla guida di un’auto che, pure quella, come il ragazzo, gli sembra familiare. Ora capisce che anche il ragazzo ha subito un lutto. Ha perso la madre. Rivede la donna morta assieme al ragazzo, un anno prima, quando stava male. La rivede molti anni prima, mentre parla con lui. E la rivede ancora in un ristorante giapponese assieme al ragazzo ed all’uomo del museo. La donna aspettava il suo piatto mentre l’uomo ed il ragazzo erano già stati serviti. I due le passavano assaggi dalle loro pietanze mentre lei aspettava il suo turno. E ridevano, perché in quel posto capitava sempre che uno, a caso, venisse servito dopo tutti gli altri.
Non ha più bisogno, ora, di altre informazioni. Lui era la madre morta. Lui era la moglie morta. Non capisce per quale motivo sia un uomo. E infatti non c’è un motivo, non ha significato alcuno. Ora è lei, sa che è lei. Ha deciso di ritornare quella che è stata, ed ha scelto anche il momento, quello perfetto, quello che preferisce di tutta la sua vita che è stata prima.
E capisce pure cosa deve fare un angelo. Ora le è tutto chiaro.
-        Mi fa piacere. Ora ha capito ed ha deciso, lo vedo. E vedo pure che non siamo più in quella stanzetta microscopica. –
-        Sì. Mi piace di più questa stanza, non trova? Mi ricorda molte cose belle… -

Ora lo so che non posso darti prove, Viz, dovresti darmele tu, e non si è mai vista una cosa simile. Che tu sia un angelo è una pura invenzione. Eri umanamente umana, legata al reale, al tangibile, non ti facevi intimidire dal sovrannaturale, non ci credevi. Sapevi amare però, e conoscevi il sacrificio per non farci soffrire. Pensare che sia possibile quanto ho scritto non mi costa nulla tuttavia non mi illudo neppure più di tanto. Non credo al divino, mi basta il terreno. Il mio divino è simile al tuo, si basa sul rispetto dell’umano, qui ed ora. È questo il metro che avevamo e che mi è rimasto, che è mio. In questo tu ci resterai sempre.

                                                                                                                 Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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