domenica 1 ottobre 2017

così vicina e così lontana, da me e dal cielo sopra Berlino


Sei così vicina, posso passare da te in pochi minuti oppure basta che mi affacci sul poggiolo, e quando sono lì vedo casa nostra. Se alzo gli occhi e penso a qualche anno fa rivedo il cielo sopra noi e sopra Berlino, quello che sai bene, quello di una vacanza memorabile e mai dimenticata
Ora sei vicina un po’ meno del solito ma a sufficienza per rendere casa nostra il luogo dal quale non voglio separarmi, e così mi allontani Ferrara, il mio primo amore (senza alcun rimpianto). Che poi non è vero che il primo amore non si scorda mai, tutto sta ad intendersi. Io non sono stato il tuo primo amore, e tu non sei stata il mio, eppure quello che mi è successo prima in larga misura io l’ho rimosso. Il mio primo amore o era del tutto sbagliato e inventato dal nulla, oppure proprio è sparito. E non so neppure quale (o quali) posso definire primo/i amore/i. Non sono sparite le persone, quelle no, ma è sparito quel sentimento. Dissolto nel nulla del tempo. Non ne esiste traccia che mi interessi recuperare. Forse qualche foto, forse qualche oggetto casualmente conservato ma senza motivazioni affettive. Di molto mi sono disfatto nel corso degli anni, con atti di rabbia o di semplice oblio.

Tu sei vicina e lontanissima. Già non sopporti che io ti pensi in questo modo, lo so, come se tu mi aspettassi in qualche luogo che non mi è chiaro.
Non ci hai mai creduto, e pure io dicevo e pensavo di non crederci.
Sai tuttavia che io con la Signora ho da sempre mantenuto un dialogo diverso da quello che mantenevi tu. Parallelo, ma distinto. Io amavo ed amo andarla a trovare dove lei raccoglie i nostri ricordi terreni. Tu no. Credo che tu abbia ragione, ma se hai ragione devo poi ammettere che non ci sei, ed allora hai torto. Mi spiace, ma hai torto. Per logica non basata su prove ma su semplice bisogno (o desiderio, come un’amica mi ha suggerito) tu hai torto. E, non so dove, mi aspetti. Senza fretta, credo, ma mi aspetti, dandomi il tempo per sbrigare ancora alcune faccende e chiudere certi conti in sospeso (non tutti, solo alcuni).
E intanto vedo il cielo sopra di noi, le nuvole che lasciano il posto al sole prima che scenda la notte, oppure il cielo azzurro, o la foschia che nasconde le cime attorno. Le stagioni passano, ed è trascorso quasi un anno. Un anno incredibile, mai vissuto prima un anno simile, mai. Mai pensato di poterlo vivere, mai. Eppure l’ho vissuto. Non è cambiato nulla, ed è cambiata ogni cosa. Io ora sono diverso. Sinceramente sai una cosa? Non è vero che io sia diverso veramente, ma in qualche modo sono un po’ maturato. Ora cerco di essere più attento a chi mi si accosta in buona fede, a chi non mi attacca ma mi critica nel modo giusto, ed io tento di ascoltare quello che gli altri mi dicono, o almeno ci provo. Allo stesso tempo sono insofferente con chi avverto insensibile, pieno di sé, autoreferenziale, maleducato o invadente.
Non sono diventato migliore, magari lo fossi, solo più consapevole che del tempo che mi resta posso sprecarne sempre meno. Ed allora perché scrivo qui, su questo blog? Forse che non ho altro e di più importante da fare? Certo, hai ragione. Mi contraddico, e della cosa non mi preoccupo, ma intanto ti tengo qui, ti distraggo con discorsi a volte senza capo né coda, ti distolgo dal tuo pensiero di non esistere più. Guarda il cielo sopra di noi, guarda quello sopra Berlino.

Qui sono straniera e tuttavia è tutto così familiare. In ogni caso non ci si può perdere: s'arriva sempre al muro. (Marion - da: Il cielo sopra Berlino, di Wim Wenders)





                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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