domenica 11 giugno 2017

castelli di sabbia




Se potessi applicare alla lettera una frase rubata da un film e forse non capita nel suo significato profondo potrei pensare che tu ora sei qui, accanto a me, mentre scrivo, oppure, come facevi sempre, stai leggendo al piano sotto distesa sul letto un romanzo che ti avevo comprato di mia iniziativa o che tu mi avevi commissionato. Mi piaceva regalarti libri.
Ora credo che alcune librerie si siano accorte della tua assenza forzata da questo presente. Le librerie non hanno davanti a loro i tempi filosofici o teologici, ma quelli umani della chiusura dei conti. Io compro ancora libri, ma molto, molto meno. Prima di tutto non sono sufficientemente concentrato per leggere e mi bastano poche righe per crollare addormentato. Secondariamente ne ho accumulato una tale mole (che neppure tu hai fatto in tempo a leggere in questo presente) che io ne avrò per le prossime dieci vite, se le avrò.

Intendo leggere i troppi classici che da ignorante non conosco. Intendo leggere quelli che avevi letto tu. Intendo leggere quasi tutto, con alcune eccezioni. Niente testi che facciano riaffiorare inutilmente il dolore, nascosto dietro l’angolo e pronto a manifestarsi, niente violenze gratuite, niente finali scontati, niente grandi nomi che hanno esaurito la loro spinta creativa e vendono solo grazie alla fama degli anni andati ripetendo gli stessi schemi. 

Io recentemente cerco libri di risposte, ma mi hanno detto in molti che questi non esistono, non li hanno ancora stampati e neppure scritti a mano.

In questo tempo che mi piace pensare sia vero tu sei qui insomma, magari sei pure più giovane, e anch’io rischio quasi di essere bello, come non sono mai stato. Questo tempo magico non ci ha ingiuriati ma ci ha preservati e resi felici per sempre, come forse allora neppure capivamo di essere. Tra cento anni del resto cambierà poco di tutto questo, esattamente come cento anni fa.

Nulla scorre, malgrado le leggi fisiche dicano cose ben diverse, ed io credo sempre meno nell’infallibilità del metodo galileiano, fondamento di un’intera vita di lavoro. La sequenza meccanica delle osservazioni, dei passaggi e delle prove ripetute si arrende di fronte all’umanità che urla e vuole risposte.

Se ora mi dicessero di firmare che la Terra è una pizza come in un fumetto di Asterix e, subito dopo, tu mi chiamassi di sotto perché hai bisogno ed io trascorro troppo tempo al computer lo farei. Cedo la mia coerenza ed il residuo di dignità per un castello di sabbia costruito sulla spiaggia di Ulcinj con te.

Ciao, Viz.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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