lunedì 30 ottobre 2017

Sulla strada di allora




Ho volutamente ripercorso la strada di allora, sono sceso in quel sottopasso e alla fine risalito, ho camminato nel lungo corridoio sino all’ingresso, dal quale sono uscito. Poi, per il ritorno, non vi sono più rientrato. Ho rivisto il bar dove gli uccellini vanno a far colazione, il ristorante veloce e quello un po’ più lontano. Sono entrato nel magazzino di abbigliamento, guardando senza comprare nulla, poi verso il centro a ritrovare la piazza dove stanno allestendo casette. In quella casa del cioccolato ho cercato il torrone morbido abruzzese ma ancora non sembra essere arrivata la nuova produzione. Sono cambiate alcune cose. Sparite un paio di edicole di giornali, chiuso qualche negozio, aperto un supermercato dove ci stava un grande magazzino. Il tempo porta mutamenti, porta novità, e porta via con sé.

Ho ricamminato sulla strada di allora e mi sono costretto a non entrare in alcuni luoghi. Ho rivissuto ed allo stesso tempo un po’ accettato, ma solo un po’. Credo che non accetterò mai del tutto.
I contrattempi, gli impegni, i fastidi e gli appuntamenti mi distraggono. Persino la burocrazia, in questo senso, è una cura. La burocrazia distrae dalla vita che scorre, crea sovrastrutture fittizie senza le quali saremmo tutti più soli. Forse qualcuno l’ha inventata a questo scopo, come la musica nei punti vendita, come le fiction tv, i romanzi seriali, i finti rivoluzionari politici, i mi piace sui social, i gattini e le raccolte virtuali di firme. Sarebbe meglio ascoltare il vento che muove le ultime foglie, veder scorrere il torrente, guardare gli occhi di qualcuno che ci ascolta o ascoltare qualcuno mentre ci guarda gli occhi, sarebbe meglio non raccontare ma fare, e poi non dir nulla, soddisfatti.
Sulla strada di allora un po’ ti cercavo, è evidente, ed ora te lo dico prima di allontanarmi ancora per qualche giorno. 
Viviamo un po’ qui ed un po’ là. Ed anche questo mi aiuta.

P.S. – Sono entrato in un palazzo dove non siamo mai entrati.

                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

So benissimo cosa significa avere una speranza




Quando il sole si alza e fa allontanare la notte sembra che il peggio sia passato; la mente cerca la sua salvezza nella luce, nella vita che riprende le attività diurne.
Le paure non sono sconfitte però, solo rimandate per qualche ora dentro i loro rifugi dai quali spero che ne escano indebolite, un po’ sconfitte e ridotte di numero quando di nuovo metteranno fuori la testa.
Certe notti sono lunghissime, altre trascorrono veloci, e non ho ancora capito cosa le acceleri o le rallenti, o meglio, ne ho solo il sospetto ma non la certezza.

Io vedo i segni, li vedo quasi tutti, ed a volte non li cerco per non soffrire, ma so dove potrei trovarne altri. Li lascio a riposare, spero restino a lungo, per sempre.
So che altri segni mi sono nascosti, negati per ora, ma che alcuni mi verranno svelati occasionalmente, improvvisamente, inaspettatamente. Una strada, un viaggio, anche se breve, una foto, qualche parola, una persona amica, una passione o un dolore. E sopra tutto il sole che porta luce e calore.

Ottimismo, anche nella fatica. Sorriso, anche nel dolore. Forza, anche contro la facile resa. Se oggi il sole si è alzato qualche cosa può nascere di nuovo, e molto potrà restare vivo. Sono giorni strani, questi, ma tutti i giorni lo sono, ognuno è strano a modo suo, ognuno è diverso e nuovo, mai vissuto prima.
Oggi qualcuno sparirà, è destino che avvenga, ed è necessario affinché arrivi il nuovo, in un avvicendamento e un passaggio di consegne.

Un augurio a tutti quelli che cercano risposte quindi, e la speranza che alcuni desideri siano esauditi. So benissimo cosa significa avere una speranza.

                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

domenica 29 ottobre 2017

pregherei, se servisse




Pregherei, se servisse, se ci credessi, se potesse esserti utile.  
Pregherei anche se questo potrebbe andare contro quanto ho pensato per tanti anni.
Nessun problema a contraddirmi se ti portasse vantaggio.
Non mi preoccuperei nel modo più assoluto di dignità o di coerenza.
Affronterei senza farmene un problema le critiche di qualcuno e non avrei timore di essere giudicato pazzo.
Non parlo da solo, ma parlo con te.
La ragione vacilla ma per distrazione so ancora scrivere testi coerenti su temi che contano poco di fronte a ciò che per me ha importanza.
La ragione resiste e non si fa intimorire da logiche contrarie.
Non posso mutare nulla, ma posso ancora decidere per me.

Tu in questi giorni ti distrai, ne son certo, e sorridi. È la tua prima volta, e non hai mai visto tanto movimento attorno. Chissà cosa credono di fare, la maggioranza di loro, venendo una volta all’anno, portando un fiore e cercando di farsi perdonare i tanti giorni di oblio. Ma tu sorridi, questo genere di comportamenti lo hai sempre osservato con molta divertita indulgenza.  E a te piaceva rispettare le tradizioni, quasi tutte almeno, tranne questa.
Per fortuna, come sai già, io nel momento centrale non ci sarò. Sarai felice sapendo che non rispetterò quella consuetudine che neppure a te interessava seguire, e sono certo che un po’ farai il paragone con altri appuntamenti cruciali ai quali son mancato per il mio stupido tempismo al contrario.

                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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