mercoledì 20 settembre 2017

NO!




Ti devo contraddire. Sbagli. Quello che hai fatto è servito, magari non a cambiarmi del tutto in meglio, quello è impossibile, impresa titanica, ma è servito. Mi hai dato lezioni una dopo l’altra, anche quando sembravo io il più furbo tra i due, ma solo perché tu me lo permettevi, e qualche volta perdevi pure la pazienza, giustamente. Hai ragione sul fatto che quando potevi mi hai protetto dal tuo dolore e dalla tua paura, anche quando questi diventavano sempre più probabilità serie ed infine quasi certezze. Il quasi è dovuto. Il quasi è semplicemente legato alla nostra condizione umana, che sino ad un minuto prima della fine pensa ancora al futuro, vive ancora nel futuro.

Mi riservo il diritto di piangere. Ne ho mille motivi e ne scopro di nuovi ogni giorno. Ne ho pure da parte una riserva per il tempo che verrà. Non so vivere con leggerezza, neppure se mi impegno. Posso vivere in modo spensierato, o almeno ci riuscivo. Posso essere allegro e divertente, quando mi ci metto ed ho l’ispirazione giusta, ma ci riuscivo meglio molti mesi fa. Recentemente mi viene meno naturale. A volte mi arrabbio con qualcuno anche solo per semplici parole che mi vengono rivolte in modo innocente, discorsivo, per nulla offensivo. Ricordo che mi sono arrabbiato quando una persona mi ha detto che sono vedovo e sono ancora giovane. Io non mi sento vedovo, e giovane non lo sono più da anni. Con un amico mi sono arrabbiato quando mi ha detto che devo staccare, devo viaggiare e distrarmi. Ma porca miseria, per non dire di peggio, e perché dovrei staccare? E viaggiare per andare dove, senza di te? E poi con che soldi? Viaggiare costa, ed ora ho spese perché vorrei mantenere ancora alcune possibilità che avevo un tempo, quindi non ho la disponibilità di denaro necessaria se non facendo rinunce in altri campi che per me sono importanti. Inoltre il futuro è incerto, per molti aspetti, quindi non posso andare dove, non nego, andrei pure volentieri. Ma quell’amico le sa queste cose? Io non l’ho più sentito da quando mi ha fatto quel discorso. Evidentemente non gli interessa molto aiutarmi, visto che non ha più chiamato neppure lui. Grazie, fa lo stesso. E poi cosa significa aiutarmi? Non mi deve nulla, sono io che devo aiutare me stesso, come sempre. Anche una persona che mi capita ogni tanto di incontrare, dove vivo, a volte mi chiede come mai non mi faccio vivo. Ed io penso che sono andato a casa sua, a trovarla, e poi ci si incontra ogni tanto. Fatti viva pure tu, se ti interessa. Invitami tu a casa una volta, come io ho già fatto. Vabbè. Scusa lo sfogo. Ma era per farti capire che io vivo il mio presente con te. Tu non sei il passato, non puoi diventarlo, non te lo permetto.

Io poi so calcolare benissimo, non prendere per altruismo quello che non lo è. Io non provo pietà nel senso che attribuisco io alla parola, e se la provo mi spiace molto per i destinatari di questo mio sentimento. Io provo empatia. Quello che mi sento di fare, di dire o di regalare è ciò che mi fa piacere, solo questo. Se sono costretto per dovere la cosa assume un contorno del tutto diverso. Io devo essere libero di fare ciò che faccio, e non per dovere o per pietà. Quindi io amo le sfide, ma in questo senso, come ti ho appena spiegato. Tu poi mi hai lasciato libero in una maniera della quale non ti sarò mai grato a sufficienza. Mi hai permesso di essere quello che sono.
Se piango quindi è perché so che lo voglio fare, non perché te lo devo. E sui cimiteri l’abbiamo sempre pensata in modo diverso, ma questa non è una novità, ed io quel cancello continuo a varcarlo molto ma molto spesso.
Quindi ecco perché ti dico NO! Io vado avanti, non intendo fermarmi, spero di mantenere il desiderio di farlo, ma non penso neppure lontanamente a sostituirti, o tantomeno a metterti da parte. Accetto la solitudine se questo è il prezzo della mia scelta, ma non la cerco come tale. Spero di evitarla invece, trovando una mia via per riuscirci, con buona pace sia dei consigli che mi fai arrivare tu, che so per certo provenire dal cuore, sia dei consigli di qualcuno che forse mi pensa diverso. Bene. Io resto a vedere cosa succede, perché le cose succedono. E intanto tu non te ne vai. Non sei curiosa di vedere come andrà a finire?

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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