venerdì 28 luglio 2017

Sardigna


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Durante la vendemmia ritornano.
Dal continente, verso la fine dell’estate, chi era andato via per cercare lavoro sente il richiamo della sua isola, per la sua terra. Molti vi hanno lasciato il cuore, gli amici, la loro vita giovanile. Alcuni hanno conservato una vecchia casa, magari in un paese solo sfiorato dal turismo, e quando sono arrivati non vorrebbero più tornare ancora via. Hanno il traghetto prenotato ma resterebbero, se potessero.

Case di fate e di streghe, tombe di giganti, nuraghi nascosti, rocce scolpite dal vento e dal silenzio. Il silenzio rotto dal vento che soffia a volte per giorni e modella anche il carattere. E poi la netta separazione tra chi appartiene all’isola, o al luogo particolare, e chi è estraneo, venuto da fuori, e che quasi sempre resta fuori, anche se vicino. Parte del sangue di nostro figlio è sardo ma lui non è mai andato a Castelsardo o a Santa Vittoria, non ha visto le spiagge nella zona di Oristano, gli è sconosciuta l’accoglienza che solo i sardi riservano a chi ritorna e si fa riconoscere.

Pure io la conosco troppo poco, e difficilmente vi tornerò, ma una parte della mia memoria è occupata da quella terra dove non sono nato e dove non sei nata neppure tu, ma alla quale eri legata molto più di me. Non mi sentirei straniero se vi andassi, ma non ne ho più il coraggio. Forse ci saremmo potuti andare assieme, un giorno, se la vita non ti fosse stata rubata. In queste condizioni no. Vedrò luoghi nuovi, credo, ma non rivedrò quelli. Del resto molti di coloro che ci accolsero allora ormai non ci sono più. Il tempo non ha alcuna pietà dei nostri desideri e di quanto ameremmo non perdere mai. È pietoso solo nel farci dimenticare a volte la felicità perduta oppure i dolori vissuti, coprendo di foschia il rimpianto e trasformandolo in nostalgia e malinconia. Oltre non può fare, e chi resta dovrà fare la sua parte.

Scavando ritrovo quel vino forte, che mi lasciava ubriaco per ore anche dopo un solo bicchiere, quell’olio dal sapore unico, una spiaggia lunghissima e quasi deserta, una nevicata a marzo, una traversata col mare mosso, i cestini, i tappeti, i dolci e i formaggi. E poi quell’abitudine di vivere accanto al mare e di non consumare pesce, di non versare mai l’acqua ed il vino con un movimento sbagliato della mano, e i carciofi di Baingio, e tu che bevi Vermentino.

Ricordi gli asfodeli? Forse a quelli mi sono ispirato quando scelsi un nome, anche se a lungo non lo avevo realizzato.
Tutto il resto, quello che mi resta e non vedo, lo scaverò di tanto in tanto per riportarlo alla luce ed io mi adatterò a riviverlo di riflesso, come se fossi uno specchio, senza aggiungervi nulla di mio ma rimanendo soddisfatto ed orgoglioso di questo regalo avuto dalla vita.
                                                                       Ciao, Viz


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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