giovedì 17 agosto 2017

sogni




Ricordo un corridoio, familiare ma non del tutto, illuminato malgrado l’ora notturna. Una sala, con un divano, grande, dove ho pensato di mettermi a dormire. E le porte chiuse delle stanze dove sapevo che stavano mia nonna, e mia madre. Un appartamento più lussuoso rispetto a quelli dove ho veramente vissuto, eppure ho creduto di essere a casa mia, nel presente, pur se proiettato in un momento ormai finito da tempo, da molti, molti anni. La mia età nel sogno non riesco a definirla, confusa tra passato irreale e presente reale. Ho sentito vive persone che ormai non ci sono più, pronte ad aiutarmi alla mia semplice richiesta. Ma ho scordato di chiedere loro aiuto, quando sognavo e potevo farlo. Ora che mi sono svegliato quella magia si è sospesa, non posso più, mi blocca in parte la ragione ed in parte la sensazione che sarebbe forse inutile. Malgrado questo ogni tanto, anche prima del sogno che ho descritto, mi capita di chiederlo.

Tra realtà dura ed irrealtà consolatoria sono arrivato intanto ad un altro giorno del mese che mi riporta a quella data maledetta, la data di oggi. Sono 8 mesi che manchi, che mi manchi. Non manchi solo a me, ma questo non mi consola, fa solo montare la rabbia perché non doveva andare così.
So che io non conto nulla, che le mie idee magari sono pure sbagliate e forse è stato giusto, non lo so. Il fatto è che non lo accetto ancora. Controllo i sensi di colpa, quasi del tutto spariti se non per cose oggettive che ora però vedo con più indulgenza nei miei confronti. Accetto anche come naturali molte mie emozioni, sensazioni, reazioni… Sono naturali ma non piacevoli. Le giudico condivise ma non per questo più sostenibili. E distrarsi serve a poco. Fuggire altrove rimanda solo quello che proverò al rientro. E anche altrove sento il bisogno di te, quello non mi manca mai. Malgrado fiumi di parole, di consigli, di interventi e di tentativi di superare. Già, superare. Ma superare cosa? Non mi interessa superare. Lo penso e l’ho detto e l’ho scritto: non voglio farlo. So che non potrei neppure se volessi, ma ci aggiungo anche la mia volontà.
Tu potresti chiedermi se tutto questo lo devo a te o lo devo a me, ed a volte pure io mi chiedo a cosa serve, a chi è utile. Credo sia utile ad entrambi. Prima di tutto a me, per non sentirmi un verme. E subito dopo, ma non è detto che tu venga dopo, a te. Tu non meriti oblio, non tanto presto almeno, non sino a quando qualcuno che ti ha conosciuta camminerà dove tu hai vissuto, vedrà quello che hai visto, sentirà ancora le tue parole e ripenserà ai tuoi sogni. 
 

Qui abbiamo camminato assieme‎, domenica ‎8 ‎luglio ‎2007, ed io ci sono tornato nella primavera di quest’anno.  Ciao, Viz


                                                                      

                                                                                Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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